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Omicidio caporale Pipitone, il sospettato Mohamed Abidi è un ex calciatore del Qatar e del Bologna

Ricercato al livello internazionale perché sospettato di aver ucciso il caporale Pipitone, Abidi ha militato come calciatore negli Emirati Arabi e poi a Bologna, dove era arrivato 10 anni fa.
A cura di Emilio Orlando
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Dagli sfavillanti stadi di calcio del Qatar al marciapiede di Centocelle dove gestiva un giro di prostitute. Un parabola discendente segnata, dopo il suo arrivo in Italia, dove aveva giocato con il Bologna, da rapine, sfruttamento della prostituzione, ricettazioni e spaccio di droga.

Il suo primo arresto risale al 2015, quando venne fermato perché sospettato di per aver rapinato e violentato alcune prostitute a San Giovanni, quando era stato assolto. Poco dopo finì ancora in manette con l'accusa di traffico di droga e ricettazione. L'ultimo periodo in carcere lo aveva trascorso fino al 2018 nel penitenziario di Rieti. Nel nostro Paese, si era accompagnato con una ragazza romena, con la quale ha avuto due figlie. Era rientrato in Italia, dopo aver trascorso qualche anno in Svizzera, non più di cinque mesi fa.

Ora è ricercato per il brutale omicidio di sabato notte in viale Palmiro Togliatti dove, all'incrocio con via dei Sesami, è stato ucciso Salvatore Danilo Lucente Pipitone, sottufficiale nel reparto sanitario al policlinico militare del Celio. Ad inchiodare come principale sospettato l'ex promessa del calcio nordafricano, una testimone oculare e le immagini delle telecamere di videosorveglianza che hanno immortalato la fuga del presunto killer a bordo di una Fiat 500 Abarth a noleggio.

La donna che lo accusa è una prostituta romena che ha raccontato agli investigatori della squadra mobile di un litigio tra Abidi e la vittima, pochi istanti prima dell'omicidio. La testimone, ascoltata per ore negli uffici della sezione omicidi della questura, ha spiegato che l'infermiere militare aveva parcheggiato la sua Fiat Panda, in seconda fila accanto ad un cassonetto per la raccolta di abiti usati. Proprio in quel momento si sarebbe "materializzato" il tunisino e gli avrebbe urlato: "Quel posto è il mio!". Ma quando la vittima gli ha risposto: "Ma che vuoi?", Abidi lo avrebbe colpito alla nuca con un oggetto contundente chegli ha sfondato il cranio.

Un racconto che ha trovato conferma nei frame delle immagini acquisite dalla polizia, dove si vede anche un'altra persona fuggire insieme all'assassino. L'automobile su cui viaggiavano era stata presa a noleggio da un uomo italiano amico del principale sospettato. La foto segnaletica, con le impronte digitali di Mohamed Abidi, sono state diramate attraverso l'Interpol in Francia, in Belgio, in Svizzera e in Olanda, dove si presume che possa essere fuggito perché godrebbe di protezione da parte di amici e parenti.

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