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No a sexy shop, compro oro e sale giochi: come cambiano le regole sul commercio nel centro di Roma

Stop anche alle nuove aperture di minimarket per tre anni. Sono le nuove regole sul commercio nell’area Unesco di Roma, che ieri sono state approvate dall’Assemblea Capitolina.
A cura di Enrico Tata
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No a sexy shop, lavanderie, compro oro e sale giochi. In più saranno bloccate per tre anni le aperture di nuovi minimarket nel centro storico di Roma. Sono le nuove regole sul commercio nell'area Unesco della Capitale, che ieri sono state approvate dall'Assemblea Capitolina. Fino al 31 dicembre 2023, inoltre, sono bloccate le aperture dei laboratori artigianali e, quindi, non potranno aprire nuovi fast food, gelaterie o pizzerie a taglio. Saranno tutelate, invece, attività come librerie, antiquari, erboristerie, le botteghe storiche e le boutique d'alta moda.

"A fine anno aggiorneremo gli indici su uno studio che seguirò personalmente e regoleremo nuovamente le aperture in zona Unesco che ora avranno dei veri vincoli di serietà nei trasferimenti e dei parametri di qualità nei controlli a monte", ha spiegato il primo firmatario del provvedimento, il consigliere Pd e presidente della Commissione Commercio, Andrea Alemanni.

Le nuove regole prevedono (anche per i trasferimenti di esercizi già aperti) che non potranno aprire supermercati sotto i 2.500 metri quadrati, minimarket più piccoli di 100 metri quadrati e laboratori con meno di 80 metri quadrati di superficie. Ancora, i minimarket non potranno offrire il servizio di moneytransfer, cambio valuta o centro telefonico e i laboratori artigianali non potranno avere una superficie per il consumo sul posto dei prodotti che sia superiore al 25 per cento di quella dell'intero negozio. Se è previsto un consumo sul posto, anzi, dovranno dotarsi di servizi igienici.

Per garantire il decoro non potranno essere esposti alcolici nelle vetrine e non potranno essere installati segnali luminosi tranne che a Natale. Stop anche a carrelli, contenitori e oggetti esposti al di fuori dei negozi.

Secondo Alemanni, "la natura del problema non è nel divieto e neppure la risoluzione. Segnalo che sono 13 anni che le somministrazioni sono chiusi per ambiti, non si può aprire una somministrazione nuova nelle parti centrali della città, anche eccedendo la zona Unesco, e non ci si può neppure trasferire. E' stato risolto il problema? Forse vorrà dire che non è la chiusura per ambiti la soluzione. Sono quattro anni che abbiamo chiuso la zona Unesco alle attività artigianali e la situazione è peggiorata a detta di tutti i cittadini".

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