Diego Abatantuono: “Firmavo assegni sul set di Attila, credevo di pagare le tasse e invece affondavo nei debiti”

Diego Abatantuono sta per festeggiare i suoi 70 anni. Da giorni, le testate cartacee gli dedicano lunghe interviste e lui, da grande campione della parola, non si sottrae. Ha un aneddoto per tutti. Il denominatore comune è che invecchiare fa schifo. Questo lo aveva già anticipato al settimanale Oggi. Al Corriere della Sera di oggi, allarga il campo e spiega che si sta già preparando all'idea della sua festa di compleanno: "Tu passi una serata a dire: oi ciao, come va? Grazie che sei venuto, ti trovo bene, tuo figlio sta bene? E fai così per 60/70 volte. Alla fine del settantesimo c’è il primo che se ne va e quindi ricominci: oi ciao, grazie che sei venuto. Quindi praticamente la serata si risolve in 130-140 saluti".
"Andai sotto coi debiti, furono anni difficili"
L'attore allarga il campo e ricorda i fasti del ‘terrunciello‘, un personaggio che l'industria ha strapazzato fino a fargli girare più di 20 film in tre anni. Lui stesso se ne è reso conto: "Fu una gestione scriteriata, ero giovane, fui mal consigliato e così bruciai il personaggio". Ma la notizia più forte è quella dei soldi spesi credendo di pagare le tasse. Fu così che finì sotto i debiti: "Ero sul set che giravo Attila con lo spadone nel camper e firmai un assegno da 17 milioni. Giravo film e tiravo fuori soldi: in quel periodo credevo di pagare tasse che invece non venivano pagate". Fu un bruttissimo periodo: "A furia di far così andai sotto con i debiti, quelli furono anni abbastanza difficili," confessa Abatantuono. Mentre sul grande schermo interpretava ruoli di successo, nella vita reale combatteva una battaglia finanziaria inaspettata.
La rinascita professionale dopo la crisi
Solo l'intervento di Pupi Avati rappresentò una svolta nella sua carriera in un momento così delicato: "A Pupi voglio molto bene e gli devo molto. Prima di chiamare me, aveva cercato Lino Banfi: se lui avesse accettato la storia avrebbe preso un'altra piega". Regalo di Natale del 1986 fu il film che gli aprì la strada al cinema italiano d'autore, un cinema italiano che nonostante un Oscar vinto con Mediterraneo nel 1990, non gli ha mai riconosciuto nulla: "Ero sulla cresta dell’onda, forse se fossi stato in giuria anche io avrei dato quei premi per aiutare gli altri".