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Schwazer non si arrende: “Non sono dopato, voglio solo vincere a Rio”

Il marciatore torna a parlare dopo l’esito delle controanalisi che hanno confermato la positività al testosterone sintetico. Tanti i dubbi e le ipotesi relative ad uno scambio di provette o borracce.
A cura di Marco Beltrami
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Alex Schwazer non ci sta. Le controanalisi hanno confermato la positività al testosterone sintetico, e la Iaaf non ha potuto fare altro che  sospendere il marciatore azzurro con effetto immediato, spegnendo il sogno di partecipazione alle Olimpiadi di Rio 2016. L'altoatesino però non vuole mollare e in una nuova conferenza stampa, torna a parlare con il suo allenatore Sandro Donati e il legale Brandstaetter dimostrandosi pronto a giocare tutte le sue carte per confermare la sua estraneità ai fatti.

Parole chiare quelle di Schwazer che non vuole rinunciare al sogno olimpico, e ribadisce la sua estraneità al doping: “Continuo ad allenarmi in questi giorni perché per vincere le Olimpiadi non ho bisogno di doping né di una giornata di grazia, ma di una semplice giornata di allenamento. Ma forse per qualcuno chiedo troppo. Io non mi sono dopato, quindi questa sostanza o qualcuno me l'ha somministrata nei giorni prima oppure la provetta è stata manipolata. Siamo ancora qui a qualche giorno dalla scadenza del termine per iscriversi ai Giochi. Siamo come una pallina passata da una mano all'altra senza nemmeno poter dire la nostre ragioni. Sono 4 anni che mi preparo per Rio. Se tra un anno mi danno ragione non mi frega niente, voglio giustizia subito perché merito di andare alle Olimpiadi".

I dubbi di Schwazer

Schwazer che ha ribadito di non aver ricevuto nessuna dimostrazione di solidarietà in questi giorni, non trova pace. Sono tanti i conti che non tornano per l’atleta che aveva chiesto di anticipare i test delle controanalisi: “Volevamo anticipare il test sul campione B ma il laboratorio di Colonia, tra i più preparati in Europa, ci ha detto: dovete chiedere alla Iaaf. Avete capito? Da marzo non ho più avuto un controllo Iaaf sulle urine. Perché non ho più avuto un test sulle urine? Perché loro volevano poter tornare solo sul test di gennaio".

Ipotesi scambio di provette?

Negli ultimi mesi ci sono stati controlli a tappeto e Schwazer pensa anche all’ipotesi di uno scambio di provette. Una situazione che a suo giudizio è tutt’altro che campata in aria: “Sulle provette l'atleta ha mille obblighi, ma chi lo controlla ne ha molto pochi – riporta La Repubblica – Ho pensato tanto a cosa può essere successo. Io ho fatto l'urina in due tempi: nel primo tentativo non sono riuscito a fare il quantitativo. In questo caso il bicchiere io non lo posso tenere in mano, devo versarlo in un contenitore intermedio di plastica che viene sigillato con un nastro. Quando poi ho di nuovo lo stimolo devo prendere un altro bicchiere e fare il resto accompagnato da uno dei due controllori. L'altro contenitore però ha il tappo morbido e può essere aperto di qualche millimetro di lato per metterci quello che vuoi. E l'altro controllore resta da solo con quel contenitore. Io non posso nemmeno controllare che il codice del campione sia proprio il mio, perché non posso tenere il foglio con il mio codice. In più sono stato l'unico atleta controllato il 1 gennaio. Ho scelto tra tante provette, ma potevano essere tutte preparate, tanto ero l'unico da controllare”.

Mister Donati e

Anche il tecnico di Schwazer, Donati è sulla stessa linea del suo atleta e rivela un retroscena relativo ad un vero e proprio ricatto ricevuto: “Prima del campionato del mondo di Roma la Iaaf ha intrapreso un'azione serrata sulla federazione per avere tutta una serie di specifiche sul test che Alex aveva fatto il 13 marzo, senza nemmeno cronometristi. La federazione ha potuto spiegare che non fosse una gara, visto che non c'erano concorrenti, comunicati di una manifestazione ufficiale. Ma c'era la volontà di spazzare via questo atleta. Questo pensiero lo indirizzo a tutte le istituzioni sportive. Non sono il tipo che parla a vanvera".

