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Riforma pensioni, per il 2019 il governo studia la “quota 100 light”: ecco di cosa si tratta

La Lega punta all’introduzione di una riforma pensionistica basata sulla cosiddetta “quota 100” light, ovvero di consentire ai contribuenti di poter andare in pensione quando la somma dell’età anagrafica e degli anni contributivi versati raggiunge almeno il numero 100. Nella versione “morbida”, l’esecutivo potrebbe prevedere un’età minima pensionabile pari a 64 anni.
A cura di Charlotte Matteini
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Come più volte ribadito sia da Matteo Salvini che da Luigi Di Maio, la priorità del governo è il superamento della riforma Fornero. La Lega punta all'introduzione della cosiddetta "quota 100", ovvero di consentire ai contribuenti di poter andare in pensione quando la somma dell'età anagrafica e degli anni contributivi versati raggiunge almeno il numero 100.

Al momento non è ancora stato predisposto un puntuale testo di legge a riguardo, ma nel contratto di governo siglato a giugno da Lega e Movimento 5 Stelle si prevedeva "l'impegno a provvedere all'abolizione degli squilibri del sistema previdenziale introdotti dalla riforma delle pensioni cd. ‘Fornero', stanziando 5 miliardi per agevolare l'uscita dal mercato del lavoro delle categorie ad oggi escluse. In particolare daremo fin da subito la possibilità di uscire dal lavoro quando la somma dell'età e degli anni di contributi del lavoratore è almeno pari a 100, con l'obiettivo di consentire il raggiungimento dell'età pensionabile con 41 anni di anzianità contributiva, tenuto altresì conto dei lavoratori impegnati in mansioni usuranti".

Il governo prevede dunque un costo per la riforma pari a 5 miliardi di euro circa, ma secondo l'Inps presieduta da Tito Boeri rispristinare le pensioni di anzianità significherebbe "ridurre il reddito netto dei lavoratori in quanto avremmo non solo più pensionati ma anche meno lavoratori, ciascuno dei quali con un fardello ben più pesante sulle proprie spalle". Con il ripristino delle pensioni di anzianità con quota 100, secondo Tito Boeri l'Italia si troverebbe ad avere immediatamente circa 750.000 pensionati in più con un costo totale più vicino ai 15 miliardi per il primo anno e ai 20 miliardi all'anno per i successivi che ai 5 prospettati dal governo Lega-M5S.

Per ovviare alla problematica, l'esecutivo punta all'introduzione di una riforma del sistema pensionistico più morbida di quanto inizialmente prospettato, in modo tale da controllarne i costi e renderla meno impattante (avendo inoltre promesso che la legge di bilancio terrà conto dei vincoli Ue che dunque non verranno infranti, ndr). In sostanza, allo studio ci sarebbe una proposta che prevede una "quota 100" light totalmente contributiva per il 2019 con età minima pensionabile pari a 64 anni (e dunque che non prevede la possibilità di uscire dal mondo del lavoro con 41 anni di contributi a prescindere dall'età come da pensione d'anzianità) e il conteggio dei cosiddetti contributi figurativi per un massimo di due annualità: in questo modo la riforma costerebbe circa 4,7 miliardi di euro. Solo a partire dal 2020, dunque, la quota 100 entrerebbe gradualmente a regime.

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