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Opinioni

Presidenziali USA 2012: Barack Obama verso la rielezione, Repubblicani senza un “leader”

A meno di un anno dal voto per le Presidenziali, sono ancora molte le incognite di una consultazione che si preannuncia serrata ed incerta. A cominciare dal nome dello sfidante di Barack Obama.
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Elezioni Presidenziali USA 2012

Manca ormai poco meno di un anno alle prossime elezioni Presidenziali statunitensi. Infatti il 6 novembre 2012, come di consueto di martedì, gli elettori statunitensi saranno chiamati alle urne per eleggere il successore di Barack Obama. Ovviamente sono molte le incognite di un voto che rischia di essere cruciale anche e soprattutto per gli equilibri internazionali, proprio in virtù del "particolare ed incredibilmente complesso momento storico" che sta attraversando l'intero Occidente. Ma andiamo con ordine, cominciando dalla ormai praticamente certa ricandidatura del Presidente in carica. Un Barack Obama che, eletto con enormi aspettative e con la responsabilità di una sostanziale inversione di rotta rispetto alla "reggenza repubblicana" di George W. Bush, arriverà all'appuntamento elettorale dopo aver attraversato (quasi indenne) la fase più dura del suo mandato.

Barack Obama verso la rielezione?

Una gestione su cui pesa lo spettro della crisi economica, con il dramma sfiorato della bancarotta superato grazie ad un "sanguinoso accordo" con i repubblicani, la cui maggioranza al Congresso ha finito con l'essere un ostacolo insormontabile per la realizzazione delle complesse riforme promesse in campagna elettorale. E, inutile dirlo, l'America tre anni dopo la sua vittoria elettorale è completamente diversa da come l'aveva immaginata, raccontata ed idealizzata Obama: un tasso di disoccupazione altissimo ed un generale impoverimento, una perdita di centralità sullo scacchiere internazionale ed un clima sociale attraversato da tensioni fortissime, come evidenziato eloquentemente dall'attività di Occupy Wall Street. L'incapacità – impossibilità di portare a compimento una vera e propria rivoluzione, gli eccessivi tentennamenti in materia di politica fiscale, la confusa e controversa genesi della riforma sanitaria e le troppe concessioni alle "correnti" interne a dispetto della linea imposta inizialmente: sono questi i punti sui quali si sta concentrando la polemica dei repubblicani e sui quali i vari candidati stanno impostando la propaganda elettorale. D'altro canto però, il Presidente della nuova politica estera, dell'approccio conciliante e collaborativo, arriverà alla verifica elettorale forte di alcuni "risultati" inseguiti invano dalle precedenti amministrazioni. Ironia della sorte, come hanno sottolineato gli analisti statunitensi, sono proprio i "trofei di guerra" (perdonateci l'espressione cruda e d irrispettosa) ad aver rinsaldato il consenso di Obama all'interno di quella middle class che costituisce ormai la sua vera base elettorale.

La difficile rincorsa dei Repubblicani

Del resto, il Partito Repubblicano arriverà in una situazione del tutto particolare all'appuntamento elettorale, dopo essere riuscito in maniera piuttosto efficace a "mettersi di traverso" e ad imporre compromessi sostanziali all'amministrazione Obama. Il grande problema dei repubblicani è però rappresentato dall'assenza di una leadership autorevole e riconosciuta, un candidato che sia in grado di raccogliere consensi anche tra l'elettorato democratico, preservando allo stesso tempo lo "zoccolo duro" repubblicano. Insomma, un candidato di grande carisma che riesca a convogliare l'entusiasmo dei tanti delusi dal Presidente ma che allo stesso tempo sia in grado di sintetizzare spinte ed orientamenti diversi, senza alienarsi il consenso della vera novità degli ultimi anni, rappresentata dalla crescita in "valore, aggressività ed autorevolezza" del cosiddetto Tea Party, ovvero l'ala intransigente e conservatrice (per quanto minoritaria) della galassia repubblicana. Un candidato che, a conti fatti e stante la decisione di non correre di Sarah Palin, la governatrice dell'Alaska e (forse) numero uno del Tea Party, manca sotto le insegne dell'elefante.

Candidati-Repubblicani2012

In corsa per la nomination restamo al momento in otto: Mitt Romney, stimato ex governatore del Massachussets, da molti considerato il vero anti – Obama; Newt Gingrich, ex portavoce al Congresso e politico di lungo corso; Herman Cain, uomo d'affari "coinvolto a vario titolo" in inchieste su presunte molestie sessuali; Rick Perry, Governatore del Texas la cui ascesa è stata frenata da alcuni clamorosi scivoloni nei dibattiti pubblici; Ron Paul, parlamentare texano che sta investendo molto nei primi stati in cui si terranno le primarie (Iowa in particolare); Michele Bachmann, unica donna in corsa, che può contare sul sostegno dei Tea Party e che si è lasciata andare ad alcune dichiarazioni piuttosto decise, soprattutto in materia di politica estera; Jon Huntsman, apprezzato ambasciatore statunitense in Cina che sembra aver riguadagnato terreno dopo i primi duelli televisivi; Rick Santorum, senatore della Pennsylvania impegnato in una difficile rincorsa.

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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