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Con questo Paul George i Clippers sognano l’anello NBA

Reduci dalla delusione dei Playoffs nella bolla di Orlando, i Los Angeles Clippers hanno cambiato coach e diversi tasselli a roster, puntando sempre e comunque su un leader di nome Kawhi Leonard che però mai come oggi non è più solo. Dopo una serie di problemi fisici che ne hanno condizionato il rendimento e minato la serenità, Paul George è tornato.
A cura di Luca Mazzella
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Nella Western Conference in cerca di serie rivali per i campioni NBA in carica dei Los Angeles Lakers, complice anche l'infortunio di Jamal Murray che rischia di estromettere con largo anticipo i Denver Nuggets dalle potenziali contender, c'è una squadra della quale si sta parlando poco a dispetto di un ottimo rendimento. Sono proprio i Los Angeles Clippers, "cugini" dei giallo-viola, la maggior accreditata a infastidire le cavalcata che secondi molti si preannuncia trionfale per LeBron James e Anthony Davis. E in questa rinnovata credibilità della squadra che in estate ha sostituito Doc Rivers per far posto in panchina all'ex Cavs Tyronn Lue, un ruolo di assoluto protagonista lo sta recitando Paul George. Il numero 24, reduce da Playoffs a dir poco disastrosi, sembra aver lasciato alle spalle problemi fisici, da una parte, e irrequietezza e mancanza di serenità che per sua stessa ammissione lo avevano condizionato in quel di Orlando, dall'altra. Il risultato è una stagione tra le migliori mai avute dal numero 13, fondamentale all'interno di un gruppo che sta giocando un basket tremendamente efficiente.

On fire

Nelle ultime 4 vittorie dei Clippers, in striscia aperta di 6 w consecutive, Paul George ha segnato rispettivamente 36, 33, 32 e 36 punti, tirando sempre con ottime percentuali dal campo (55%), dall'arco (60%) e ai liberi (100%), numeri che più in generale si inseriscono in una stagione che per statistiche vede PG viaggiare alla terza miglior media punti in carriera e con le migliori percentuali di realizzazione da quando è in NBA. Alle quali sta aggiungendo 5.5 assist a sera, anche in questo suo miglior risultato personale figlio di un maggiore coinvolgimento offensivo da handler secondario in grado di ovviare alla storiCa lacuna di questi Clippers, lo spot di point-guard, solo recentemente colmato con l'acquisizione di Rajon Rondo dagli Atlanta Hawks. Un crescendo di rendimento che, appena 2 giorni fa, gli ha consentito di portare a casa il premio di difensore della settimana della Western Conference, e che lo stesso giocatore ammette arrivare da un drastico cambio di mentalità, lontano dagli alibi per i frequenti infortuni subiti negli scorsi mesi.

Questi Clippers sono da titolo?

Grazie a una squadra più lunga dello scorso anno, con il solito Kawhi Leonard e le aggiunte di Serge Ibaka, Nicolas Batum e per ultimo Rajon Rondo, a portare i Clippers alla dimensione contender può essere proprio Paul George, clamorosamente mancato nella scorsa post-season ma ingranaggio ad oggi fondamentale di quello che è il miglior attacco – numeri alla mano – della storia NBA (offensive rating di 118.8, punti ogni 100 possessi), oltre che ovviamente il primo della lega. Il match-up contro i Lakers appare proibitivo anche per l'assenza di un difensore capace di arginare lo strapotere fisico e tecnico di Anthony Davis, ma non considerare oggi la squadra di Lue tra le primissime candidate per impensierirli sarebbe un clamoroso errore. Sottovalutarli alla luce delle cocente delusione dello scorso anno e prevedere anzitempo l'ennesima disfatta sulla falsariga dell'eliminazione contro i Nuggets di pochi mesi fa vorrebbe dire non considerarne miglioramenti nel roster e nel gioco. E soprattutto, non considerare che tra avere questo Paul George e la copia sbiadita dell'ultima post-season passa tutta la differenza del mondo.

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