Spaccio in Curva Sud, gli ultras del Gruppo Quadraro: “Vieni al bagno che c’è la coca buona”

"Magari me se bevono subito, però in flagranza. Basta che non me danno l’associazione, sto a venne la roba mica i gelati, il cocco è sempre il cocco". Così parlava Emanuele Salvati, uno dei leader del Gruppo Quadraro arrestato nelle scorse settimane con l'accusa di aver spacciato cocaina nei bagni dello Stadio Olimpico. Sono tre le persone finite in carcere in totale, mentre in sei sono indagati, tutti con l'accusa di spaccio di droga.
Sono quattordici le partite in cui l'uomo è stato immortalato mentre vendeva la cocaina nei bagni dello Stadio. Chi voleva acquistare la coca andava da lui, pagava, consumava e usciva. Un sistema ben rodato che andava avanti da molto tempo, e che è stato attenzionato dalla Digos, che ha piazzato telecamere nello stadio ma soprattutto all'interno dei bagni, dove tutto avveniva, anche molto alla luce del sole. Tutti sapevano cosa accadeva lì dentro, tanto che i clienti andavano ormai dritti, sicuri di quello che avrebbero trovato. "Roma non perdona, vieni al bagno che c’è la coca buona", cantava l'ultrà allo stadio, nelle parole riportate oggi da la Repubblica, che pubblica le intercettazioni. "Aho fermate c’hai un sassone sul naso! Ce fai beve a tutti! Hai visto che sassone c’avevi? Parevi n’arbero de Natale", diceva sempre Salvati a un ragazzo che stava uscendo dal bagno con il naso sporco di polvere bianca.
Non solo: dalle intercettazioni è emerso che anche altri gruppi affini a quello del Quadraro ‘aiutavano' nel caso ce ne fosse bisogno: in particolare, un giovane di un altro gruppo ultras, aveva impedito alla polizia di fare controlli in curva Sud.
Il pubblico ministero Francesco Gualtieri aveva accusato gli indagati di associazione a delinquere. Accusa ridimensionata dalla giudice per le indagini preliminari Roberta Conforti, che ha ritenuto il non profilarsi di questo capo d'imputazione.