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“Candidiamo il Museo dell’Altro e dell’Altrove a patrimonio dell’umanità”

Il Museo dell’Altro e dell’Altrove, il primo museo abitato al mondo cresciuto nell’occupazione di via Prenestina alla periferia di Roma, è sotto sgombero. Per salvare un’esperienza unica e il diritto alla casa dei suoi abitanti è stata lanciata una campagna per candidare il MAAM a patrimonio dell’umanità riconosciuto dall’UNESCO, per salvare le 600 opere d’arte ma soprattutto un luogo dove le barriere tra vita e museo, tra arte e forma della città vengono meno.
A cura di Valerio Renzi
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Lo scorso sabato gli abitanti e i sostenitori del MAAM – Museo dell’Altro e dell’Altrove di Metropoliz, hanno annunciato la candidatura del primo e unico museo abitato del mondo a patrimonio dell'umanità, una campagna per chiedere alle istituzioni competenti di avanzare richiesta all‘UNESCO per riconoscere e salvare l'esperienza nata all'interno dell'ex Salumificio Fiorucci su via Prenestina alla periferia di Roma, occupato a scopo abitativo ormai più di dieci anni fa.

Qui, grazie all'intuizione di Giorgio de Finis – che del MAAM è il curatore -, e all'impegno dei Blocchi Precari Metropolitani e delle famiglie che vi abitano, hanno lasciato traccia oltre quattrocento artisti ed è nato un museo che ancora oggi continua a crescere e cambiare accogliendo circa seicento opere. Un museo unico, vivo perché abitato e vivo perché in mutamento, un'esperienza nata ai margini della città ma capace di attrarre artisti internazionali, e di far nascere un laboratorio permanente che "interroga tutti su quale museo e su quale città vogliamo", come ripete spesso de Finis.

Un'esperienza che ora rischia di sparire, perché Metropoliz e il MAAM, il museo e i suoi abitanti, sono sotto sgombero. Il proprietario dell'area, l'immobiliarista Salini, ha vinto in tribunale la causa per il rientro in possesso e non solo sessanta famiglie rischiano di rimanere senza casa. Per questo la campagna si chiama NUNESCO: il riconoscimento del MAAM come un patrimonio unico non solo per le opere d'arte che racchiude, ma per la sua commistione tra vita e museo, tra esposizione e abitare, tra arte e forma della città, per sensibilizzare le istituzioni a trovare una soluzione ma anche per annunciare di essere pronti a resistere.

"Il MAAM come le grotte di Lascaux e Altamira del Terzo Millennio, fondono l’arte e l’abitare, parola che acquista un valore sempre più ampio se riferita alla città piuttosto che al tetto. – scrivono gli occupanti – La campagna NUNESCO con cui giocosamente il museo presenta la propria candidatura prende anche le mosse dalla volontà espressa da abitanti e attivisti di proteggere l’esperienza senza eguali nata e cresciuta in via Prenestina 913. Riconoscendo il MAAM come loro abitazione irrinunciabile e degna, gli abitanti hanno scelto di rifiutare qualunque eventuale soluzione individuale tesa a porre fine a un percorso collettivo e comunitario".

La battaglia per salvare il MAAM non ha un esito scontato, quel che è certo è che è indispensabile provare a trovare una strada diversa da quella dei manganelli, serve coraggio da parte delle istituzioni e soprattutto volontà. E il prossimo sindaco di Roma non potrà fare finta di niente.

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