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Anthony Davis è tornato, i Los Angeles Lakers battono i Bucks e vedono la luce

L’esplosione del lungo, nell’ultimo mese vicino ai livello mostruosi visti nella bolla di Orlando, sta cambiando stagione e prospettive dei gialloviola.
A cura di Luca Mazzella
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Potrebbe essere scattato davvero qualcosa nei Los Angeles Lakers. La squadra tecnicamente assemblata tra mille dubbi sin dallo scorso anno – con la sanguinosa trade Westbrook e le tante firme di giocatori disfunzionali e praticamente a fine carriera – e stravolta in estate con tanto di nuova guida tecnica, vista la nomina a head coach dell'ex assistente dei Milwaukee Bucks ed esordiente su una panchina NBA Darvin Ham, sta vivendo un esaltante momento con 7 vittorie nelle ultime 10 partite.

In particolare, è il successo della notte ad essere particolarmente significativo, essendo arrivato contro i Milwaukee Bucks del fenomeno Giannis Antetokounmpo, ulteriormente temibili per l'occasione visto il rientro di Khris Middleton. Una vittoria contro una contender che sembra improvvisamente riportare un minimo di ottimismo in casa giallo-viola, dopo un inizio disastroso e un inversione del trend negativo arrivata anche grazie a un calendario benevolo che aveva infatti ridimensionato e di molto i successi delle ultime settimane, dal momento che tra i San Antonio Spurs a quota 10 sconfitta in fila affrontati 3 volte, i Detroit Pistons nei bassifondi della Eastern Conference, i Trail Blazer privi di Dame Lillard e i Brooklyn Nets con un roster rimaneggiato e l'infortunio di Nic Claxton a gara in corso, gli avversari incontrati lungo il percorso si erano rivelati tutto tranne che irresistibili.

E per quanto le cadute contro Phoenix Suns e soprattutto Indiana Pacers (sulla sirena) avevano fatto tornare coi piedi per terra anche i più ottimisti dei tifosi, il 133-129 in casa di The Greek Freak e soci deve necessariamente imporre qualche riflessione sui miglioramenti di questa squadra.

Una squadra che con una serie di accorgimenti cercati dallo staff tecnico – vedi declassamento di Russell Westbrook a sesto uomo di lusso per dividere i suoi minuti da quelli di James – ed altri imposti da circostanze fortuite come il problema fisico proprio di LeBron James e la squalifica di Patrick Beverley dopo la sfida contro i Suns, oggi appare decisamente molto più quadrata della versione iniziale e soprattutto di quella della scorsa stagione.

Con dei gregari ben definiti, su tutti un Austin Reaves sempre più continuo e un Lonnie Walker i cui miglioramenti dall'arco hanno aiutato e non poco nella ricerca delle migliori spaziature,  senza dimenticare la fisicità di Gabriel e Bryant, ma soprattutto con la definitiva esplosione, o sarebbe il caso di dire ri-esplosione, di Anthony Davis. L'assenza forzata di James e il ruolo di leader della second-unit di Westbrook ha infatti consentito al Monociglio di prendere le redini del gioco della squadra per qualche partita, e agevolato dal livello non irresistibile delle difese incontrate nonché da una continuità fisica raramente vista nelle ultime due stagioni, il numero 3 ha inanellato una serie di prestazioni dominanti sulle due metà campo sintomatiche di una rinnovata fiducia e di un momento anche psicologico di autostima ai massimi livelli.

Davis ha finalmente alzato il tasso fisico del suo gioco, abbracciato l'idea di giocare spesso e volentieri da centro e non da ala grande, sposato in pieno il ruolo di rim-protector e cosa più importante è tornato a puntare con forza il ferro nella metà campo offensiva, rimettendo nel suo arsenale l'aggressività e la pressione in area che sembravano essergli stati letteralmente sottratti nell'ultimo anno come i Monstars rubarono il talento ai giocatori NBA nel famosissimo film Space Jam.

Il Davis attuale è infatti tremendamente vicino al suo miglior basket di sempre, visto il contesto, e di certo sta vivendo il momento più positivo da quando lasciata NOLA ha sposato la causa Lakers, risultando decisivo per l'anello del 2020 ma mai più tornato ai medesimi livelli. Nelle ultime 8 sfide, AD viaggia a 32.9 punti, 15.4 rimbalzi, 2.9 stoppate, con il 63.0% dal campo, il 37.5% da tre e l'86.7% ai liberi: si tratta della striscia di 8 partite coi migliori numeri da quando in California. Uno stato di forma al quale aggiungendo il ritorno di James dall'infortunio (20/40 dall'arco dal rientro), con evidenti minori compiti offensivi, e la nuova vita di Russell Westbrook da energizzante dalla panchina (contro Milwaukee 15 punti, 7 rimbalzi e 11 assist) , si ottiene il peso attuale di questi Lakers, che con 87 punti dei Big 3 (e 0 palle perse, dato incredibile) sono riusciti anche a fare la voce grossa contro una Milwaukee come sempre trascinata da Giannis Antetokounmpo, che con 40 punti e giocate spettacolari sui due lati del campo ha resistito fino ai secondi finali salvo capitolare sul più bello.

Ne è uscita forse la sfida più divertente dei primi 2 mesi di stagione regolare NBA, combattuta fino alla fine e coi protagonisti più attesi al meglio della forma. Ma soprattutto ne sono usciti con nuove convinzioni i Los Angeles Lakers, che ora possono ragionare con maggiore lucidità sulle possibili mosse da fare sul mercato per non dilapidare entusiasmo e rendimento di Davis.

L'ipotesi dello scambio con gli Indiana Pacers, con Russell Westbrook alla corte di Rick Carlisle e la coppia Buddy Hield-Myles Turner a fare il percorso inverso, resta ad oggi l'ipotesi più funzionale e affascinante per migliorare questo roster, pur rinunciando al redivivo Westbrook e verosimilmente a una o due prime scelte future (2027 e 2029), eppure dai rumors di queste ore ci sono molte più ipotesi al vaglio, sia utilizzando come pedina sempre l'ex Wizards, in un possibile scambio con i Chicago Bulls che vedrebbe coinvolti anche DeMar DeRozan e Nikola Vucevic, sia attingendo invece a diversi assets come il contratto in scadenza di Patrick Beverley e quello di un Kendrick Nunn per ora negativissimo, per arrivare a role players senza però intaccare la chimica nata tra le 3 stelle della squadra.

L'unica certezza è che il momento ultra-positivo non deve far sopravvalutare il livello di un roster con enormi falle da colmare ricorrendo al mercato: se la dirigenza si muoverà con intelligenza e se Anthony Davis si confermerà a livelli MVP per il prosieguo della stagione, le giuste pedine renderebbero i Lakers addirittura una contender. Ipotesi che, rilanciata un mese fa, sarebbe sembrata un'eresia.

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