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L’assessora Pratelli: “La scuola è un’eccellenza quando combatte le diseguaglianze”

Un’intervista a tutto tondo con l’assessora alla Scuola di Roma Capitale Claudia Pratelli . L’occasione anche per tracciare un bilancio del bando Scuole Aperte: “Un approccio diverso alla scuola il pomeriggio, motiva e fa emergere studentesse e studenti che altrimenti siederebbero magari ai margini della dinamica educativa, li fa diventare protagonisti”.
A cura di Valerio Renzi
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La scuola pubblica sembra che è già tanto che esista e possa accogliere i bambini e le bambine, si discute troppo poco della qualità dell'insegnamento e dell'esperienza scolastica. È d'accordo?

La scuola pubblica è una delle nostre più grandi ricchezze ed è un'eccellenza quando riesce a combattere le disuguaglianze, ma va valorizzata e sostenuta a partire dal personale. Parlando della nostra scuola comunale ci sono due strategie fondamentali per migliorare il servizio che offriamo ai bambini e alle bambine e alle loro famiglie: assumere e formare. Assumere il personale vuol dire allo stesso tempo dare dignità e una prospettiva a chi insegna, e migliorare la qualità della scuola. Da qui le seicento assunzioni messe in campo, duecento già finalizzate lo scorso anno e quattrocento che saranno chiamati e chiamate a firmare quest'anno.

Nei nostri asili e scuole dell'infanzia si è rimasti un po' indietro?

La teoria pedagogica va avanti, e tutta la pubblica amministrazione si deve confrontare con un mondo sempre più complesso, non fanno eccezione nidi e scuole dell'infanzia. Aggiungiamo che noi abbiamo un'età media abbastanza alta di chi si trova in classe, che ha tanta esperienza ma anche bisogno di aggiornamento.

La formazione e l'aggiornamento per gli insegnanti però, un po' a tutti i livelli, più che un'attività programma e fondamentale sembra un obbligo da assolvere in fretta e furia…

Esattamente. A noi prima di tutto non convinceva come è stata fatta la formazione agli insegnanti negli ultimi anni, quasi sempre tutta online senza neanche la lezione in sincrono. Poi succedeva che ogni scuola sceglieva a quale programma di aggiornamento e formazione aderire. Ora invece abbiamo cambiato tutto: la formazione ha un programma triennale, con quattro moduli di cui due obbligatori per tutto il corpo insegnante. La formazione si farà esclusivamente in presenza nelle strutture educative, mettendo insieme un nido e una scuola dell'infanzia, in modo tale anche da praticare quella continuità 0 – 6 anni che non vogliamo sia solo teorica. Non solo. Vogliamo valorizzare le migliori pratiche già esistono nella nostra città sia in altri comuni, promuovendo lo scambio di esperienze e l'educazione tra pari. Stiamo tentando di fare la peer education davvero, non solo A MO’ DI slogan, valorizzando prima di tutto le competenze del nostro corpo docente.

Quali sono le priorità su cui vi state concentrando?

Abbiamo messo al centro della formazione i bisogni educativi speciali dei bambini e delle bambine, con due focus: le disabilità, e i background migratori. Una scelta dettata da alcune evidenze empiriche e dai numeri di bambine e bambini che abitano le nostre classi che hanno questo tipo di portato. È un impegno che abbiamo preso molto sul serio: il primo passo è stato la firma di un protocollo con l'Ufficio Scolastico regionale per sostenere l'accoglienza e l'inclusione di bambini con background migratorio.

La destra però si è molto arrabbiata per la formazione rivolta agli insegnanti sulla parità e contro gli stereotipi di genere. Cosa è successo?

È successo che la destra costruisce fantasmi per comprimere i diritti delle persone, e che evidentemente non vuole educare bambine e bambini alla parità. Riguardo alle nostre azioni previste dal piano formativo, è tutto scritto nella Convenzione di Istanbul sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica. Nulla di eversivo o di bizzarro. È assolutamente evidente che i modelli educativi che proponiamo dalla primissima infanzia, orientano aspirazione e aspettative delle bambine e dei bambini. È incredibile doverne parlare davvero no? Una scelta peraltro molto apprezzata dal personale educativo, e che vede coinvolti professionisti e professioniste che non hanno certo bisogno di nessun attestato da parte di Fratelli d'Italia o delle destra per fare il loro lavoro.

Ha paura che le campagne in difesa della famiglia tradizionale o contro la cosiddetta "ideologia gender" possano interferire con il vostro lavoro di formazione?

Alcuni esponenti della destra hanno dichiarato che metteremmo a rischio "la tutela dei Minori", quindi diciamo l'accusa è pesante. Secondo loro verremmo meno a una funzione fondamentale che è la tutela dei Minori, quando stiamo lavorando per prevenire e contrastare la violenza di genere. Sostengono  che “educhiamo all'omosessualità” – hanno detto proprio così e hanno usato altre formule che io francamente ancora faccio fatica a decodificare, cioè "educazione al gender in ottica lgbtq". Ma che vuol dire? Questo tipo di posizioni mi pare abbiano così scarsa aderenza con la realtà da essere frutto solo dei fantasmi di questa destra, quindi no direi che non ho paura e non siamo preoccupati.

