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Siamo tutte puttane

Nella giornata mondiale contro la violenza sulle donne è importante parlare di una violenza subdola e strisciante che non è che l’anfratto culturale in cui si nasconde il germe del femminicidio: il sessismo.
A cura di Charlotte Matteini
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Sessismo
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Oggi in tutto il mondo, come ogni 25 novembre dal 1999, si festeggia la giornata mondiale contro la violenza sulle donne. L'argomento tocca corde sensibili e apre aspri dibattiti politici e sociali. Le fazioni si scornano, i fautori del fronte che rinnega a tutti i costi l'esistenza di sessismo, misoginia e maschilismo e l'altra, quella del femminismo duro e puro. Da una parte i detrattori vergano editoriali su editoriali e pagine su pagine nel tentativo di sostenere che il sessismo non esiste, è tutta una macchinazione del politically correct e che, alla fine, certi insulti e giudizi le donne se li meritano perché fanno parte del cosiddetto pacchetto "parità dei diritti". Dall'altra parte il fronte femminista organizza girotondi, manifestazioni e campagne di sensibilizzazione che puntano a difendere il diritto alla libera scelta di ogni donna. Ma attenzione: non la libertà in tutte le sue sfaccettature, ma solo quella che secondo il gruppo è la giusta libertà di cui si può godere. Nel mezzo, la realtà che si delinea analizzando anche le semplici discussioni sui social network, spaccato della cosiddetta "pancia del Paese reale", restituisce un'immagine molto più complessa della mera riduzione di due tifi contrapposti che si danno battaglia. Non ti depili per dimostrare la tua superiorità morale? Bravissima, la femminista plaudirà e dirà fai bene a ribellarti a questi antichi schemi patriarcali. Però se sogni nella tua vita di fare la velina, beh probabilmente non avrai altre qualità o forse punti a scalare la società civile attraverso metodi poco ortodossi.

Ti innamori del capo? Sicuramente punti a qualcosa, impossibile sia sincero. Vai a letto con qualcuno la prima sera? Sei una zoccola, senza amor proprio. Hai una professione di prestigio e sei carina? Avrai sicuramente dato qualcosa in cambio per arrivare lì dove sei. Paradossi e stravaganze che affondano le radici nella stessa melma mentale: il pregiudizio. Il sessista, sostanzialmente, è una persona di qualsiasi genere che si arroga il diritto di scegliere cosa è giusto e cosa è sbagliato per un'altra donna, parametrando le scelte di una persona al suo personale vissuto e bollando tutto ciò che considera fuori dai suoi schemi interpretativi come qualcosa di sbagliato. E' un qualcosa che i maschi non vivono sulla propria pelle, questo fenomeno – è un dato di fatto – colpisce solo ed esclusivamente le donne. Se il femminicidio non è che la punta dell'iceberg – e nonostante sia un atto aberrante anche in questo caso è facile trovare qualche genio che dirà "eh, ma per paura di stare da sola si teneva quello che la picchiava. Se l'è cercata" – c'è una violenza sulle donne ben peggiore, peggiore perché più subdola e latente, ed è quella del sessismo.

E di esempi ce ne sono molti, basta un semplice dibattito per comprendere che le reazioni a una critica che proviene da una donna, o i racconti di una vita vissuta in una maniera considerata troppo libertina dai più, scatenano sempre un preciso format che va degenerando di commento in commento. Scrivi di un argomento prettamente maschile e l'interlocutore non è d'accordo con te? Nell'ordine sottolineerà la tua appartenenza a un genere considerato inferiore, infierirà sostenendo che dovresti tornare a occuparti di ciò che più ti si confà – stare in cucina, fare la mamma, scrivere di qualcosa di meno impegnativo se proprio non puoi esimerti dal lavorare – sminuendo il desiderio di indipendenza e realizzazione che ogni essere umano, non importa quale sia il suo genere, cova nel profondo. E, infine, se proprio proprio la donna riesce inaspettatamente a mettere nell'angolo il suo interlocutore, la discussione inesorabilmente finirà con un laconico "troia". Un copione già visto centinaia di migliaia di volte. Un tema troppo spesso ignorato o deriso, bistrattato e sminuito. Oggi a tirare fuori il tema degli insulti sessisti sul Web è stata la presidente della Camera Laura Boldrini, che della battaglia contro il sessismo è diventata ormai, suo malgrado, un simbolo. In risposta agli screenshot di seri insulti a lei rivolti nel corso del tempo, si sprecavano i commenti in difesa di quella che per alcuni è solo libertà di espressione esercitata in maniera pittoresca. Come se dare della troia a una donna di cui non si condividono le posizioni politiche fosse la normalità, come se servisse a qualcosa. Il sessismo non è poi un così grande problema, basta rispondere a tono secondo molti.

E allora qui prendiamo il caso di Tiziana Cantone, la trentenne che a metà settembre si è suicidata per la gogna mediatica causata dalla diffusione di alcuni porno amatoriali girati consensualmente qualche mese prima e sfuggiti al suo controllo. In rete, tra parodie e meme, si trovano migliaia e migliaia di insulti pesantissimi, elargiti con somma generosità dal solito branco di fustigatori del Web senza macchia e senza paura. L'essere troppo libertina non va bene. Insomma, la libertà sì, ma solo fino a un certo punto. Se quel punto lo sorpassi, io mi sento libero di lapidarti virtualmente perché te lo meriti, te la sei cercata. Quel "te la sei cercata" che diventa sempre più una costante, tirata fuori spesso e volentieri per giustificare chi commette abusi psicologici e sessuali. Poveraccio, alla fine l'uomo è fatto di carne e se tu sei così disinibita gli porgi sul piatto d'argento l'occasione e l'occasione fa l'uomo ladro.

Lo stupro è una reazione a una libertà troppo sbandierata. Basta stare un po' più accorte e nulla succede. Alle brave ragazze nulla succede, a quelle che mettono quelle minigonne un po' così, insomma, che rispetto si aspettano e loro per prime non ne hanno per loro stesse? E via così, l'elenco di potenziali esempi è lunghissimo e si aggiorna ogni minuto. E' una questione di mentalità da eradicare completamente e a questo dovrebbe servire la giornata mondiale della violenza sulle donne: a sensibilizzare quell'opinione pubblica, composta indifferentemente da maschi e femmine, che trova giusto giudicare per il gusto di scagliarsi contro un colpevole a caso. E la vittima diventa carnefice, la donna libera si trasforma nella troia senza valori, quella in carriera in una reietta partorita dalla società moderna che rinnega. La verità è che qualsiasi cosa si faccia nella vita ci sarà sempre qualcuno pronto a criticare e vessare perché quel dato vissuto non corrisponde a ciò che idealmente nella sua mente si immagina. La verità è che, qualsiasi cosa diremo o faremo, per qualcuno saremo sempre tutte puttane da redimere.

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Milanese, classe 1987, da sempre appassionata di politica. Il mio morboso interesse per la materia affonda le sue radici nel lontano 1993, in piena Tangentopoli, grazie a (o per colpa di) mio padre, che al posto di farmi vedere i cartoni animati, mi iniziò al magico mondo delle meraviglie costringendomi a seguire estenuanti maratone politiche. Dopo un'adolescenza turbolenta da pasionaria di sinistra, a 19 anni circa ho cominciato a mettere in discussione le mie idee e con il tempo sono diventata una liberale, liberista e libertaria convinta.
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