Ragazzo di 15 anni si toglie la vita, il fratello: “Lo ha fatto perché perseguitato da bulli”

Un ragazzo di 15 anni si è suicidato mercoledì scorso in provincia di Latina. La sua famiglia lo ha trovato senza vita in camera sua. Sul caso la Procura di Cassino ha aperto un'inchiesta e disposto l'autopsia sul corpo del giovane: l'ipotesi di reato è istigazione al suicidio. Dopo il tragico ritrovamento il fratello del giovane ha inviato una lettera al ministro dell'Istruzione Giuseppe Valditara, alla premier Giorgia Meloni e al Papa Leone XIV. "Mio fratello si è ucciso perché era perseguitato dai bulli – spiega il giovane – E nonostante le numerose segnalazioni nessuno ha fatto niente". La famiglia avrebbe segnalato la situazione alla scuola, ma la richiesta di agire sarebbe rimasta inascoltata.
"La scuola non può essere soltanto didattica e non può nascondere la polvere sotto al tappeto quando si trova davanti a casi di bullismo. Serve ascoltare ed essere puntuali nelle azioni: i ragazzi devono sapere che non sono soli. So che la Procura ha già sequestrato i telefonini e i pc del giovane e di alcuni compagni per cercare di ricostruire l'accaduto – ha fatto sapere a Fanpage.it la Garante della Scuola e dell'Adolescenza del Lazio, Monica Sansoni – Ora è necessario comprendere cosa sia stato fatto quando la famiglia ha chiesto aiuto: questa sofferenza non può e non deve restare inascoltata".
Il ritrovamento e le indagini in corso
Il quindicenne è stato trovato senza vita in camera sua, nella provincia pontina, lo scorso 10 settembre. Per togliersi la vita avrebbe utilizzato la corda di uno strummolo, la corda napoletana. I carabinieri, coordinati dalla Procura di Cassino, stanno cercando di ricostruire le ultime ore del giovane. L'attenzione si sta concentrando soprattutto sui messaggi, anche sulle note audio e gli eventuali file multimediali, scambiati nella chat di classe.
Secondo quanto denunciato dal fratello, il quindicenne era preso di mira dai compagni di classe che lo escludevano e prendevano in giro da anni. La famiglia proprio per questo, a fronte di insulti, scherzi di cattivo gusto e provocazioni, avrebbe segnalato la situazione alla scuola. Da parte dell'istituto, però, non sarebbero mai arrivate risposte concrete per aiutare il giovane.
La Garante Monica Sansoni a Fanpage.it: "Superficialità preoccupante, la scuola deve sempre intervenire"
"In almeno il 90% di questi casi, i ragazzi avevano già provato a esternare le difficoltà che vivono ogni giorno. Ma c'è ancora una scarsa disponibilità all'ascolto, scarse tutele, scarsa protezione – spiega a Fanpage.it la Garante della Scuola e dell'Adolescenza del Lazio, Monica Sansoni – La scuola assume un ruolo ancora più importante nel periodo dell'adolescenza: spesso i giovani tendono a chiudersi con la famiglia e a non parlare con i genitori. Se la scuola non riesce ad aiutare le famiglie, crolla il patto di corresponsabilità".
Per quanto riguarda il caso specifico, occorre ancora fare chiarezza: "Le indagini sono ancora in corso, i dispositivi elettronici sono ancora al vaglio degli inquirenti – aggiunge – Ma ciò che vedo spesso è una superficialità preoccupante. Dobbiamo ricordarci che nel periodo dell'adolescenza l'approvazione fra pari è fondamentale, che sia all'interno di gruppi classe o esterni alla scuola. In quell'età è importante essere visti e riconosciuti: senza un riconoscimento di questo tipo si creano situazioni di sofferenza drammatica".
In questi casi la soluzione è quella di ricordare che non si è mai soli: "La scuola può fare di tutto in questi casi – continua – Se c'è bisogno di maggiore ascolto, può avvalersi di figura professionali come psicologo, garante o addirittura di équipe specifiche. In altri casi, a volte, basta che il dirigente scolastico entri in classe e spieghi di essere a conoscenza di ciò che sta accadendo. Se un minore riporta fatti gravi, c'è la possibilità di avvertire subito le istituzioni". E poi conclude: "Per questo è necessario chiarire cosa sia stato fatto dalla scuola in questo caso specifico".
L'addio al quindicenne
Il fratello del giovane ha inviato una lettera al ministro dell'Istruzione Valditara, alla premier Meloni e al papa: "Ogni episodio rimasto senza risposte è un fallimento che pesa sulle famiglie colpite e sull'intera società", ha spiegato nella missiva destinata alle istituzioni.
Nel frattempo, mentre le indagini sono ancora in corso, è stato organizzato il funerale del giovane nel comune di Santi Cosma e Damiano dove, per lutto, sono stati annullati gli eventi del fine settimana.