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Sigfrido Ranucci a Fanpage: “Se mai lascerò Report, spero di poter scegliere chi mi succederà”

Nel corso di un incontro pubblico al Settembre Culturale moderato da un giornalista di Fanpage, Ranucci ha parlato del suo futuro alla guida di Report, ricordando quando prese il posto di Gabanelli: “Spero di essere messo nelle sue stesse condizioni dalla Rai”. Parole forti alla luce del previsto incontro con La7 per possibili progetti futuri.
A cura di Andrea Parrella
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Il nome di Sigfrido Ranucci sta dominando il dibattito televisivo di queste ore. La notizia del suo incontro con il patron di La7 Urbano Cairo, al fine di discutere di possibili progetti futuri, sta generando un tam-tam mediatico che arriva fino alla politica, con la presidente della Commissione di Vigilanza Rai, Barbara Floridia, che commenta con preoccupazione la possibilità di un passaggio di Ranucci a La7 e l'eventuale perdita di Report da parte della Rai.

Le parole di Ranucci sul suo futuro a Report

Nelle ore precedenti alla notizia dell'incontro, ho parlato con Ranucci del suo futuro in occasione di un incontro con il pubblico per la presentazione del suo libro alla manifestazione Settembre Culturale, ad Agropoli, tenutosi l'11 settembre. Nel testo Ranucci racconta la bellezza e il logorio del suo lavoro, ma anche il momento in cui Gabanelli gli ha consegnato le chiavi di Report. Inevitabile chiedergli se anche lui pensi alla possibilità di lasciare, prima o poi, la conduzione di Report. Queste le sue parole: "Io credo che la successione sia nelle cose. Il problema è se, come successo a Milena, sarò messo nelle condizioni di poter scegliere chi sarà la persona adatta a portare avanti il progetto di Report, perché il tema è un po' questo. In tale contesto ho una squadra di colleghi bravissimi, ci siamo strutturati in maniera anche più solida di quando ho preso in carico io il progetto, perché è vero che una persona alla testa debba esserci, ma questo è un lavoro di gruppo, in grado di vedere sfumature importanti, perché tante volte l'insidia si nasconde nella forma". Parole che assumono un peso ancor maggiore alla luce del previsto incontro con Urbano Cairo emerso nelle ore successive all'incontro.

I rapporti difficili con la Rai negli ultimi anni

Ranucci è di Report il simbolo indiscusso e da anni si fa inevitabilmente carico del clima di ostilità che si è spesso sviluppato attorno a questo titolo storico. Inevitabilmente le vicende degli ultimi anni sono riuscite a erodere il rapporto con chi ha gestito i palinsesti, anche in virtù della recente aggiunta di una figura di controllo sul programma. In più il giornalista Rai, in diverse occasioni, non ha mancato di sottolineare la percezione di una mancata protezione della squadra di Report. La recente questione del taglio di quattro puntate per la prossima stagione è solo uno dei motivi di divergenza con i dirigenti, così come la lettera di contestazione ricevuta dall'azienda.

Sigfrido Ranucci all’incontro con il pubblico al Settembre Culturale.
Sigfrido Ranucci all’incontro con il pubblico al Settembre Culturale.

A proposito del logorio, Ranucci ha però parlato di un effetto iniziato da tempo: "L'ho vissuto dal 2020 ad oggi, in cui è stato avviato un processo di sostituzione del conduttore di Report, con mezzi brutti che hanno fatto male non solo a me, ma alla squadre e alle persone a me vicine". Tutto nasce dalla vicenda dell'incontro tra Renzi e Mancini, che Report aveva documentato e da cui è nata una campagna diffamatoria proprio nei suoi confronti.

Nel corso dell'incontro Ranucci ha parlato anche della vicenda dell'allora sindaco di Verona, Flavio Tosi, che lo accusò di costruire un dossier falso con i fondi neri della Rai, chiedendo provvedimenti disciplinari. Alla fine Tosi fu condannato per diffamazione, ma il conduttore di Report non riuscì a evitare pressioni e pesanti giudizi. Ranucci ha raccontato: "Mi chiamò l'allora direttore generale Gubitosi, chiedendomi cosa avessi combinato, anche Milena Gabanelli fu durissima con me, telefonandomi e dicendomi che avevo compromesso la reputazione mia e dell'intero gruppo di lavoro, oltre che di un programma storico come Report. Pensai di buttarmi dalla finestra per quanto mi sentivo ferito. Le reazioni che c'erano in quel momento erano pesantissime nei miei confronti, ero davvero convinto di aver chiuso una carriera che ancora doveva decollare. Fu un momento veramente difficile della mia vita, il più complicato".

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