La "denuncia" del tecnico

"Tra fine aprile e inizio maggio ho ricevuto una serie di mail da una certa Maria Zamora. Le ho fatte leggere ai carabinieri e al responsabile dell'aera Europa della Wada e mi hanno detto: sembra un ricatto. Veniva detto che un russo già noto, di cui non ripeto il nome, era in contatto con me. Ma io non ho mai avuto a che fare con i russi. Venivano richiesti 3mila euro, che sono una cifra ridicola. Non era chiaramente quello il punto, allora ho capito che dietro c'era altro, che significava altre cose. Dai primi allenamenti con Schwazer ho detto: questo è un super asso, sarà facile farlo emergere, non gli serve il doping. A La Coruna abbiamo scelto che arrivasse secondo per le pressioni ricevute. Sennò si vinceva pure lì. Nel finale l'ho frenato, avevo una paura fottuta che gli alzassero i cartellini rossi”.

Tentativo di incastrare Schwazer

Ma perché qualcuno vorrebbe incastrare il marciatore: “Ieri mattina abbiamo fatto un allenamento di 3 ore. E la velocità che lui teneva con facilità assoluta la tengono in gara 2-3 atleti. Lui la teneva in allenamento. Così forse capite quali business stronca la sua eventuale presenza a Rio. A una mia atleta misero della caffeina nel test e poi il campione B era pulito. Pensavo che lo sport non avrebbe più fatto una miserevole azione del genere ma sbagliavo. Paura? Io la vedo nelle persone amiche che mi stanno vicino. Io non la butto sulla paura. Scorta? Spero di non avere questa necessità, volevo solo tornare a fare l'allenatore".

Chi vuole screditare Alex?

Donati che è stato convocato anche dall’Antimafia, ha spiegato nello specifico i motivi delle perplessità sui controlli, con tanto di riferimenti: “La dose di testosterone è minima. Non è la classica "bomba". Corrisponde all'uso di microdosi per recuperare. Mettiamo che l'abbia presa per recuperare: e questa corrisponde a un modello. Mettiamo che prenda 20 giorni al mese, e 10 no, queste microdosi. Vuol dire che se fai un test hai 2 probabilità su 3 di trovarlo. Ma dopo 11 controlli la probabilità di non essere controlli è una su 12mila. Praticamente non esiste possibilità di non essere beccato. Chi vuole screditare Alex? Luciano Barra ha cercato di dire che Alex non marcia ma corre. Peccato che poi si sia dimostrato il contrario, che la sua tecnica è perfetta. Mi dispiace che alla sua età si sia accanito su Alex mandando in giro per le redazioni foto per screditare Schwazer. Poi s'è detto che intorno a Alex c'era un marketing: ma dove sta questo marketing, se Alex s'è pagato l'albergo a Roma e persino le scarpe perché non c'erano fornitori disposti a dargliele?”.

Le speranze dei legali e i dubbi sulla borraccia

I legali dell’azzurro all’unisono hanno evidenziato i tanti dubbi della vicenda chiedendo ovviamente giustizia con la possibilità per l’atleta di difendersi. L’ultima speranza è nel Tas Olimpico che però inizia 10 giorni prima delle Olimpiadi. Queste le parole del legale: “Il Tas olimpico parte 10 giorni prima dell'Olimpiade, ma noi non ci rientriamo e marciamo con una normativa non allineata. Speriamo ora il Tas possa offrire la propria competenza. Anche nel merito della questione, perché in 5 giorni non si fa in tempo a farlo. Se ci credete, mi piacerebbe che diceste: Alex deve andare a Rio, Alex è una vittima. Stanno sfilando una medaglia a una nazionale che non so quante ne vincere”. I dubbi sono relativi soprattutto alla borraccia che potrebbe essere stata contaminata. Su questo si baserà la difesa del portacolori italiano: “Lui qui si allenava portando la borraccia che lasciava in macchina, a Natale. E la macchina gli è già stata aperta 3 volte per dei furti. Nulla di più facile che avergli manomesso la borraccia aprendo la macchina. Oggi abbiamo pagato mille Franchi per l'iscrizione".

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