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News sull'omicidio di Rossella Nappini a Roma

Rossella Nappini uccisa a Roma, l’ospedale organizza una fiaccolata: “Non possiamo dimenticarla”

È stata organizzata da amici e colleghi dell’ospedale San Filippo Neri la fiaccolata in ricordo di Rossella Nappini, la 52enne uccisa a Monte Mario lunedì scorso. Appuntamento davanti all’ospedale per domani, giovedì 7 settembre 2023.
A cura di Beatrice Tominic
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Le scarpette rosse sulla gradinata all'ingresso dell'ospedale San Filippo Neri e Rossella Nappini, l'infermiera uccisa lunedì scorso.
Le scarpette rosse sulla gradinata all'ingresso dell'ospedale San Filippo Neri e Rossella Nappini, l'infermiera uccisa lunedì scorso.
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Lutto all'ospedale San Filippo Neri di Monte Mario: questa è l'aria che si respira dopo il delitto di Rossella Nappini, infermiera di 52 anni uccisa nel pomeriggio di lunedì scorso a Roma, nella casa in cui viveva con la madre e i due figli in via Giuseppe Allievo, a pochi passi dalla struttura sanitaria, in cui lavorava. Le scarpette rosse, simbolo della violenza di genere, sono già state poste all'ingresso dell'ospedale. In memoria di Rossella, inoltre, amici e colleghi hanno organizzato degli incontri per il tardo pomeriggio di domani, giovedì 7 settembre 2023: in via Giovanni Martinotti alle 20 si tiene una fiaccolata per ricordarla. Un'ora prima, invece, è stato organizzato un appuntamento davanti all'ospedale.

"Non si può arrivare ad un episodio del genere. E non possiamo limitarci alle scarpette rosse o ai nastri: occorre fare qualcosa che davvero possa cambiare le cose – ha spiegato a Simona Berterame il Responsabile Blocco Operatorio San Filippo Neri Asl Roma 1, Marco Sereni – Lavoro qui da 36 anni, conoscevo Rossella, ho studiato tre anni con sua sorella Monica. Con lei, come con gli altri del San Filippo Neri, siamo una grande famiglia: siamo tutti in lutto per lei. Speriamo ci siano tante adesioni alla fiaccolata, nonostante sia ancora un periodo di ferie: non dobbiamo dimenticarla".

Stesse parole, stesso coinvolgimento anche da un'altra collega di Rossella, Stefania Perocchi: "La manifestazione è partita non dall'ospedale, ma dai lavoratori dell'ospedale: ci piace definirci Sanfilippini, siamo cresciuti insieme qua dentro. Io lavoro qui da 25 anni. La manifestazione, le scarpette rosse sulla scalinata d'ingresso, l'idea della panchina rossa: sono tutte iniziative partite spontaneamente – ha spiegato a Fanpage.it – Ci siamo dati appuntamento a domani per una fiaccolata. Vogliamo ricordare Rossella, un'amica ed una collega. E fare in modo che non succedano più episodi simili".

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Chi era Rossella Nappini

Aveva 52 anni, viveva con la madre e i due figli, dopo un matrimonio finito. È stata uccisa nell'androne di casa sua, accoltellata e abbandonata in un lago di sangue. A far scattare l'allarme, due giovani condomini. Ad ucciderla, secondo le indagini, sarebbe stato l'ex compagno: nei suoi confronti, come riportato dalla Procura, ci sarebbero prove schiaccianti. Anche secondo alcune testimonianze l'uomo, con cui Nappini aveva avuto una breve relazione, continuava a cercarla.

"La conoscevo dal 1993. Siamo cresciute insieme qua dentro, lavorando nel reparto di Ortopedia uomini. E io voglio ricordarla come l'ho conosciuta: a prescindere dal rapporto lavorativo, c'era una solida amicizia – ha continuato a spiegare Perocchi – Forte, energica, positiva. Un'ottima professionista. Ultimamente stava a casa per malattia, ma non vedeva l'ora di tornare al lavoro".

Sereni, invece, ne ricorda l'empatia: "Metteva il cuore in ogni cosa che faceva. Era sempre disponibile, aveva tanta umanità. Non saremmo qua se non fosse stata questa: aveva un carattere forte. Se lo utilizzasse come scudo per nascondere qualche debolezza, non posso saperlo", ha spiegato.

La notizia della morte

"Quando ho sentito la notizia al telegiornale non mi sembrava vero: ho pensato che si trattasse di un errore – ha aggiunto Sereni – Qui in ospedale siamo in lutto da giorni".

L'amica Perocchi, invece, ha appreso della notizia dopo essere stata chiamata da un collega al telefono: "L'aveva sentito dal telegiornale: lo abbiamo scoperto dalla tv e dal passaparola fra amici e colleghe. Il giorno dopo ci guardavamo e basta, senza parole. Rossella non c'era più. L'ennesima donna non c'era più: che altro avremmo dovuto dire. Io vorrei solo che non si dimenticasse, che questo argomento rimanesse vivo".

La fiaccolata organizzata da amici e colleghi

"Quando succedono queste tragedie, ci sono interviste, domande. Ma già dopo qualche giorno ci dimentichiamo di quanto accaduto. E lei diventa una delle tante. Ma chiunque può diventare una Rossella. Visto che ho due figlie femmine e non voglio che siano una Rossella, voglio fare qualcosa – ha continuato a spiegare Perocchi – Fare in modo che la legge venga migliorata, che le donne non abbiano più paura di uscire la sera. Si fanno le restrizioni, la donna denuncia: non sono sufficienti. E forse non sarà sufficiente neanche il carcere. Ma qualcosa va fatto. Non può diventare un'abitudine leggere di queste notizie. Che se ne parli per qualche giorno e poi più nulla. In attesa della prossima".

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