Falciata da un pirata della strada mentre attraversa col fidanzato: “Pensavano fossi morta, non sentivo più le gambe”

"Mi hanno travolta, ho fatto un volo e quando sono atterrata in strada ero in un lago di sangue. Il mio fidanzato pensava che fossi morta. Quando ho aperto gli occhi ho urlato: non sentivo più le gambe". Queste le parole a Fanpage.it di Caterina Pallocca, ragazza di 23 anni che nella serata del 28 ottobre scorso è stata falciata da uno scooter mentre attraversava la strada.
"Difficile dire come mi senta. Molte persone non si rendono conto della gravità di quello che mi è successo. Ho avuto la caviglia completamente rotta, sono stata sottoposta a un intervento di 7 ore: ora al suo interno ci sono diverse viti. Nell'altra gamba c'è un bel pezzo di ferro lungo tutto la tibia e il perone: si sono rotti anche quelli nell'incidente. Non pensavo che una persona potesse soffrire così tanto. La fisioterapia è molto dolorosa, ma necessaria perché bisogna guarire. Non è soltanto come sto dentro, dopo il trauma di quella sera. Ma anche come sto fuori".
L'incidente: "Non sentivo più le gambe, mi sento spezzata"
L'incidente è avvenuto lo scorso 28 ottobre, a Monterotondo, verso le 20.30. "Ero con il mio fidanzato, il giorno dopo ci saremmo dovuti alzare presto per prendere l'aereo. Avevamo aspettato a lungo quel viaggio, non vedevamo l'ora di staccare – racconta a Fanpage.it – Siamo andati a mangiare qualcosa fuori. Stavamo rientrando, raggiungevamo la macchina, era presto. Abbiamo attraversato la strada, le auto si sono fermate per farci passare". Ma non un motorino. "È passato velocissimo. Ci siamo guardati, stavamo dicendo: Questo è pazzo, dove corre? Non abbiamo fatto neanche in tempo a finire che un altro scooter mi aveva preso in pieno".
Caterina si sente ancora in difficoltà a ricordare quel momento: "Sono passate due settimane, ma ancora adesso se sento una moto correre, mi basta il rumore della moto, mi vengono crisi di pianto. Ogni volta è come rivivere quel momento. Solo ora mi rendo conto dei traumi che mi ha lasciato questo momento".
Lo scooter dopo averla travolta non si è fermato a prestare soccorso, ma è ripartito andando ancora più veloce. "Una ragazza in auto ha provato anche a seguirlo, per provare a prendere la targa. Non ci è riuscita, dopo poco l'ha perso. Ma io la ringrazierò per sempre, anche perché poi è tornata indietro per testimoniare".
Mentre il motociclista si dava alla fuga, la giovane era appena atterrata sull'asfalto, dopo un volo a causa del violento impatto. Aveva il volto completamente sporco di sangue. "Il mio fidanzato ha detto soltanto che mi ha vista volare praticamente faccia in avanti. Si è avvicinato. Pensava che fossi morta. Mi ha spostato i capelli dal volto, per vedere se respiravo – continua – Poi ho aperto gli occhi e ho iniziato ad urlare fortissimo. Alcuni residenti sono scesi, mi dicono che ancora riecheggiano le mie urla. Non sentivo più le gambe".
A quel punto non ha potuto fare altro che chiedere aiuto al fidanzato. "Mi sentivo come se non ci fossero più le gambe, come se fossero slegate dal mio corpo. Mi hanno poi spiegato che la caviglia e il piede erano messi proprio male. Poi mi ha detto di smetterla di fare domande. Non voleva, non poteva dirmelo. Ha provato a tranquillizzarmi, mi diceva che era con me e che sarebbe rimasto con me".
