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Cesara Buonamici definisce una bambina “handicappata”, le scuse durante il Tg5

Nel corso del Tg5 di martedì 2 settembre, Cesara Buonamici ha chiesto scusa per un termine usato nella diretta di ieri: “Ho usato un termine che non si usa più”. La giornalista aveva infatti definito “handicappata” una bambina con difficoltà motorie.
A cura di Stefania Rocco
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Durante la diretta delle ore 20 del Tg5 di martedì 2 settembre, Cesara Buonamici si è scusata per avere utilizzato un’espressione oggi ritenuta offensiva e superata. La giornalista, senza alcuna intenzione denigratoria, aveva definito “handicappata” la bambina protagonista di un servizio lanciato nel corso della puntata del telegiornale trasmessa lunedì 1° settembre.

Che cosa aveva detto Cesara Buonamici nell'edizione delle 20 TG5 del 1° settembre

Nel presentare uno dei servizi trasmessi durante l’edizione delle 20 del Tg5 di lunedì 1° settembre, la giornalista si era lasciata sfuggire un’espressione non più accettata nel linguaggio contemporaneo: “Una storia che è finita bene. Questo triciclo, indispensabile per una bambina handicappata, è stato ritrovato. Sentite come”. La giornalista si riferiva al triciclo ortopedico rubato a una bambina con difficoltà motorie, poi fortunatamente recuperato. Riconoscendo l’errore commesso, sebbene privo di intenzioni denigratorie, la conduttrice ed ex opinionista del Grande Fratello si è scusata.

Perché è sbagliato usare il termine “handicappato”

Utilizzare il termine handicappato è considerato discriminatorio perché riduce la persona alla sua condizione, trasformandola in un’etichetta e rischiando di alimentare stereotipi e discriminazioni. Oggi, riconosciuta l’esigenza di promuovere un linguaggio sempre più inclusivo, è preferibile parlare di “persone con disabilità”,espressione che sottolinea prima di tutto la persona, e non la sua difficoltà. La stessa Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità spiega come la disabilità non coincida con un limite assoluto, ma nasca spesso dall’incontro tra una condizione individuale e le barriere fisiche o sociali che impediscono la piena partecipazione alla vita della collettività.

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