
Il tennis negli ultimi due anni ha travolto l'Italia, letteralmente più che in senso metaforico. La risonanza inattesa di questo sport dovuta al fenomeno Sinner sta ribaltando i parametri della Tv generalista e lo dimostrano i numeri esorbitanti raccolti sul Nove dalla finale maledetta persa da Jannik Sinner contro Carlos Alcaraz.
Oltre agli effetti positivi, la trasformazione di uno sport di nicchia in disciplina pop comporta anche le sue controindicazioni negative. Tra queste, le pesanti critiche rivolte a Barbara Rossi, seconda voce di Eurosport che ieri ha commentato la partita di tennis insieme a Jacopo Lo Monaco. La commentatrice è finita al centro di un'incomprensibile tempesta di attacchi da parte del pubblico sui social, a quanto pare rea di aver riservato un trattamento di favore ad Alcaraz, anziché tifare per Sinner.
Per restituire il senso di quanto accaduto, il sottoscritto nel corso del match ha iniziato una serie inspiegabile di notifiche per commenti negativi di attacco a Barbara Rossi in relazione a un post Instagram dove raccontavo di un'intervista fatta a una nota voce femminile del tennis italiano, che nello specifico era la povera e incolpevole Elena Pero, vittima di uno scambio di persona.
La sensazione è che gli insulti a Barbara Rossi siano del tutto scollegati dalla grammatica del commento nel tennis. Indiscutibilmente la sconfitta di Sinner di ieri fa male, a lui e in relazione al suo percorso ma soffre anche chi, considerandolo un simbolo nazionale e sportivo ripone in lui le speranze di vittoria per identificarsi in essa. Allo stesso tempo, chiunque abbia minima percezione di cosa sia il tennis, dal match di ieri esce con una sensazione di sazietà, soddisfazione, felicità di aver visto una cosa di cui parlerà nei prossimi anni esattamente come ha fatto per gli scontri epici del trio Federer-Nadal-Djokovic.

Se Barbara Rossi ha rimarcato in alcuni passaggi l'incredibile impresa di Alcaraz, il cui valore cresce perché realizzata davanti a un tennista che ha giocato a livelli altissimi, ciò non significa che la commentatrice tenga per il tennista spagnolo, ma che non possa fare a meno di rimarcare, da commentatrice, l'evidenza cui assiste. È un'ovvietà, evidentemente necessaria da chiarire.
La partigianeria non appartiene a questo sport, che viene da una tradizione differente, il tennis non è aprioristicamente sciovinista, forse anche perché la tradizione ha voluto che in Italia per molto tempo non ci siano stati molti italiani per cui tifare. Il racconto sportivo di altre discipline nella Tv generalista nel nostro Paese è stato spesso affetto da un'inclinazione verso il fanatismo, che è probabilmente figlia della convinzione distorta per la quale il seguito di uno sport richieda necessariamente un patriottismo esasperato affinché funzioni. Una convinzione errata, che finisce per essere diseducativa per chi racconta e per lo spettatore stesso. Tocca iniziare a fare i conti con l'idea che non debba essere per forza così e che, anche se il presidente federale Binaghi auspica che il tennis diventi come il calcio (dal punto di vista della popolarità), una sovrapposizione totale tra i due sport non solo non è possibile, ma visti certi effetti non è del tutto auspicabile.
