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Renzi: “Nessun seggio sicuro e non ricandideremo tutti”. Spuntano le deroghe per Gentiloni e i ministri

Nell’ambito della Direzione Nazionale del Partito Democratico, il segretario Matteo Renzi ha proposto una serie di deroghe allo statuto per permettere al premier Paolo Gentiloni e ai ministri con più di 15 anni di mandato parlamentare alle spalle di potersi candidare alle prossime elezioni.
A cura di Charlotte Matteini
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Sarebbe in atto un complotto contro il Partito Democratico. A sostenerlo è il segretario del Pd, Matteo Renzi, nell'ambito della relazione di apertura in Direzione Nazionale. “C’è un disegno contro di noi, contro il Pd, è evidente. La vicenda dei sacchetti è emblematica di un certo tipo di sguardo sulla realtà che va combattuto”, ha spiegato Renzi ai dem presenti alla riunione nazionale del Partito Democratico dedicata alla costruzione delle liste elettorali nell'ambito della quale la dirigenza del partito dovrà scigoliere numerosi nodi indigesti, dalla concessione di deroghe per le candidature off limits fino alla "spartizione" dei collegi uninominali e alla costituzione delle alleanze con le liste di coalizione collegate come +Europa di Emma Bonino e Civica Popolare di Beatrice Lorenzin. Nell'ambito della relazione, il segretario del Pd ha avanzato inoltre alcune proposte e chiesto all'assemblea di concedere la deroga per la candidatura al presidente del Consiglio Paolo Gentiloni e ad altri ministri in carica – i quali, avendo raggiunto i 15 anni massimi di legislatura parlamentare previsti dallo statuto del partito, non potrebbe candidarsi.

“Da oggi stesso concediamo la deroga per il presidente del Consiglio e per i suoi ministri. È una valutazione politica. Il presidente del Consiglio farà il presidente del Consiglio, ma se lui e i ministri saranno in campo, come credo, sarà positivo per rafforzare non solo il lavoro di squadra ma anche un team più credibile degli altri”, ha detto Renzi. “La decisione sulle deroghe dei parlamentari la lascerei a margine, la possiamo prendere solo quando sarà chiaro il quadro sulle liste”, ha aggiunto il segretario del Pd.

"Ho scelto di iniziare con il primo nome per il Parlamento con un uomo che vive in una delle realtà in cui abbiamo fatto più fatica, in un’area culturale alla quale siamo orgogliosamente affini e che lavora in prima linea tutti i santi giorni: Paolo Siani è il nostro primo candidato. Già nelle prossime ore annunceremo altre personalità: abbiamo chiesto a una personalità della Cgil, Carla Cantone, e lei ha accettato”, ha annunciato Renzi nel corso della riunione. "La garanzia dei posti in Parlamento non c'è senza un quadro che ora manca. Ha un posto sicuro solo chi si prende il voto sul collegio, dobbiamo essere chiari. L'idea che esistono posti intoccabili non è vera, se c'è una squadra coesa molto, se non tutto, è contendibile. Un terzo dei seggi viene attribuito alla coalizione, che mette insieme tutto il contrario di tutto. E così nei collegi il centrodestra che non è competitivo su base nazionale, lo è. Gli spazi si riducono, deputati e senatori uscenti non saranno tutti riportati nel Parlamento, anche perché un partito non si può riproporre con gli stessi volti".

"La discussione interna al partito sul dopo propongo di farla dopo le elezioni: in questi 46 giorni, si va casa per casa. Ogni ragionamento sul dopo si fa dopo. Il messaggio al Pd è basta discussioni e polemiche, ora a testa alta in campagna elettorale", ha proseguito il segretario Dem.

"Il lavoro generoso di Fassino sta portando alla chiusura di una coalizione per la quale abbiamo aperto, oltre a Svp e Patt, ad altri tre soggetti politici, la lista Civica e popolare di Lorenzin, la lista Insieme, che include i Verdi e chi aveva iniziato con Pisapia, e la lista +Europa con Emma Bonino. Sulla coalizione non allarghiamo il ragionamento troppo, abbiamo due terzi dei seggi su base proporzionale, abbiamo la possibilità di fare un grande risultato. Il Pd è in lotta con il M5s per il primo posto, puntiamo lì, ad essere il primo partito d'Italia. La battaglia va fatta con il simbolo Pd. La nostra coalizione è in grado di avere un buon risultato non solo nelle regioni centrali", ha proseguito Renzi parlando delle future alleanze in gioco.

Rispetto ai programmi elettorali, Renzi ha annunciato che il Pd punterà molto sull'Europa: "Il giorno zero della campagna elettorale sarà sabato a Milano. Credo sia cruciale insistere su questo argomento: l'Europa come punto di riferimento, senza le fughe dei ‘boh euro' o ‘no euro' che mettano in discussione l'appartenenza a questa grande storia. L'Europa sarà il primo punto della campagna elettorale. Il primo punto è più politica in Europa che significa rifiutare l'impostazione tecnocratica, andare verso l'elezione diretta del presidente della Commissione, l'accorpamento in una stessa figura del ruolo del presidente della Commissione e del presidente del Consiglio. Intanto, lavoriamo su un programma che raccolga tutte le considerazioni dei dipartimenti, tutte le espressioni della conferenza programmatica di Napoli. Il lavoro di Nannicini, ancora in itinere, è di grandissimo livello e sta recuperando una connessione rispetto alle varie sensibilità del partito", ha concluso il segretario del PD.

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