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Consuelo Mangifesta racconta l’Italvolley: “In diretta c’era tanta paura per quello che avevo visto”

Consuelo Mangifesta, ex campionessa di volley con Matera e la Nazionale, oggi commentatrice tecnica Rai e responsabile relazioni esterne, eventi e comunicazione della Lega Pallavolo Serie A femminile, ha rivissuto gli straordinari momenti della cavalcata mondiale dell’Italia di Velasco: “Tra tensione e paura, vedevo che non riuscivano ad esprimersi al loro massimo e mi dispiaceva. Julio? Un esempio. Senza di lui questa Nazionale avrebbe perso grandissime occasioni”.
A cura di Alessio Pediglieri
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La straordinaria cavalcata della Nazionale femminile di Pallavolo ai Mondiali in Thailandia si è conclusa con la conquista del titolo da rate delle ragazze di Julio Velasco, splendide nell'aver avuto la meglio in semifinale col Brasile e poi in finale contro la Turchia. Un'impresa che ha catapultato l'Italvolley femminile nel firmamento dello sport italiano e internazionale, confermandosi a livelli altissimi dopo il successo in VNL e l'oro olimpico di Parigi. Un'apoteosi che ha trascinato con sé un Paese intero, incollando davanti alla TV milioni di appassionati: "Enorme emozione, ma anche tanta paura", ci confida Consuelo Mangifesta – ex schiacciatrice e oggi commentatrice tecnica Rai delle gare della Nazionale. "L'ho vissuta come fossi in campo, perché non si smette mai di essere atleti".

Una postazione da "privilegiata", da cui Mangifesta ha potuto raccontare l'avventura azzurra in diretta televisiva che ha conquistato gli spettatori, richiamati alla corte di Julio Velasco così com'era già accaduto a Parigi 2024, con ascolti record dell'oro olimpico: "Non nascondo un po' di preoccupazione, perché sapevo che non stavano esprimendo il loro miglior gioco. L'ho vissuta con mille pensieri per la testa, in attesa di capire che cosa avrei dovuto dire, una volta conclusi i set… Tensione a mille"

Consuelo da che cosa nasceva il suo timore di fronte ad una Nazionale che aveva fino a quel momento vinto e convinto?
Sapevo perfettamente che Brasile e Turchia erano in crescendo dopo la VNL. Chi non ha giocato probabilmente non sa ma avevo una preoccupazione incredibile, molto superiore rispetto a quella che avevo provato l'anno scorso durante le Olimpiadi. Sono sincera: non ho visto la migliore Italia e questo mi dispiaceva tantissimo perché sapevo quanto grande era l'attesa e il fatto che non riuscissero ad esprimersi come sapevano nelle due partite decisive. Mi stava dispiacendo molto.

Col Brasile abbiamo sfiorato il crollo, qual è stato il momento di svolta del match?
Sinceramente contro il Brasile non c'è stata una vera chiave di volta, perché nella semifinale noi abbiamo vinto veramente perché ci siamo ficcate dentro due errori loro, semplicemente per quello e non posso dirti che l'Italia ha fatto meglio del Brasile per qualcosa che al quinto set le ha fatte meritare. Sicuramente han tirato fuori davvero l'anima. E questo è difficilissimo da spiegare se non sei stato un atleta. Quando io ho visto quella partita, mi sono ricordata la mia prima Champions quando stavamo perdendo e poi abbiamo vinto con la forza della disperazione. C'è stata perché noi volevamo quella prima Champions [con Matera, stagione 1992-1993, ndr]  e loro volevano questo primo mondiale, quella prima finale mondiale.

E contro la Turchia?
Con la Turchia stava mancando il nostro muro, stavano mancando le nostre centrali perché avevamo comunque una Sylla strepitosa, l'alternanza Antropova-Egonu stava funzionando. Mi dicevo: ‘Se facciamo tre muri alla Vargas o a chi per lei e gli rimettiamo la palla in faccia, lo portiamo a casa questo mondiale'. Poi abbiamo ricominciato a fare la cosa che sappiamo fare meglio: il muro e la difesa.

Stesso pensiero di Julio Velasco in panchina, che ha saputo ridare equilibri e fiducia a tutte le ragazze…
Per me la cosa più bella che ha fatto Velasco nella semifinale e nella finale è stata la gestione delle giovani. La gestione di Nervini e Giovannini è stata perfetta, ha fatto in modo che entrambe non finissero eventualmente nella buca. La gestione della panchina è stata determinante. Ha parlato con tutte le atlete, ha spiegato a tutte quello che da loro avrebbe voluto. Lo ripeto, l'ho avevo detto anche in diretta: tutte sapevano cosa dovevano fare. Julio è convinto delle proprie idee, che spesso e volentieri gli danno ragione e le porta avanti.

Si aspettava tutto ciò dopo il finale negativo della gestione Mazzanti e l'avvento di Velasco?
Lo dico molto francamente: o succedeva subito o non sarebbe mai successo. E Velasco è stata la mossa azzeccata: se non fosse arrivato Velasco, probabilmente queste ragazze avrebbero perso delle grandissime occasioni.

Tornando al campo, cosa risponde a chi aveva sussurrato che l'Italia vinceva perché mancavano avversari degni?
Guarda, io me le sono fatta entrare da un orecchio ed uscire dall'altro perché erano semplici banalità quelle che si stavano scrivendo. Conosco personalmente Gabi, so cosa significa per lei giocare una semifinale e sapevo cosa sarebbe significato per Karakurt, Vargas e Santarelli giocarsi la finale.

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E sul nuovo format del Mondiale, nulla da ridire?
Le critiche giuste si devono rivolgere alla formula, bruttissima. Devo dirlo anch'io perché ci sono state 32 squadre non di livello, che ti costringe a stare in ballo tre settimane: nel girone, che era la parte più semplice, giocavi e avevi quattro giorni di riposo. Quando si è arrivati alla semifinale e alla finale, si è giocata una partita dietro l'altra, proprio follia. Quindi devo dire strutturato male e studiato non per le atlete. È risultato stancante, la formula va rivista.

Oggi tutti festeggiano la VNL, l'oro olimpico, il Mondiale. Ma cosa c'è dietro a queste vittorie?
È frutto di un lavoro che parte veramente da molto lontano, basti guardare ciò che negli ultimi 15 anni Lega e Federazione hanno fatto insieme. Non c'è nessun altro campionato al mondo dove il Club Italia, voluto fortemente da Giulio Velasco, viene accolto nei campionati di Serie A dove ragazze allenate da tecnici federali partecipano ad un campionato di Serie A e si confrontano con giocatrici di altissimo livello, perché il nostro campionato è probabilmente più forte al mondo. Gran parte delle ragazze che ieri avete visto salire sul podio più alto, sono passate dal Club Italia, hanno giocato nel Club Italia, hanno fatto il campionato di Serie A con il Club Italia. Il nostro bacino dal quale attingere sarà sempre buono. Poi ci saranno anni migliori e anni peggiori,  bisognerà avere pazienza perché i cicli cominciano e finiscono.

E quello di "Moki" De Gennaro, il ciclo è concluso?
No, non si ritira, ha già firmato per Conegliano. Quindi un altro anno la vediamo di sicuro, ma non in Nazionale. Certo, ha 38 anni, prima o dopo smetterà ma tutti proveranno a farla continuare in ogni modo… una così la devi clonare.

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