Alcuni mesi fa avevamo parlato di un progetto su cui ha investito, anche in termini simbolici possiamo dirlo, come una start up, moltissimo della sua azione amministrativa: le scuole aperte il pomeriggio. Come sta andando? Era solo un'azione spot o si vedono risultati?

Sta andando una bomba. Lo posso dire così? L'ho detto dai. Abbiamo investito 1 milione e 700mila euro, un impegno molto importante perché sono soldi che vengono dalle casse del comune, non da trasferimenti appositi. Ma crediamo che sia un investimento che ha un ritorno più che soddisfacente. Si tratta alla fine di una piccola somma per ogni progetto, parliamo di 15.000 euro per ogni scuola che ha partecipato, però i risultati si vedono: quando vado nelle scuole a vedere come procede i docenti mi dicono che il ritorno più importante lo hanno la mattina in classe, durante l'orario curricolare.

E che vuol dire?
Che un approccio diverso alla scuola il pomeriggio, motiva e fa emergere studentesse e studenti che altrimenti siederebbero magari ai margini della dinamica educativa, li fa diventare protagonisti. I docenti ci raccontano come gli approcci educativi usati di "pomeriggio", diventano poi patrimonio di tutta l'esperienza scolastica.

Come proseguirà in futuro? Insomma: i soldi ci sono o è stata solo una buona intuizione?

Andiamo avanti e diamo continuità. Ma prima di tutto celebriamo il successo della prima edizione con una festa in molte delle scuole vincitrici del primo bando: sarà la prima Notte Bianca delle Scuole Aperte (il 7 giugno dalle 18.00 a mezzanotte), che vedrà la partecipazione anche di tanti artisti e voci che arricchiranno il programma costruito da scuole e associazioni (tra gli altri Giulio Scarpati, Carola Susani, Daniele Aristarco, Christian Raimo, Davide Orecchio, fino a Lidia Ravera, Vanessa Roghi). Abbiamo già invitato in Campidoglio tutte e 114 le scuole con dirigenti, insegnanti e le associazioni dei genitori e del terzo settore. Per ragionare su quello che ha funzionato e cosa andava migliorato. Poi abbiamo migliorato Abbiamo INFATTI invitato in Campidoglio tutte e 114 le scuole con dirigenti, insegnanti e le associazioni dei genitori e del terzo settore Poi abbiamo fatto uscire il nuovo bando con alcune novità, tra cui quella della graduatoria biennale per dare maggiore stabilità ai progetti.
Aiutiamo le scuole a farsi comunità scolastica, a essere anche agenti di richieste e rivendicazioni.

Per esempio?

Le strade scolastiche per mettere in sicurezza i bambini e le bambine e creare un territorio a loro misura. Se apriamo le scuole il pomeriggio si attivano tante energie che altrimenti rimarrebbero sopite, anche quelle dei genitori delle famiglie: ci sono tante collettività che si attivano. Sono soldi ben spesi e ne servirebbero di più.

Con il suo assessorato ha lavorato a una "Mappa della città educante", con l'idea di mettere in connessione gli enti culturali e di ricerca con la scuola. Che riscontri avete?

Anche qua: molto bene, troppo bene rispetto a quello che gli enti partner spesso sono in grado di gestire. Non abbiamo ancora i numeri ma le risposte sono state tantissime. Questa è anche un'occasione per far conoscere eccellenze e posti incredibili, stimolando i ragazzi sul loro futuro. Di recente sono stata all'Istituto superiore per il restauro con una classe, e anche per me è stata una scoperta di storie e professionalità, un'esperienza fantastica. Le nostre istituzioni culturali sono una risorsa, e sono tutto tranne che noiose. Sono sexy, coinvolgenti!

Dalle cose che funzionano quindi a quelle che, almeno per ora, hanno subito uno stop: la Corte dei Conti ha detto "no" all'internalizzazione di Multiservizi. Per lei , che viene dal sindacato e dalla sinistra era una medaglia al valore. Ora che si fa?

Si va avanti con lo stesso obiettivo. Lo abbiamo ribadito: l'orientamento politico è quello che la gestione del servizio scolastico deve essere operato tramite una società pubblica, interamente pubblica. Questa è una scelta di cui anche il sindaco Gualtieri è fortemente convinto e condivisa da tutta la giunta e la maggioranza. I nostri uffici stanno studiando i percorsi e gli strumenti per arrivare a questo obiettivo. Ovviamente facendo i conti con il parere della Corte dei Conti, di cui prendiamo atto. Tuttavia rimaniamo assolutamente convinti del fatto che la gestione diretta del servizio sia dal punto di vista dell'efficienza, della spesa e della qualità la scelta migliore. Lo ha anche confermato la due diligence indipendente che abbiamo commissionato prima di avventurarci in una scelta che, crediamo, debba essere solo il primo atto di una tendenza all'internalizzazione che rovesci l'indirizzo di questi anni.

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