120 CONDIVISIONI

Mariano Gallo: “Ero un omosessuale omofobo, essere una drag ha abbattuto i miei limiti”

Mariano Gallo, meglio conosciuto con il nome da drag queen, ovvero Priscilla, ha raccontato in un’intervista l’importanza di un programma come Drag Race, sottolineando quanto l’entrare in questo mondo lo abbia aiutato a superare i suoi limiti.
A cura di Ilaria Costabile
120 CONDIVISIONI
Immagine

Tra i programmi che più hanno riscosso successo nella passata stagione televisiva c'è stata la prima versione italiana di Drag Race, lo show dedicato al mondo delle Drag Queen, andando in onda grazie a Discovery e Real Time. Il programma è stato premiato a Benevento, durante il festival dedicato al cinema e alla tv, a ritirare il premio c'era anche Mariano Gallo, meglio conosciuto con il nome di Priscilla, che in un'intervista a Vanity Fair ha raccontato le sue luci e le sue ombre.

Il rapporto conflittuale con Priscilla

Il percorso per diventare una drag queen non è stato semplice per Mariano Gallo, che è passato attraverso altre forme d'arte e di espressione, dalla danza al teatro, fino ad arrivare al mondo che gli ha permesso di tirar fuori la parte più nascosta di sé. In questo processo, vivere il palcoscenico è stato determinante: "È stato fondamentale per diventare chi sono, il mio è un personaggio studiato che significa che ho dovuto imparare tanto, grazie alla disciplina della danza ho dato a Priscilla una base forte. Ero ritardataria ora arrivo in anticipo, questo l’ho imparato dal teatro, dalla gavetta di 22 anni". Ma diventare Priscilla, il nome che ha scelto per la sua drag, ha rappresentato una svolta non solo artistica, ma anche personale, mettendolo davanti ad una condizione ben precisa in cui non era stato ancora in grado di superare i suoi limiti:

Ero uno di quegli omosessuali che concepiva l’omosessualità solo in un certo modo, se una persona si vestiva in un modo che mi infastidiva o non seguiva dei canoni, io lo etichettavo. È una cosa bruttissima da fare, a maggior ragione se sei omosessuale, mi sono scoperto omofobo. Non accettavo le sfumature, le unicità, Priscilla mi ha palesato la mia mediocrità e mi ha spinto a migliorare, sono cresciuto grazie a lei, è uno specchio, di quello che ho dentro.

L'importanza di uno show come Drag Race

Il rapporto con il personaggio di Priscilla non è sempre stato dei più limpidi, ma cimentarsi in una nuova avventura gli ha permesso di ripristinare quel legame viscerale con quella che per molti può sembrare una maschera, ma che in realtà è molto di più: "Devo ringraziare lo spettacolo teatrale che ho appena finito Dignità Autonome di Prostituzione di Luciano Melchionna, siamo stati a Napoli per 26 giorni e mi ha cambiato la vita, mi sono reso conto che avevo un po' messo da parte Mariano e il suo amore per il teatro, questa esperienza straordinaria mi ha ridato la pace". Ed è forse la necessità di mostrare cosa c'è dietro a kg di trucco e parrucco che ha reso Drag Race "il programma più innovativo dell'anno" e che ha aperto le porte verso un mondo non ancora ben conosciuto, restituendogli la giusta importanza:

È un fenomeno sociale attraverso l'arte Drag si raccontano storie di vita vere spesso tristi, drammatiche, aiuta a far capire alle persone che dietro tutto quel luccichio c'è una grande sofferenza. Può smuovere le coscienze. E poi spiega cosa vuol dire essere una Drag, come non ci sia un’identità di genere che appartenga al mondo Drag, tutti possono esserlo.

120 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views