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I Denver Nuggets sono gli anti-Lakers: una vera contender NBA

Con l’aggiunta di Aaron Gordon i Denver Nuggets sembrano aver scalato l’ultimo gradino per dichiararsi definitivamente contender. Con uno dei migliori attacchi della lega, il candidato MVP numero uno e una difesa che grazie all’ex Orlando Magic ha fatto un ulteriore passo in avanti, sognare è possibile. Sono loro gli anti-Lakers?
A cura di Luca Mazzella
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Partiamo con una precisazione: una squadra che arriva dalla Finale di Conference, penultimo scalino prima delle Finals che determinano la vincitrice NBA, e che per giunta riesce per due volte a ribaltare una serie al meglio delle sette partite in cui si trova sotto 3-1 (contro Utah e contro i Los Angeles Clippers), era evidentemente da annoverare a priori tra le contender ai nastri di partenza della stagione. Eppure, i Denver Nuggets di Nikola Jokic di inizio anno avevano sollevato diversi dubbi sulla tenuta di una squadra che, complice la scelta di quello che era stato il giocatore-sorpresa ai Playoffs, Jerami Grant, ha fatto tanta fatica rischiando nei primi mesi di restare ingabbiata nella lotta per una posizione al torneo play-in e che invece, dopo l'ultima vittoria contro i Clippers (4a consecutiva e ottava nelle ultime dieci) ha addirittura agganciato i Los Angeles Lakers al quarto posto della Western Conference. Il successo contro Kawhi Leonard e compagni può rappresentare una sorta di spartiacque nonché una evidente manifestazione di intenti di un roster che, dopo la recente aggiunta dell'ex Orlando Magic Aaron Gordon, può e deve porsi obiettivi importanti.

A "Statement Victory"

In America una partita come quella contro i Clippers la definirebbero esattamente così: statement victory. Una dichiarazione di intenti. In casa di una delle favorite a spuntarla ad Ovest, contro una delle migliori difese NBA, mostrando un attacco che, dalle sapienti mani del loro leader Nikola Jokic ha oggi aggiunto con Gordon quel tassello mancante che non solo va a rimpiazzare lo spot rimasto troppi mesi vacante e che era occupato da Jerami Grant,  ma che migliora e in modo notevole le soluzioni a disposizione di un gruppo che oggi può permettersi un quintetto di stazza (con contemporaneamente in campo il serbo, l'ex Orlando e Michael Porter Jr) che nei minuti visti finora (nelle 3 partite post-trade il quintetto-tipo ha giocato 64 minuti totali con un plus/minus di +48) ha impressionato.

Gordon non rappresenta semplicemente un "rollante" migliore di Grant, ma anche un difensore più efficace,  capace di mandare nel pallone addirittura Kawhi Leonard. In più, sgravato dei compiti offensivi richiesti in Florida dove il livello del roster imponeva un ruolo da protagonista palla in mano, si sta dimostrando il perfetto complemento dietro Jokic e Murray, un terzo violino extralusso che divide il ruolo con l'altro talento emergente Michael Porter Jr, rinato nel mese di marzo e con ancora tanto margine di miglioramento.

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Due dubbi: la tenuta fisica di Jokic e la difesa sugli esterni

Per anni, uno dei pochi aspetti nei quali un giocatore delizioso come Nikola Jokic è stato attaccato e preso di mira da ogni fronte è stata la tenuta fisica del centro. Presentandosi sistematicamente ad ogni training camp con diversi chili in sovrappeso, lo sforzo extra richiesto al suo corpo all'inizio delle ultime stagioni per entrare in forma e recuperare una forma accettabile è sempre stato pagato a duro prezzo ai Playoffs, dove i diversi mesi di fatica hanno poi presentato il conto. La totale assenza di una off-season ha fatto però in modo, quest'anno, che la versione 2020-21 di Jokic fosse praticamente la medesima ammirata poche settimane prima, tirata a lucido e senza il tempo materiale per ricaricarsi… in tutti i sensi. La mobilità difensiva, seppur ancora deficitaria, è sensibilmente migliorata e il centellinare le penetrazioni al ferro sembra una semplice scelta conservativa in vista dei Playoffs.

Ogni fortuna di Denver passerà necessariamente dalla sua lucidità nei momenti che contano e dalla difesa perimetrale visto che, con la cessione dello specialista Gary Harris, la squadra appare leggermente corta sugli esterni con Barton, Campazzo e Dozier ad alternarsi nello spot di compagno di reparto di Jamal Murray. Avendo identificato in LeBron James ed Anthony Davis le minacce principali sulla strada che porta alle Finals, la dirigenza ha fatto una scelta di centimetri e peso puntando su giocatori in grado di fronteggiare o almeno arginare le due stelle dei Lakers e perdendo inevitabilmente qualcosa nei match-up contro le guardie che restano tuttavia molto meno temibili. In ogni caso, sulle montagne del Colorado si sogna in grande e mai come stavolta ci sono tutti i presupposti per farlo.

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