Perché la moglie di George Clooney Amal Alamuddin è nella lista nera di Trump: a rischio l’ingresso negli Usa

Amal Clooney è l’ultimo nome inserito da Donald Trump nella "black list" dei nemici. La celebre avvocatessa per i diritti umani nonché moglie del divo di Hollywood George Clooney, ha avuto un ruolo chiave nel mandato di arresto contro Benjamin Netanyahu, accusato di crimini di guerra a Gaza. Per questo motivo ora rischia sanzioni dal governo di Trump e potrebbe essere costretta a lasciare l'America.
Cosa rischia Amal Clooney: le possibili sanzioni dal governo di Trump
Stando a quanto riportato due giorni fa dal Financial Times, è stato il ministero degli Esteri britannico a informare gli avvocati inglesi – tra cui anche Amal Clooney – che hanno collaborato con la Corte penale al mandato di arresto contro Netanyahu e l'allora ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant, del rischio di sanzioni da parte di Washington, quelle annunciate lo scorso febbraio da Donald Trump. L'avvocatessa dei diritti umani e moglie di George Clooney ha fatto parte del gruppo che ha determinato, dopo una revisione legale approfondita e all'unanimità, l'arresto per crimini di guerra dei leader di Hamas e quelli di Israele ritenuti al pari responsabili. La Repubblica fa sapere che l'avvocatessa ora rischierebbe di non poter più stare in California, dove vive con il marito e i due figli. Le sanzioni, infatti, prevedono il congelamento dei conti e dei beni in America e il divieto a entrare nel Paese. Né lei né il marito si sono espressi pubblicamente dopo la divulgazione della notizia. Di certo, sono uniti: negli ultimi giorni il divo di Hollywood ha infatti smentito le voci di crisi o di divorzio imminente circolate.
Perché Amal Alamuddin Clooney ha partecipato al mandato di arresto per Netanyahu
Amal Alamuddin Clooney nel maggio 2024 sul sito ufficiale della Clooney Foundation for Justice scrisse il motivo per il quale era entrata a far parte del gruppo. "Credo nello stato di diritto e nella necessità di proteggere le vite dei civili. La legge che protegge i civili in guerra è stata sviluppata più di 100 anni fa e si applica in ogni paese del mondo, indipendentemente dalle ragioni di un conflitto", le parole. L'avvocatessa per i diritti umani, sottolineò che non avrebbe mai accettato che "la vita di un bambino valga meno di un'altra", che "alcun conflitto debba essere al di là della portata della legge, né che alcun colpevole debba essere al di sopra della legge". "Pertanto, sostengo il passo storico che il Procuratore della Corte Penale Internazionale ha compiuto per portare giustizia alle vittime delle atrocità in Israele e Palestina", concluse.