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Romano Prodi: “Lascio la politica, ma lo facciano anche gli altri”

In una lettera al Corsera, il professore rivendica i suoi successi da presidente del Consiglio, ma spiega che non solo il suo momento è finito: “anche altri lascino dopo di me”, scrive con un riferimento velato a Silvio Berlusconi.
A cura di Biagio Chiariello
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Romano Prodi ribadisce di aver "lasciato definitivamente la vita politica italiana". Lo fa tramite una lettera sul Corriere della Sera nella quale risponde "ai tanti riferimenti che sono apparsi riguardo a mie presunte posizioni relative alla vita interna del Partito Democratico e al mio possibile sostegno a questo o quel protagonista". Nel confermare la sua uscita di scena, l'ex premier invita, pur senza mai farne il nome – "un opponente politico che ritenevo e ritengo non idoneo al governo del Paese" che ha perso le elezioni politiche del 1996 e del 2006 -,  Silvio Berlusconi a meditare sull'opportunità di fare anch'egli un passo indietro. La sua esperienza nella politica italiana gli ha "concesso esperienze fondamentali e non poche soddisfazioni personali", continua, "che spero abbiano offerto un positivo contributo al Paese" scrive Prodi. Ma ora è tempo di guardare avanti, "c'è bisogno di nuovi interpreti, anche se nel corso dei due periodi di governo da me presieduto -sottolinea – ci si è a essi avvicinati, senza danneggiare, ma anzi migliorando sensibilmente il prestigio internazionale e la situazione debitoria del Paese".

Nei confronti del Pd l'ex premier ha affermato di conservare "non solo un senso di gratitudine, ma anche numerose e salde amicizie. Tuttavia in politica, come nello sport e forse in ogni attività, è preferibile scegliere il momento in cui finire il proprio lavoro, prima che questo momento venga deciso da altri o da eventi esterni. Questi sono anche i motivi per cui senza polemiche ho tralasciato di ritirare la tessera del Pd, il cui rinnovamento e rafforzamento sono tuttavia essenziali al futuro della nostra democrazia". Prodi lascia la politica italiana, ma continuerà a ricoprire il ruolo di inviato speciale per l'ONU. E infatti conclude la sua lettera così: "sto partendo per New York dove dovrò discutere di fronte al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Uniti i progetti per lo sviluppo del Sahel. Perché, come Lei sa, gli esami non finiscono mai".

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