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Scuola, i docenti italiani investono ancora troppo pochi soldi e tempo per formazione e aggiornamento

Nel mondo della scuola i docenti impiegano ancora troppo poco tempo e risorse per la formazione e l’aggiornamento. Sono i risultati di un sondaggio realizzato dal sindacato Gilda degli Insegnanti. Rino di Meglio: “Per dare ai nostri insegnanti la possibilità di dedicarsi alle attività di formazione e aggiornamento, rinnoviamo la richiesta, avanzata già da molti anni, di istituire periodi sabbatici”.
A cura di Annalisa Cangemi
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Secondo i risultati di un sondaggio, presentato questa mattina a un incontro dal titolo ‘Costruire il futuro della scuola', con focus su digitalizzazione, formazione e sburocratizzazione nel mondo dell'istruzione, alla presenza del ministro Valditara, realizzato dal sindacato Gilda Insegnanti, circa il 75% dei docenti ritiene che la formazione digitale abbia un ruolo importante nell'apprendimento degli alunni. In media ogni anno, il 46,7%, quasi la metà quindi dei docenti italiani, dedica a formazione e aggiornamento ben oltre il minimo delle 25 ore obbligatorie, mentre il 34,3% investe in questa attività fino a 50 ore. Solo il 12,4% impegnano fino a 100 ore o più per la formazione e l'aggiornamento. È questa la fotografia che emerge dal sondaggio sui docenti italiani.

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Quanto spendono mediamente i docenti ogni anno per l'aggiornamento

Secondo il sondaggio il 51,1% degli insegnanti spende mediamente fino a 100 euro per la formazione e l'aggiornamento; mentre il 21,1% spende fino a 250 euro e appena il 18,8% fino a 500 euro. Solo il 9% dei docenti spende oltre 500 euro.

Per quanto riguarda il tempo speso nell'acquisizione delle competenze digitali, il 31,9% dedica fino a 30 ore per formazione, il 23,1% oltre 50 e il 10,5% fino a 50. La fetta più grande però racchiude coloro che dedicano fino a 10 ore di formazione all'acquisizione di competenze digitali.

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Per formarsi e aggiornarsi, gli insegnanti italiani dimostrano di apprezzare i corsi organizzati dalle loro scuole, con oltre il 50% che si rivolge prevalentemente alle proposte formative interne. Il 33,8%, invece, si affida a enti esterni accreditati dal ministero e il 10% alle università. Il 65,8% preferisce fruire dei corsi a distanza, il 21,7% in presenza e il restante 12,5% predilige la modalità mista.

Quasi unanime il giudizio sulla card del docente, considerata uno strumento utile per la formazione dall’88% degli insegnanti, di cui il 47% ritiene, però, che andrebbe ampliata la gamma di beni e servizi acquistabili.

Sul fronte della qualità, l’offerta formativa proposta viene promossa dal 75%: il 38,6% la definisce ‘utile’ e il 37,1% ‘interessante’. Per il 12,5%, invece, è ‘noiosa’ e l’11,8% la bolla come ‘una perdita di tempo’. Circa il 75% è dell’opinione che la formazione digitale giochi comunque un ruolo importante rispetto all’apprendimento degli alunni: il 48,8% la considera abbastanza utile e il 25,9% molto utile. E in base alla loro esperienza, per il 47,5% dei docenti i risultati migliori si ottengono utilizzando sia gli strumenti informatici sia quelli tradizionali cartacei, ma con una prevalenza di questi ultimi, mentre per il 38,4% risulta efficace un sistema misto che adotti soprattutto i device digitali.

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“I dati emersi dal sondaggio – commenta Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti – dimostrano il grande impegno professionale profuso dai docenti anche sul fronte della formazione e dell’aggiornamento. Tutto ciò nonostante siano oberati da una mole enorme di incombenze burocratiche e, come evidenziato dalla ricerca condotta lo scorso anno dall’Osservatorio sui Conti Pubblici Italiani, lavorino in media 36 ore settimanali, cioè il doppio delle 18 di insegnamento previste dal contratto. E non dimentichiamo che durante la pandemia hanno dato prova di non essere secondi a nessuno anche nell’uso del digitale. Per dare ai nostri insegnanti la possibilità di dedicarsi alle attività di formazione e aggiornamento, rinnoviamo la richiesta, avanzata già da molti anni, di istituire periodi sabbatici. La formazione, in ogni caso, deve essere sempre riconosciuta adeguatamente a livello stipendiale nel contratto e non può essere imposta senza esonero dal servizio”.

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