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L’estate in cui il basket italiano ha scoperto di avere un futuro, tra Mannion e Banchero

Il 4 luglio 2021 la Nazionale italiana di basket espugna Belgrado e scopriamo di avere atleti di alto livello: Fontecchio, Tonut, Mannion. Aspettando quello che è forse il più forte di tutti, Paolo Banchero.
A cura di Jvan Sica
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Dobbiamo essere onesti fino in fondo, tanto non c’è da provare vergogna. Quando il 4 luglio 2021, alle 20.30 di una giornata caldissima, la nostra Nazionale di basket scende in campo alla Aleksandar Nikolić Hall di Belgrado davanti a 3728 spettatori contro i padroni di casa serbi , il più ottimista fra noi immaginava una sconfitta onorevole e i complimenti dei serbi che andavano serenamente alle Olimpiadi di Tokyo.

Una prova difensiva e soprattutto offensiva spettacolare invece ci fanno espugnare una delle arene più “complicate” al mondo, battere la squadra di Teodosic, Micic e Marjanovic e superare il preolimpico. Non ci sembra vero, siamo noi ad andare a Tokyo. In questa circostanza gloriosa, gli addetti ai lavori danno un valore molto diverso, così come i poco appassionati scoprono per la prima volta giocatori nella nebbia indistinta del “vorrei ma non posso” che accompagnava da anni la nostra squadra. L’MVP del torneo è stato senza ombra di dubbio Achille Polonara, in eccezionale forma soprattutto da tre, ma anche Nicolò Melli, Simone Fontecchio e Stefano Tonut hanno giocato tre partite (le prime due di qualificazione alla finale contro Puerto Rico e Repubblica Dominicana) capaci di far innamorare talent scout e tifosi da casa. Abbiamo poi visto con la maglia azzurra la scelta dei Golden State Warriors all’ultimo draft, Nico Mannion, vera scheggia impazzita, capace di instupidire la difesa serba e autore di 24 punti decisivi nel finale.

Con una squadra sull’onda emozionale della grande impresa andiamo a Tokyo senza pensieri, con il sorriso di chi ha fatto saltare inavvertitamente il banco e anche in questo caso con pochissime chances di poter fare troppo bene. Meo Sacchetti è il padre tecnico ed emotivo di una squadra che lo segue con grande fiducia e quando chiama Danilo Gallinari al posto di Awudu Abass, meraviglioso è il senso di squadra che ha in un certo senso permesso questo cambio, ma anche la reazione signorile dell’alla della Virtus Bologna.

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Prendiamo un girone ostico, ma non esagerato per le nostre possibilità attuali come quello in cui capitano Slovenia, Spagna e Argentina. La prima è contro la Germania che non ha Dennis Schroder, il quale aveva dato disponibilità al tecnico Henrik Rodl, che però non lo ha preso in considerazione. Soffriamo per tutta la partita contro una squadra che non molla e trova buone percentuali al tiro da tre, ma riusciamo ancora una volta a superare questo ostacolo, vincendo 92-82, con 20 punti di un Fontecchio enorme anche in difesa.

La seconda sfida è contro la squadra più forte del girone, l’Australia di Patty Mills, Joe Ingles, Matisse Thybulle, tutta gente che in NBA non fa la comparsa. Anche questa volta lottiamo fino all’ultimo secondo ma perdiamo 86-83. A proposito di NBA, l’ultima del girone è contro la Nigeria, una squadra che ha 8 giocatori NBA su 12 convocati. Pensavamo fosse stata durissima, anche perché noi abbiamo grande cuore, ma poca fisicità e i nigeriani invece strabordano da quel punto di vista. Meo Sacchetti però gliela incarta a dovere, loro ci capiscono poco e niente fin dal primo minuto con cinque azzurri in doppia cifra di punti per l’80-71 finale.

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Una squadra arrivata quasi per caso al preolimpico assassino di Belgrado, è qualificata per i quarti di finale delle Olimpiadi. Se ce lo avessero detto cinque giorni prima di quel 4 luglio, avremmo riso di pancia e di gusto. 3 agosto 2021, un mese dopo la finale di Belgrado, giochiamo l’ennesima partita più importante dell’anno e, guardando al passato prossimo della nostra Nazionale, del decennio. La Francia è una squadra sulla carta per noi ingiocabile: Thomas Heurtel e Nando de Colo in regia, Evan Fournier e Nicolas Batum bocche da fuoco, Rudy Gobert a dominare l’area. Siamo inferiori in ogni sfida singola e su tutti i fronti, fisicamente in primo luogo. Anche in questo caso facciamo sudare i transalpini fino all’ultimo minuto e usciamo di scena tra gli sberleffi di paura di Gobert e gli applausi degli addetti ai lavori presenti a Tokyo.

Siamo una squadra vera, ma soprattutto futuribile, con sei atleti nati dopo il 1993. E non è finita qui. Da anni si parla di un certo Paolo Banchero, classe 2002, che dalla High School “O'Dea” di Seattle è passato a Duke, college guidato dal mito Mike Krzyzewski per uno dei programmi universitari di basket migliori del Paese.

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In questo momento Banchero sta facendo faville in NCAA, ha il passaporto italiano, si parla di lui come scelta numero 1 o al massimo numero 2 del prossimo draft ed è un big, da capire poi dove e come far giocare, che a noi serve come l’aria. Se mettiamo tutte queste cose insieme…

La Nazionale e il suo futuro ha fagocitato un po’ tutte le storie di quest’anno di basket, anche se è successo molto altro. Il campionato italiano è stato vinto dalla Virtus Bologna che ha letteralmente stracciato la grande favorita, l’Olimpia Milano in sole quattro partite. Ettore Messina, coach di Milano, ha spiegato la sconfitta anche per il grande impegno fisico e mentale per arrivare alla Final Four di Eurolega, dove Milano mancava da 29 anni. Per arrivarci ha dovuto prima battere il Bayern Monaco di Andrea Trinchieri in 5 durissime partite, per poi perdere solo allo scadere contro il Barcellona in semifinale. Il movimento invece che sembra aver fatto un passo indietro quest’anno è stato il basket femminile. La Nazionale è uscita agli ottavi di finale contro un’abbordabile Svezia, che ci ha battuti senza appello 64-46, così come poco ha contato la nostra rappresentante in EuroLeague, la Beretta Famila Schio, terza nel suo girone. Pochi anni fa il movimento femminile sembrava dovesse esplodere fragorosamente, ma abbiamo frenato troppo presto. Nel 2022 c’è bisogno di accelerare.

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