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Scuola, il ministro dell’Istruzione dice che l’obiettivo è quello di tornare in presenza

Patrizio Bianchi ha accettato le indicazioni del Comitato tecnico scientifico, convertite nel nuovo Dpcm del governo Draghi: la scuola chiude in zona rossa e dove l’incidenza del contagio da Covid è alta. Il ministro dell’Istruzione, che aveva criticato Azzolina, spiega alla Stampa che la situazione è cambiata a causa delle varianti, perciò la decisione era praticamente obbligata. Bianchi, chiamato da Draghi a disegnare la scuola del futuro, dice che la dad non va vista “come ripiego” ma come “integrazione e arricchimento per costruire una scuola nuova”. Poi il ministro stesso ha precisato che l’obiettivo è “il ritorno in presenza”.
A cura di Tommaso Coluzzi
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AGGIORNAMENTO:

Il ministro dell'Istruzione, Patrizio Bianchi, ha voluto precisare che a scuola "si tornerà in presenza". In una nota, il ministro ha fatto sapere che "in questi lunghi mesi le nostre scuole, i nostri insegnanti, le nostre studentesse e i nostri studenti hanno lavorato moltissimo – ha scritto Bianchi per chiarire le sue dichiarazioni alla Stampa – Faremo tesoro insieme dell’esperienza maturata durante il periodo della didattica a distanza, in particolare con riferimento ad un uso consapevole delle nuove tecnologie. Con il chiaro obiettivo del ritorno in presenza".

La didattica a distanza è il futuro della scuola, forse, anche dopo la fine della pandemia di Covid-19. Il ministro dell'Istruzione, Patrizio Bianchi, si trova ad occupare il ruolo di chi ha criticato – anche se meno aspramente di altri – la gestione precedente targata Azzolina, e ora non può far altro che prendere atto della difficoltà nel tenere aperta la scuola. La decisione del governo Draghi, sostenuta e incalzata dal Comitato tecnico scientifico, di chiudere tutte le scuole di ogni ordine e grado in zona rossa e nelle zone in cui l'incidenza sui sette giorni supera i 250 casi ogni 100mila abitanti, non è stata presa bene dagli studenti, che ancora una volta chiedono di poter tornare a scuola in sicurezza.

Un anno dopo sembra non essere cambiato nulla, dall'inizio della pandemia ci sono ragazzi che fisicamente, a scuola, non ci sono andati quasi mai. Ora le varianti del virus fanno paura, tanto da dettare l'agenda più della politica. E allora la soluzione ritorna: chiudere le scuole. "Ci siamo trovati di fronte a un rapidissimo cambiamento della situazione epidemiologica – spiega Bianchi in un'intervista alla StampaLa variante inglese ha modificato radicalmente il quadro precedente, abbiamo fatto delle scelte". La scuola sarà a distanza "in situazioni eccezionali e comunque nelle aree in cui servono forti restrizioni legate all’andamento dell’epidemia". Nonostante ciò, la scuola non chiude, ma "continua a lavorare come ha sempre fatto", anche se ancora a distanza.

Bianchi dice di essere stato chiamato da Draghi per guardare alla scuola che verrà dopo l'emergenza Covid. Secondo il ministro dell'Istruzione, in quel futuro, c'è proprio – e ancora – la didattica a distanza. "Guardiamo anche oltre l’emergenza – continua Bianchi – considerando la dad non come ripiego ma come integrazione e arricchimento per costruire una scuola nuova". Il titolare di viale Trastevere dice che dopo che sarà passata "l'onda piena", non ci sarà più la scuola di prima, ma "quella che vogliamo per i nostri figli". La promessa è quella di preparare un grande piano per l'Istruzione in Italia grazie ai fondi del Recovery.

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