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Opinioni

Maurizio Costanzo è stato la Tv, anche quella che non è piaciuta

Carmelo Bene, le liti tra Sgarbi e Mughini, il Grande Fratello, Giovanni Falcone, Fiorello, il Presidente della Repubblica. La Tv di Costanzo poteva contenere di tutto, anche quello di cui avremmo fatto a meno. Per questo è stato un gigante.
A cura di Andrea Parrella
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Il padre di tutto, un faro, un punto di riferimento, la colonna della Tv. Le immagini per rappresentare il ruolo strutturale che Maurizio Costanzo ha avuto per la storia della televisione sono molteplici, un susseguirsi di sinonimi che vanno tutti nella direzione di un irrinunciabile riconoscimento: con la sua morte se ne va il volto di quella televisione che ha rappresentato, più di ogni altra, l'evoluzione della società italiana negli ultimi 30 anni in tutte le sue sfaccettature.

Carmelo Bene, le liti tra Sgarbi e Mughini, il Grande Fratello, Giovanni Falcone, Fiorello, le torte in faccia, gli uno contro tutti, le raccolte fondi di milioni di lire in contanti per Emergency di Gino Strada, il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi che inviò una lettera al Maurizio Costanzo Show: "La sua trasmissione ha contribuito a stimolare il confronto e il dialogo". Dentro alla Tv di Costanzo c'era tutto, o meglio non c'era niente di inadatto, con tutte le controindicazioni del caso.

Abbatteva i target, non esistevano fasce anagrafiche, classi sociali e livelli d'istruzione e per questo nello stile del conduttore si è concentrata l'essenza di uno strumento di comunicazione che, per definizione e specialmente negli anni dell'epopea costanziana è stata emblema di quel simbolo grafico che da una sola fonte fa arrivare un messaggio a, tutti. Costanzo è stato il primo, forse l'unico, probabilmente il migliore di tutti nel cogliere il senso di questa funzione del mezzo. Il "fritto misto", quello di cui aveva sempre parlato per descrivere il suo modo di concepire il suo show.

La curiosità di Maurizio Costanzo nel raccontare indistintamente qualsiasi pezzo di realtà è scivolata spesso nella promozione di alcune realtà, personaggi, tendenze. Un'apertura che ha inevitabilmente incluso anche il brutto, l'eccesso, le bagarre, la caciara, quel cosiddetto trash per cui, in parte, la televisione di Costanzo è stato contenitore. Rappresentare chiunque, vale per la televisione come per tutto, significa anche farsi portatrice di storture. E non è un caso che la televisione di Costanzo sia stata accompagnata, soprattutto negli ultimi anni, da un'opinione comune secondo cui se ne riconosceva l'enorme rilevanza storica, pur turandosi il naso. Maurizio Costanzo è la Tv, anche quella che non è piaciuta.

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"L'avvenire è dei curiosi di professione", recitava la frase di un vecchio film che provo a ricordare ogni giorno. Scrivo di intrattenimento e televisione dal 2012, coltivando la speranza di riuscire a raccontare la realtà che vediamo attraverso uno schermo, di qualunque dimensione sia. Renzo Arbore è il mio profeta.
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