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Orfini (PD): “Possiamo evitare lo sgombero di Metropoliz, Gualtieri dia un segnale discontinuità”

Il deputato romano del Partito Democratico Matteo Orfini è impegnato nel tentativo di trovare una soluzione per salvare dallo sgombero l’esperienza del primo museo abitato del mondo, il Museo dell’Altro e dell’Altrove di Metropoliz. “Se dall’illegalità e dalla rottura delle norme nasce un percorso innovativo e positivo, le istituzioni hanno il dovere di trovare una soluzione per tutelarla”.
A cura di Valerio Renzi
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Matteo Orfini è convinto che l'esperienza di Metropoliz e del Museo dell'Altro e dell'Altrove, il primo museo abitato del mondo nato alla periferia di Roma dall'incontro tra il curatore Giorgio de Finis e gli occupanti dell'ex salumificio Fiorucci su via Prenestina, si possa e si debba salvare. Nonostante lo sgombero, determinato da una sentenza del tribunale che ne dispone il rientro in possesso alla proprietà, ovvero al gruppo dell'immobiliarista Salini, sembri un epilogo ineluttabile, il parlamentare dem lavora a una soluzione che non faccia perdere alla città un'esperienza per tanti versi unica.

"Credo che Metropoliz sia un modello – spiega Orfini – e che sia un dovere delle istituzioni studiarlo e sostenerlo. Siamo di fronte a un modello che nasce nell'illegalità certamente, ma le istituzioni si devono porre una domanda semplice: se dall'illegalità e dalla rottura delle norme nasce un percorso innovativo e positivo, il loro dovere è soffocarlo in nome della legalità o trovare una soluzione che tenga conto dei diritti di tutti?". Per il deputato romano non c'è dubbio che una via d'uscita diversa dallo sgombero è possibile, serve però la volontà politica.

"Siamo in una situazione paradossale in cui Metropoliz viene invitato alla Biennale dalle migliori istituzioni culturali del paese per raccontare un modello di resilienza, nello stesso momento in cui un altro pezzo di istituzioni ne chiedono lo sgombero. Di fronte a una situazione unica bisogna studiare una soluzione unica, che tenga conto di tutto". In cui quel "tutto" vuol dire non cancellare l'esperienza del museo abitato: non solo tutelare il diritto all'abitare, né tutelare solo le 700 opere di artisti di tutto il mondo, ma il modello del museo abitato. "Il fatto che pratiche sociali abbiano trovato nella cultura e nel dialogo con le pratiche artistiche uno strumento per produrre inclusione e cittadinanza è un fatto importante. – aggiunge – In una città in cui ci sono tanti esempi di fallimenti di azioni che avrebbero dovuto produrre risultati sul terreno dell'inclusione, poi ti trovi di fronte a una cosa del genere… come possiamo cancellarla?".

Una soluzione straordinaria però necessita evidentemente della volontà politica delle istituzioni chiamate a tutelare il MAAM e Metropoliz. Mentre gli attivisti hanno lanciato una campagna per far riconoscere il museo abitato dall'Unesco, la palla passa alla nuova amministrazione di centrosinistra di Roberto Gualtieri. E Orfini non ha dubbi che è arrivato il tempo di invertire la rotta: "Attorno alle idee di sicurezza e legalità si è costruita un'agenda politica della città sbagliata. Vale per le ultime tre giunte almeno, centrosinistra incluso. Se uno si trova a vivere in una situazione di emergenza abitativa, magari avendo diritto a una casa popolare, e si trova costretto a occupare per dare un tetto a se stesso e alla propria famiglia, è un atto illegale sì, ma è un atto giusto. Io penso che bisogna partire dal soddisfacimento di un diritto negato e non dalla sua conseguenza, ovvero l'atto illegale".

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