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Perseguitano i vicini e picchiano il capofamiglia malato: coppia razzista condannata per stalking

Il giudice ha condannato una coppia di Tor Bella Monaca a un anno e mezzo di carcere per stalking aggravato dall’odio razziale. Entrambi sono ritenuti responsabili di aver perseguitato i vicini con offese, minacce e percosse, nei confronti del capofamiglia. Secondo loro non avevano diritto all’assegnazione della casa perché stranieri.
A cura di Alessia Rabbai
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Hanno perseguitato i vicini di casa perché magrebini, con offese e battute fino ad arrivare a minacce e percosse. Una coppia è stata condannata ad un anno e mezzo di carcere per il reato di stalking aggravato dall'odio razziale e a pagare un risarcimento danni di cinquemila euro. Vittima delle violenze quotidiane una famiglia composta da mamma, papà (invalido, malato di tumore e ormai morto) e due figli di cinque e undici anni. I fatti sono accaduti nella periferia romana, all'interno della Torre 3 di Tor Bella Monaca, in via Ferruccio Mengaroni. Come racconta Il Messaggero, la famiglia ha ottenuto l'assegnazione della casa popolare nel 2013, cosa che la coppia di vicini non ha mai accettato. Ma l'iniziale indifferenza verso i dirimpettai si è trasformata presto in una forte ed esplicita intolleranza, passando da urla e cartelli contenenti insulti, affissi pubblicamente sulle scale all'interno del condominio a vere e proprie minacce, fino ad arrivare alle mani. La famiglia, esasperata, ha sopportato a lungo, poi ha trovato il coraggio di recarsi in caserma, a raccontare l'accaduto ai carabinieri e a denunciarli.

I vicini stalker condannati hanno picchiato il capofamiglia malato

Come ricostruito in sede di indagine, in alcuni degli episodi accaduti negli anni e finiti in tribunale, la coppia ha insultato e minacciato i vicini anche in presenza dei figli minori, un odio nato per quella che a loro dire era un'assegnazione della casa di cui non avevano diritto, perché stranieri. A questo poi hanno fatti seguito insulti e minacce per un presunto comportamento maleducato dei figli che a loro dire "sporcavano le pareti di scale e corridoi, perché non si lavavano le mani e gettavano in giro le carte delle merendine". Insulti che venivano esposti pubblicamente, anche con cartelli, ai quali seguivano minacce di non toglierli. Particolarmente grave il frangente in cui il capofamiglia si è presentato alla porta di casa loro, spiegando che "i loro figli non sporcavano le scale". Di rimando la coppia ha bussato alla sua porta, prendendolo a spinte e a calci. Per tutti questi motivi il giudice ha stabilito la loro colpevolezza.

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