Con lei anche gli altri automobilisti e alcuni residenti scesi in strada per vedere cosa fosse successo. L'ambulanza è arrivata soltanto quaranta minuti dopo. Oltre agli operatori del pronto soccorso sono arrivati anche i carabinieri che hanno parlato con i testimoni e aperto le indagini sull'incidente. "Mi hanno detto che si occuperanno loro di rintracciarli. Io mi fido, sto pensando soltanto a riprendermi", aggiunge.
L'arrivo in ospedale: un'operazione lunga sette ore
Una volta arrivati i soccorsi hanno portato la ragazza in ospedale, al Sant'Andrea. "Dolori, urla, strilla. Non pensavo di poter accusare dei dolori così forti. Pensare che prima piangevo con un mal di testa – ricorda Caterina – Sono arrivata in ospedale la sera del 28 ottobre, mi hanno operata soltanto il 31. Un intervento delicato, a caviglia, tibia e perone. L'operazione è iniziata alle 14.30. Sarebbe dovuta durare tre ore, ma è terminata alle 21. Erano tutti preoccupati, in attesa".
La riabilitazione
Ora dal Sant'Andrea è stata trasferita in un centro riabilitativo. "Dovrò stare qui almeno 40 giorni. Ogni giorno faccio fisioterapia intensiva. È doloroso ma necessario – ammette – Sono praticamente allettata. Soltanto ieri mi hanno spostato su una sedia a rotelle, fino a quel momento sono rimasta sdraiata a letto".
Ogni giorno continua a svolgere la fisioterapia: "Vengono i terapisti occupazionali, stiamo valutando un supporto psicologico. Si tratta di un percorso doloroso da affrontare proprio a livello proprio fisico e poi anche ovviamente mentale. È un po' troppo da affrontare tutto insieme, sto vedendo riaffiorare tutte le mie paure".
L'appello di Caterina: "Costituitevi"
Nonostante la sofferenza che sta provando, Caterina ha lanciato un messaggio a chi si trovava in sella in quella tragica sera. "Soffro tantissimo, mi hanno spezzato la vita, ma resto fissa sul mio obiettivo", sottolinea. "A chi mi ha investito io chiedo di costituirsi. Credo tantissimo nei valori sociali di amore, educazione, resilienza, quindi di riuscire anche a poter cambiare le persone. E potrebbe succedere se soltanto si costituissero, se dimostrassero di avere una coscienza. Credo nel futuro, mi sarebbe piaciuto lavorare come educatrice in carcere – continua – Mi si spezza il cuore perché penso che oltre a tutto quello che mi hanno fatto c'è odio. Mi hanno lasciata a terra agonizzante. Se non ci fosse stato il mio fidanzato forse non sarei neanche qua a raccontarlo. Per me è un miracolo essere qui", dice, grata di poter raccontare l'incidente subito.
"Io chiedo di costituirsi per la loro coscienza. Sappiamo che si può sbagliare. Mi hai travolta e sei voluto scappare, ma dopo tutti questi giorni ti stai ancora nascondendo, forse sapendo in che condizioni mi trovo io – continua – Allora mi chiedo che valore dai alla mia vita? Perché per te non ero niente lì per terra? È quello che mi fa tanta rabbia, perché non è giusto. Ma almeno abbi la coscienza di chiedere scusa, perdono. Il coraggio di vedere ciò che mi è stato fatto. Io lo perdonerei, ma qualcosa deve cambiare. Non auguro neanche a chi guidava quella moto quello che mi ha fatto. Potevo essere l'ennesima lapide".
Oltre al dolore, non riesce a nascondere la rabbia: "È questo che mi fa andare avanti. Provo tante emozioni. La rabbia mi fa andare avanti. L'odio mi distrugge, mi ammala ancora di più. E non posso permettermelo. Io devo essere piena di amore e speranza, altrimenti non posso andare avanti neanche io", continua.
"Io voglio che chi mi ha investito paghi. Pagheranno in termini legali e sulla coscienza, questo se lo portano con loro per tutta la vita. Perché alla fine nel cuore quello che mi hanno fatto, se lo portano loro dentro", ha poi concluso.