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Opinioni

La morte di Elena e su Rai1 si parla di miele, sulla cronaca nera la Tv condannata a prescindere

Il tragico caso di Catania sconvolge la mattinata, ma su Rai1 UnoMattinaEstate va avanti a parlare di green economy, prendendosi critiche che forse non sarebbero mancate se avessero interrotto tutto per parlare di una bambina di 5 anni morta. La verità è che la cronaca nera per la Tv è un campo minato.
A cura di Andrea Parrella
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Il triste caso di cronaca nera di Catania tiene banco in queste ore. Il ritrovamento del corpo senza vita della piccola Elena, bambina di 5 anni scomparsa nei giorni scorsi, ha catalizzato l'interesse di una larga fetta di popolazione e, inevitabilmente, ha coinvolto le reti televisive.

Nei minuti immediatamente successivi all'arrivo della notizia nelle redazioni, l'attenzione si è concentrata sul caso singolare di UnoMattinaEstate, contenitore del mattino di Rai1. Mentre sui social la notizia della morte della bambina imperversava, invadendo le timeline, sulla prima rete del servizio pubblico Massimiliano Ossini andava avanti con uno spazio dedicato alla coltivazione del miele. Un caso di scuola, in effetti, per capire il rapporto tra televisione generalista e cronaca nera, da sempre argomento di dibattito e discussione sull'opportunità dello spazio dedicato a certi temi.

L'associazione dell'approfondimento sul miele alle notizie che arrivavano da Catania ha generato una stonatura per alcuni telespettatori e non sono mancate le critiche al programma sulle piattaforme social, fondate essenzialmente sulla convinzione che la prima rete del servizio pubblico non possa ignorare una vicenda di cronaca così rilevante. Percezione, quest'ultima, rafforzata dalla presenza di Maria Soave, alla conduzione di UnoMattinaEstate con Ossini e giornalista del Tg1, dunque predisposta a un cambio repentino per raccontare le notizie che arrivavano dalla Sicilia.

D'altra parte, continuando a ragionare per ipotesi, riesce altrettanto facile immaginare le levate di scudi davanti a un'ipotetica, traumatica, interruzione dell'approfondimento sul miele per parlare, nello stesso spazio in cui si stava affrontando un tema frivolo, di uno dei casi di cronaca più avvilenti da molti mesi a questa parte. E al contempo non sarebbero mancate le critiche al contenitore di UnoMattinaEstate per essersi fiondati immediatamente su un caso di cronaca di certo più succulento della tecnica di coltura del miele se guardato dal punto di vista degli ascolti.

Come la risolviamo? C'è una legge generale in questi casi? Rai1 è una rete generalista, il primo tasto del telecomando, nella percezione di molti è quindi chiamata a riservare attenzione a certi temi sensibili. Il Tg1 avrebbe potuto scegliere di intervenire con un'edizione straordinaria per aprire una finestra sul tema interrompendo UnoMattinaEstate, ma allo stesso tempo la Rai è dotata di una rete all news (RaiNews24) preposta a seguire il flusso di notizie e tenere aggiornati gli spettatori. Affidare la conduzione di questi programmi a volti versatili è sensato, ma allo stesso tempo fare di una rete generalista un continuo susseguirsi di contenitori ibridi pronti a cambiare pelle è un ragionamento altrettanto distorsivo, che lascia spazio a enormi margini di errore ed equivoci.

La verità è che in Tv la cronaca nera è un campo minato, come fai sbagli. Qualora se ne parli troppo, l'accusa di sciacallaggio è dietro l'angolo, mentre se si prova a destinare il trattamento alle sedi deputate si sta bucando una notizia e non ci si è fatti trovare pronti. La televisione in diretta, in fondo, è sempre un terreno scivoloso, frutto di una commistione tra quello che lo spettatore vuole sentirsi dire alla prontezza e le scelte di chi la televisione la fa. La storia ci insegna che, per un certo pregiudizio aprioristico verso il mezzo e la possibilità istantanea di commento, sono sempre scelte sbagliate.

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"L'avvenire è dei curiosi di professione", recitava la frase di un vecchio film che provo a ricordare ogni giorno. Scrivo di intrattenimento e televisione dal 2012, coltivando la speranza di riuscire a raccontare la realtà che vediamo attraverso uno schermo, di qualunque dimensione sia. Renzo Arbore è il mio profeta.
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