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19 arresti a Latina, scacco ai clan Travali e Di Silvio: accusati di spaccio, estorsione e omicidio

Spaccio, estorsioni, gambizzazioni e omicidi: sono questi i reati di cui sono accusati diversi esponenti del clan Travali e Di Silvio, arrestati questa mattina dalla Polizia di Stato di Latina in una grossa operazione antimafia scattata all’alba. A tutti è contestata l’aggravante del metodo mafioso.
A cura di Natascia Grbic
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Diciannove persone sono state arrestate questa mattina dalla polizia di Latina: si tratta di uomini accusati di essere esponenti e fiancheggiatori delle famiglie malavitose Di Silvio e Travali, conosciute nel capoluogo per la consistente attività criminale. Sono tutti indagati a vario titolo di associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, aggravata dal metodo mafioso, estorsioni aggravate anch’esse dal metodo mafioso, e dell'omicidio avvenuto a Latina nel 2014 di Nicolas Adrian Giuroiu, aggravato dalla finalità di agevolazione mafiosa. In diciotto sono finiti in carcere, mentre per una persona sono stati decisi gli arresti domiciliari. L'inchiesta è stata condotta dagli inquirenti anche con le testimonianze di alcuni collaboratori di giustizia, che incrociate con quelle delle vittime, hanno permesso di ricostruire e accertare il modus operandi dei clan, da sempre temuti nella zona di Latina.

Lo spaccio punto cardine del clan Travali

L'inchiesta che ha portato all'arresto di diciannove persone si riconnette a un'indagine del 2015 che aveva riguardato l'associazione a delinquere comandata da Costantino ‘Chà Chà' Di Silvio, un gruppo strutturato su base territoriale e su legami di natura familiare, che con il tempo si è affermato in tutta la zona nei settori dell’usura, dell’estorsione, della detenzione di armi e nello spaccio di sostanze stupefacenti. Le indagini hanno portato a scoprire nella zona di Latina un'organizzazione criminale facendo capo al clan Travali che aveva il suo perno nello spaccio di droga non solo a Latina ma anche fuori città. Per controllare le piazze di spaccio, il gruppo non si faceva problemi a usare le armi per intimidire i concorrenti e i gruppi rivali, che o pagavano ‘il pizzo', oppure dovevano lavorare per loro. Chi voleva comprare droga da qualcun altro, era minacciato con pistole e fucili, che gli esponenti del clan non si facevano problemi a usare, come dimostra anche l'omicidio avvenuto nel 2014. Nelle indagini è emerso anche come un membro del clan, detenuto in carcere, continuava a gestire lo spaccio dopo aver corrotto alcuni pubblici ufficiali anche per godere di alcuni privilegi rispetto agli altri detenuti.

Estorsioni e ricatti per avere denaro

Nel dettaglio, il gruppo Travali ha gambizzato un pusher per costringerlo a comprare la droga dai loro fornitori e a spacciare per loro. Nel caso di rifiuto, avrebbe dovuto dargli 30mila euro. Stessa cosa nei confronti di un altro pusher, al quale è stata danneggiata la macchina e devastato il negozio, sempre con le stesse minacce. Un modus operandi, quello del clan, che per gli inquirenti è "assolutamente sovrapponibile a quello delle organizzazioni criminali di matrice mafiosa". I membri del gruppo riuscivano a ottenere il silenzio delle loro vittime paventando ritorsioni se avessero parlato: e così le persone non denunciavano, continuando a pagare il pizzo. Tra le vittime, commercianti, imprenditori, professionisti, semplici cittadini, anche tifosi del Latina Calcio.

Il ruolo nell'omicidio di Nicolas Adrian Giuroiu

Nelle indagini è stato chiarita anche la partecipazione di un membro della famiglia Travali all'omicidio di Nicolas Adrian Giuroiu, un cittadino rumeno ucciso a Latina nel marzo 2014. Si trattava di un omicidio su commissione, ideato e pianificato da altre persone esterne al clan Travali, che però aveva voluto partecipare per dimostrare la propria caratura criminale alle altre organizzazioni della zona. E così uno dei Travali aveva fornito le armi agli spacciatori di fiducia e fatto da staffetta con la propria macchina nella fase di rapimento della vittima.

 

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