
Mentre i sindacalisti oggi saliranno sul palco a cantare "Bella Ciao" e i politici twitteranno la loro solidarietà ai lavoratori, io vi propongo di celebrare il Primo Maggio come si deve: recuperando il primo, immortale "Fantozzi" del 1975. Perché Fantozzi? Perché è l'unico, autentico manifesto della condizione del lavoratore italiano. Non quello idealizzato dalle canzoni di lotta, ma quello vero: schiacciato, umiliato, deriso.
Il rag. Ugo Fantozzi non è un eroe del proletariato con il pugno alzato, anche per questo uno come lui non trova posto nei discorsi edificanti sul "lavoro dignitoso" che oggi riempiono le piazze. È un sottoposto che trema davanti ai potenti, che si inchina al Megadirettore Galattico, un povero diavolo e un meschino. Vi ricorda qualcuno? Guardatevi attorno nei vostri uffici. Guardatevi allo specchio. Fantozzi ci ha mostrato cinquant'anni fa quello che ancora oggi fingiamo di non vedere: che il mondo del lavoro è spesso una giungla di umiliazioni quotidiane, di frustrazioni represse, di dignità calpestate.
Mentre celebreranno con quintalate di retorica la "Festa dei Lavoratori", ricordatevi della partita a biliardo tra Fantozzi e Catellani. L'umiliazione e poi la rivalsa. Al trentottesimo coglionazzo. Ecco, quella scena è un monumento al lavoratore medio italiano: subisce, subisce, subisce, poi con un pizzico di vigliaccheria – perdonate la rima – accade l'epifania.
Fantozzi è ancora lo specchio impietoso della nostra società. Solo che la situazione è peggiorata, di molto. Ancora oggi, ci sono i megadirettori galattici e ci sono i fantozzi. Le distanze sono sempre siderali ma, nonostante tutto, continuiamo a raccontarci la favoletta dell'ascensore sociale. Dunque, mentre oggi ve le racconteranno, ricordatevi del ragioniere. Ricordatevi del Fantozzi che si piega e del Fantozzi che si vendica. È quello il ciclo del lavoratore italiano: la sottomissione alternata a improvvisi, feroci scatti d'orgoglio. Finirà malissimo, comunque vada: "Prendo la vecchia!".
Quindi stasera, dopo aver ascoltato i concerti celebrativi, magari recuperate quella vecchia VHS, un DVD, cercatelo sullo streaming, ma guardatelo come si può guardare un documentario. Perché, in effetti, è quello che è. Scomodo? Certo. Ma ve lo siete mai chiesti perché, dopo mezzo secolo, ridiamo ancora delle stesse scene? Perché quelli siamo ancora noi. Buon Primo Maggio, fantocci d'Italia.
