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Processo Ruby, Silvio Berlusconi colpevole: condannato a 7 anni

I giudici hanno deciso sul caso Ruby a carico di Silvio Berlusconi. Il Cavaliere è colpevole di concussione e prostituzione minorile. Nei confronti dell’ex premier anche l’interdizione dai pubblici uffici. Questa la sentenza di primo grado. Ghedini ha già annunciato che ricorrerà in appello.
A cura di Biagio Chiariello
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I giudici della quarta sezione del tribunale di Milano, presieduti da Giulia Turri, si sono riuniti in camera di consiglio e hanno espresso il verdetto di primo grado per il Processo Ruby. Silvio Berlusconi è stato dichiarato colpevole di concussione e prostituzione minorile e condannato a 7 anni. Nei confronti dell'ex premier anche l'interdizione dai pubblici uffici. Al trio tutto femminile del collegio, Giulia Turri (presidente), Orsola De Cristofaro, Carmela D'Elia, l'ultima parola sul caso. La prima reazione è quella dell'avvocato dell'ex premier Niccolò Ghedini: "Sentenza al di fuori della realtà e degli atti processuali". Ghedini ha annunciato che farà appello. Ci sono infatti altri due gradi di giudizio prima che la sentenza diventi definitiva. Il tribunale ha deciso anche di rinviare al pm le carte per valutare l'eventuale falsa testimonianza di una lunga serie di testimoni che hanno sfilato davanti alla corte.

Per il Cavaliere l'accusa aveva chiesto una condanna a sei anni, cinque per concussione e uno per prostituzione minorile, oltre all’interdizione perpetua dai pubblici uffici e la proibizione ad assumere incarichi in strutture frequentate abitualmente da minori. La difesa chiedeva l’assoluzione piena di Berlusconi, o in subordine, il trasferimento di tutti gli atti e del processo alla procura di Monza che, a loro giudizio, sarebbe quella competente a livello territoriale per giudicare l'ex premier.

In Aula, oggi non erano presenti i protagonisti principali del Processo Ruby: innanzitutto Berlusconi, poi la sua principale "nemica", Ilda Boccassini, grande accusatrice in vari processi che riguarda il Cav. Al suo posto c'era il procuratore capo di Milano, Edmondo Bruti Liberati. Assente anche la stessa Karima El Mahroug Karima che, insieme ai funzionari della questura di Milano che non si sono costituiti parte civile, rappresenta le parti lese. C'è da dire che la difesa, in extremis, ha prodotto un’ultima mossa: un memoriale  di 7 cartelle, redatto insieme agli avvocati Niccolò Ghedini e Piero Longo.

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