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Anzio e Nettuno sciolti per infiltrazione mafiose: il potere della ‘ndrangheta sul mare di Roma

La decisione su proposta del Ministro dell’interno, Matteo Piantedosi: “Accertate forme di ingerenza da parte della criminalità organizzata”. La commissione d’accesso era stata nominata dopo i 65 arresti dell’operazione “Tritone”. Accertati condizionamenti anche nell’elezione dei due sindaci non indagati.
A cura di Emilio Orlando
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Dopo l'inchiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, che ha portato a sessantacinque arresti nel mese di febbraio scorso ad Anzio e Nettuno, i due comuni del litorale laziale sono stati sciolti per infiltrazione mafiosa.
"In considerazione delleaccertate forme di ingerenzada parte della criminalità organizzata – si legge nella nota del Consiglio dei Ministri -, che compromettono la libera determinazione e l’imparzialità dell’amministrazione, nonché il buon andamento e il funzionamento dei servizi, ha deliberato, a norma dell’articolo 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, lo scioglimento dei consigli comunali di Cosoleto (RC) e Anzio (RM) e l’affidamento della gestione degli enti a commissioni straordinarie appositamente nominate, per un periodo di diciotto mesi".

Come già annunciato da Fanpage.it nei mesi scorsi, per Nettuno è il secondo scioglimento di un per condizionamento mafioso dopo quello di novembre di 17 anni fa, nel 2005. Il provvedimento ha messo in evidenza come, secondo quanto emerso dalle intercettazioni utilizzate per l’operazione "Tritone" risalente allo scorso febbraio che aveva portato all’arresto di ‘ndranghetisti legati ai clan Madaffari, Gallace, Perronace e Tedesco, il sistema politico veniva condizionato ed indotto a dare incarichi per appalti pubblici a ditte e società legate alla locale di ‘ndrangheta. Qui la mafia di origine calabrese non aveva solo trapiantato dei propri adepti, ma aveva riprodotto l'intera organizzazione con una "locale", autorizzata a "battezzare" i nuovi aderenti e anche di conferire i gradi superiore della "onorata società".

Dall’inchiesta sono emersi anche pesanti condizionamenti nelle campagne elettorali che portarono all’elezione dei sindaci Candido De Angelis ad Anzio e di Alessandro Coppola a Nettuno, entrambi non indagati. L'approfondito esame dell’attività amministrativa dei due enti locali da parte della commissione d'accesso nominata dall'allora Prefetto di Roma Matteo Paintedosi, oggi Ministro degli Interni, analizzò gli elementi venuti alla luce dalla inchiesta della DDA, sui gruppi criminali operanti sulle due località balneari, dove il "contagio" mafioso aveva turbato affidamenti per lavori di piccoli importi, nell'edilizia cimiteriale e in altri settori del terziario legati ai lidi balneari in concessione.

Nei prossimi giorni l’autorità giudiziaria competente, in questo caso la Procura Antimafia e il Tribunale per le Misure di Prevenzione, decideranno sull'eventuale applicazione delle misure di prevenzione agli amministratori locali maggiormente compromessi, anche se non direttamente indagati. "L'appalto ce lo famo noi…", commentavano così diceva alcuni degli appartenenti al clan Madaffari, la spartizione delle gare d'appalto, in un'intercettazione annotata dalla Direzione Distrettuale Antimafia. Le irregolarità e gli atti d'affidamento sospetti, acquisiti dalla commissione d'accesso hanno riguardato i settori particolarmente permeabili all'infiltrazione criminale, quelli legati agli stabilimenti balneari ai rimessaggi nautici, e quello dell‘edilizia cimiteriale, dove negli anni, nei due comuni sarebbero stati effettuati lavori di ampliamento e ristrutturazione da ditte in affidamento diretto anche nelle giunte precedenti a quelle elette nel 2018.

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