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Opinioni

Come ha fatto LOL a fare la storia e poi a sparire del tutto

Lo show di Prime Video ha lasciato il segno sull’intrattenimento in Italia, ma dopo quattro stagioni LOL è praticamente sparito, dimostrando che il principale punto di forza delle piattaforme streaming può essere, allo stesso tempo, una gigantesca vulnerabilità.
A cura di Andrea Parrella
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LOL – Chi ride è fuori è stato il primo titolo dell'universo piattaforme ad avere lasciato un segno sul mondo dell'intrattenimento. Forse l'unico, almeno per quanto riguarda l'Italia. L'arrivo del format di Prime Video, complici diversi fattori, ha avuto un impatto deflagrante. Sospinto dall'effetto lockdown, LOL aveva restituito la percezione comune di una specie di rivoluzione, la scoperta di un nuovo modo di far ridere. Le curiosità sui protagonisti, Elio travestito da Monna Lisa, la risata irrefrenabile di Matano, gli sketch replicati in modo simile in diversi paesi del mondo che avevano fatto emergere i dubbi sull'autenticità del gioco. Una vera e propria mania, con tutti gli eccessi di entusiasmo del caso.

La LOL mania

Per quattro stagioni si è confermato un appuntamento attesissimo, che ha fatto "riscoprire" comici come Corrado Guzzanti, meno noti alle nuove generazioni, esaltato personaggi come Mago Forest, Virginia Raffaele, Nino Frassica, fatto conoscere nomi fino ad allora sconosciuti come Max Angioni. Il successo è stato tale da aver portato alla nascita di un talent spin off con il vincitore che conquista l'ingresso nel programma. Insomma, un trend durato quattro anni che oggi si è improvvisamente spento.

La quinta edizione di LOL – Chi ride è fuori è arrivata a marzo del 2025, ma nonostante un cast corposo e ricco di nomi interessanti, così come la nuova conduzione di Alessandro Siani e Angelo Pintus, ha avuto una enorme fatica a farsi notare. Non sono emersi momenti memorabili, non si è parlato di  spoiler sul nome del vincitore, non c'è stato il solito tran tran per l'uscita della seconda parte di episodi. È quasi come se non fosse uscita e la cosa emerge con particolare clamore proprio in virtù del rumore generato negli anni scorsi.

Perché per LOL è vietato parlare di flop

Nonostante questo, la specificità del fenomeno LOL è racchiusa anche nell'impossibilità di definirlo un flop. Lo sarebbe, se avessimo un metro di valutazione oggettivo da utilizzare come confronto rispetto alle edizioni precedenti, ma l'assenza di parametri numerici ci obbliga a utilizzare un'altra parola, più appropriata alla circostanza: sparizione. La caratteristica principale delle piattaforme streaming è quella di non poter essere incasellabili nella logica degli ascolti. È questo il primo comandamento di Prime, Netflix, Disney e le altre.

I colossi dello streaming hanno costruito la propria esistenza in funzione del principio di difesa dei numeri interni, che sono un valore inestimabile perché la riservatezza sui dati delle visualizzazioni degli utenti gli consente di comunicare ciò che vogliono, a proprio piacimento. Insomma, non esiste un ente terzo come Auditel per la Tv che misuri in modo indipendente gli ascolti di serie Tv e programmi. Sono le piattaforme a dire che la tal serie è stata la più vista della settimana e possono farlo perché, a differenza della Tv, non basano il proprio modello economico sulla raccolta pubblicitaria, ma sugli abbonati, anche se questo universo si sta avviando a una mutazione se si considerano i piani con pubblicità delle varie piattaforme. Insomma, non hanno bisogno di numeri pubblici per vendere spazi.

LOL è nella storia dell'intrattenimento in Italia

Questo breve e disarticolato bignami sugli ascolti per dire che un fenomeno da piattaforma si può definire tale solo se esce da se stesso, se produce meme, se entra nel dibattito generale e diventa argomento da bar/social, proprio come accaduto a LOL nelle prime stagioni. Se non ci riesce e resta chiuso dentro se stesso non ci sarà qualcuno che il giorno dopo dirà quante persone hanno visto quel dato programma, siano esse poche o molte. In sostanza, senza clip su X o Instagram, sticker che arrivano spontaneamente in una chat di Whatsapp, il programma si perde nella vastità di proposte di una piattaforma, dimostrando che il principale punto di forza delle piattaforme streaming può essere, allo stesso tempo, una gigantesca vulnerabilità.

È accaduto a questa edizione di LOL ed è una logica con cui, verosimilmente, devono interfacciarsi tutti i contenuti che nascono fuori dalla Tv generalista. Dopo l'era del boom che ha scioccato la Tv lineare e ha minacciato di travolgerla, il sistema delle piattaforma è in una fase di stabilizzazione e non è un caso che negli ultimi due anni i big player si siano aperti a un modello ibrido con piani gratuiti pagati dalla pubblicità. Indipendentemente da quello che accadrà, LOL resterà un programma con cui raccontare un pezzo importante di storia dell'intrattenimento in Italia.

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"L'avvenire è dei curiosi di professione", recitava la frase di un vecchio film che provo a ricordare ogni giorno. Scrivo di intrattenimento e televisione dal 2012, coltivando la speranza di riuscire a raccontare ciò che vediamo attraverso uno schermo, di qualunque dimensione sia. Renzo Arbore è il mio profeta.
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