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Opinioni

Quarto, ovvero quando il Movimento 5 Stelle è vittima di sé stesso

Il caso Quarto è la dimostrazione più evidente della follia del cieco giustizialismo applicato alla politica. E delle tante contraddizioni legate alla prassi, grillina e non solo, dell’utilizzo strumentale e distorto delle vicende giudiziarie ai fini di meri calcoli politici.
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Qualche settimana fa Roberto Saviano scriveva sul Post uno dei pezzi più condivisi dell’anno: “La moglie di Cesare e il padre di Maria Elena Boschi”. In sostanza si chiedeva al ministro Maria Elena Boschi, il cui padre è coinvolto nel caso Banca d’Etruria, di rassegnare le dimissioni poiché “la moglie di Cesare deve essere al di sopra di qualunque sospetto”. Il riferimento di Saviano era a Pompea, seconda moglie di Giulio Cesare, ripudiata dal marito poiché accusata di tradimento. Pur credendo alla sua innocenza, Cesare spiegò di aver divorziato comunque perché “la moglie di Cesare deve essere al di sopra di ogni sospetto”.

Ecco, una logica di questo tipo è da sempre professata dal Movimento 5 Stelle per quel che concerne la possibilità di accesso alle cariche pubbliche. Al di là del dibattito su “giustizialismo / garantismo” (personalmente considero inconcepibile e aberrante la linea di Saviano, applaudita a scena aperta dai grillini), la rigidità del Movimento 5 Stelle sulla questione “politica pulita” è un dato di fatto. Ripeto, prima ancora di scendere nel merito della questione (che è complessa, come molte delle cose che riguardano politica / propaganda / magistratura / criminalità), la prassi adoperata in ogni circostanza dai grillini è stata di una rigidità unica. Chiara, decisa, lapidaria, senza tentennamenti. Del resto, verrebbe da aggiungere, quando è capitato che il M5S scendesse nel merito delle singole questioni in presenza, non dico di una condanna, ma semplicemente di una indagine, di una intercettazione, di uno spiffero riguardante un esponente di altre forze politiche?

È una questione “pregiudiziale”, ci hanno sempre ripetuto dal M5S. Ci sono valori non negoziabili, come onestà, trasparenza, integrità morale, sui quali non possiamo tollerare neanche il minimo dubbio, ci hanno detto più volte. In un momento di emergenza democratica, di crisi della credibilità della politica e di illegittimità morale degli uomini delle istituzioni, non si possono usare mezze misure, ci hanno spiegato con insistenza. Non c’è garantismo che tenga quando si è chiamati a occuparsi della cosa pubblica, ci hanno bacchettato spesso.

Ora che uno spiffero, una intercettazione, una mezza indagine e tanta confusione toccano uno dei primi esperimenti di amministrazione 5 Stelle, che succede? Cambia tutto? Si scende nel merito? Si valuta caso per caso? Si crede alla buona fede del politico? Si attendono le indagini? Si cercano conferme sull’attendibilità delle accuse? Si critica il modo in cui tale materiale è stato dato in pasto ai giornali? Si ricostruisce il ciclo di costruzione della notizia? Si dà spazio, modo e tempo alla persona oggetto delle accuse di replicare, spiegare, chiarire? Si opera una netta distinzione tra rei, presunti rei e persone finite nel fuoco di fila senza responsabilità? Si ricorda il lavoro fatto proprio dal politico coinvolto, contro la camorra e non solo? Si evita di chiedere ai "vertici del partito" di dissociarsi, quasi fossero anche loro colpevoli?

Attenzione, qui non stiamo parlando nemmeno del "beneficio del dubbio". Non è in discussione, almeno non ora e non in questa sede, l'onestà del Sindaco Rosa Capuozzo (che della vicenda ci ha parlato in questi termini e che, a parere di chi scrive e salvo ulteriori elementi, fa bene a restare dov'è); nessuno ha intenzione di prendere per oro colato le parole di presunti camorristi; nessuno immagina che si possa censurare un amministratore solo perché secondo qualcuno sarebbe stato "eletto con i voti della camorra". Almeno fino a che la magistratura non si pronuncerà. Certo, a Quarto è stato combinato un pasticcio assurdo (ma questo lo sanno bene anche nel M5S) e sicuramente la gestione dell'intera vicenda non è stata delle migliori (tra ritardi, omissioni, ricattucci, beghe di quartiere e fantasmi del passato), peraltro in un Comune in cui la gestione della cosa pubblica fa i conti da tempo con commistioni, ingerenze e prepotenze della camorra.

Qui però il punto è prettamente politico. E svela le contraddizioni e i limiti del progetto politico grillino per quel che concerne l'utilizzo strumentale e distorto delle vicende giudiziarie.

Per ora il Sindaco M5S di Quarto ribadisce la sua volontà di resistere. Di Battista parla di "macchina del fango". Sibilia dice che "tanto arrestano sempre quelli del PD". La nota ufficiale del Movimento parla dei legami del PD con la criminalità organizzata.

Ecco, non mi sembra esattamente il modo migliore e più serio per affrontare una questione che è invece decisiva.

UPDATE – Roberto Fico dimostra di avere una visione leggermente diversa (e più completa, aggiungerei) della questione e al Fatto spiega: "A Quarto valutiamo ogni strada, compreso lo scioglimento del Comune. Quel che è certo è che l’ex consigliere comunale indagato è stato subito espulso dal M5s, e il sindaco Rosa Capuozzo sta portando avanti una battaglia di legalità: siamo con lei […] Noi come M5s e come amministrazione siamo parte lesa, lo afferma anche la magistratura. […] Vogliamo attendere la chiusura delle indagini, per avere un quadro chiaro […] La garanzia per noi e per i cittadini è che chi non restituisce i soldi o chi non rispetta il programma e i nostri valori, viene subito cacciato dal M5s. E i primi a essere mandati via sono quelli che non hanno comportamenti onesti. Non distinguiamo tra le cose infinitesimali e quelle enormi. Non siamo come gli altri partiti, che si girano dall’altra parte.".

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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