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Covid 19

Cappuzzo (Ifo-Regina Elena): “Vaccinare pazienti oncologici, covid rischio per accesso a cure”

Fanpage.it ha intervistato Federico Cappuzzo, direttore di Oncologia Medica 2 dell’Istituto Nazionale dei Tumori Regina Elena. La vaccinazione contro il coronavirus, nei pazienti oncologici, deve essere una priorità, in modo da garantire l’accesso alle terapie e scongiurare eventuali ritardi nella somministrazione delle cure.
A cura di Natascia Grbic
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"La vaccinazione dei pazienti fragili, tra cui quelli oncologici, è una priorità assoluta e mi auguro che venga autorizzata presto. Il rischio maggiore che abbiamo oggi nelle persone che hanno un tumore, è quello di contrarre la malattia e ammalarsi di Covid, perché questo porta inevitabilmente a una difficoltà nell'accedere alle terapie nelle strutture dove dovrebbero essere curate". A parlare a Fanpage.it, è Federico Cappuzzo, direttore di Oncologia Medica 2 dell'Istituto Nazionale dei Tumori Regina Elena, eccellenza italiana rinomata anche in ambito internazionale per le cure e le ricerche sul cancro. Proprio ieri all'Ifo sono cominciate le vaccinazioni dei pazienti oncologici over 80. Un passo importante nella lotta contro il coronavirus, che deve coinvolgere il prima possibile tutti i pazienti affetti da tumore, non solo quelli più anziani. "Vaccinarsi è estremamente importante – spiega Cappuzzo – il paziente con diagnosi di tumore che malauguratamente si ammala di covid è un paziente che non può entrare nel reparto oncologico e non può essere sottoposto a trattamento chirurgico. Ciò porta ad attivare un ritardo in quelle terapie che sono indispensabili per provare a guarire quel paziente. Questo è il motivo per cui tutti i pazienti vanno assolutamente vaccinati, così come raccomandato dalla Società italiana di oncologia".

Le prime vaccinazioni all'Ifo-Regina Elena
Le prime vaccinazioni all'Ifo-Regina Elena

Vaccinazione dei pazienti oncologici: va inserita tra le priorità

Cosa succede se un paziente oncologico o una persona con sospetta diagnosi di tumore contrae il coronavirus? "Si bloccano i ricoveri e bisogna aspettare le negativizzazioni. Non è un'esperienza gradevole né per il paziente né per noi. Ci sono terapie da fare a casa, ma nel momento in cui il programma terapeutico è già definito. Se il paziente è nella fase dove si stanno facendo esami indispensabili per capire quale terapia fare, questo complica terribilmente la vita". Il problema si presenta anche quando un paziente deve fare il Day Hospital per la chemioterapia. "Non può accedere – continua Cappuzzo – Perché rischia di infettare sia il personale sia gli altri pazienti. È cruciale, per assicurare ai pazienti le migliori terapie, che questi non si positivizzino. Ed è il motivo per cui la vaccinazione è fortemente raccomandata". Un altro aspetto importante è che il covid, pur non influendo sullo stato del tumore, predispone maggiormente a "eventi non favorevoli".

Nella seconda ondata impatto limitato su attività oncologica

Uno dei problemi sollevati all'inizio del lockdown è stato quello del minor numero di diagnosi di cancro effettuate durante la pandemia. Molti reparti erano stati chiusi, alcune attività di screening bloccate, e soprattutto le persone non andavano in ospedale per paura di contrarre il virus. Questo ha portato a temere che, nel lungo periodo, molte persone si sarebbero trovate ad affrontare una diagnosi di tumore non più allo stadio iniziale, ma in una fase avanzata. Questo problema, spiega Cappuzzo, è stato però scongiurato: le attività sono riprese a pieno ritmo e le visite arretrate sono state recuperate. "Ci sono delle differenze importanti tra quello che è avvenuto nella prima ondata e quello che è avvenuto nella seconda. Durante la prima ondata c'è stato il blocco di molte attività sanitarie: è stata ridotta l'attività chirurgica, molti servizi di screening mammografico erano stati sospesi. L'impatto reale di questi blocchi è stato tutto sommato limitato, perché è durato al massimo un paio di mesi, ossia da metà marzo a metà maggio. Le attività poi non solo sono riprese, ma sono state recuperate le visite arretrate, in tutta Italia come nel Lazio". Nella seconda ondata l'impatto sull'attività oncologica è stato limitato: i reparti hanno lavorato a ritmi completi e non c'è stata una riduzione dei pazienti alle radiologie. "Siamo tornati alle ‘normali' liste di attesa", conclude Cappuzzo. "Ribadisco l'importanza della vaccinazione: purtroppo oggi abbiamo queste derive no vax in cui persone che fanno anche parte del mondo della politica dicono di non vaccinarsi. Non andrebbero elette, fanno disinformazione pura e mettono a repentaglio la vita della gente".

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