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Caso Regeni, news sulle indagini

Regeni, Alfano: “Impossibile non avere rapporti con l’Egitto”

Secondo il ministro degli Esteri Angelino Alfano è impossibile non avere rapporti con l’Egitto. In audizione in Parlamento sul caso Regeni, Alfano ha definito l’omicidio di Giulio Regeni come una “grave ferita” e chiede una verità che non sia di comodo e che identifichi i responsabili.
A cura di Stefano Rizzuti
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Non è possibile per l’Italia non avere rapporti con l’Egitto. Parola del ministro degli Esteri, Angelino Alfano, durante l’audizione in commissione Esteri riunite sul caso della morte di Giulio Regeni. “È impossibile per Paesi dirimpettai non avere interlocuzione politico-diplomatica di alto livello”, ha detto il titolare della Farnesina aggiungendo che “l’Egitto è un partner ineludibile dell'Italia, così come l'Italia è imprescindibile per l'Egitto".

Alfano non nega che i rapporti tra Italia e Egitto abbiano subito un duro colpo il giorno del ritrovamento del cadavere di Giulio Regeni. “L’omicidio Regeni è una grave ferita per le nostre coscienze, per tutti noi e per un intero paese”, ha sottolineato il ministro. Obiettivo della Farnesina è quello di continuare “a sostenere la ricerca della verità su Giulio Regeni in tutte le sedi, compresa l’istituzione britannica per la quale Giulio stava compiendo la sua ricerca”. L’invio di un diplomatico di “comprovato livello come l’ambasciatore Cantini” rappresenta per il governo la volontà di “rafforzare l’impegno politico e morale per la ricerca della verità sulla scomparsa di Regeni”. Cantini, che prenderà servizio in Egitto il 14 settembre, “ha ricevuto istruzioni precise e dovrà seguire in via prioritaria le indagini sul caso”.

Alfano garantisce che l’Italia, comunque, non abbasserà “la guardia sui diritti umani in Egitto”. Sulla vicenda Regeni, il ministro degli Esteri ha ricostruito alcune tappe, parlando di un “primo insuccesso nel dialogo tra i magistrati italiani ed egiziani”, ma affermando che l’Italia ha quindi chiesto “un cambio di passo e un loro impegno più fattivo”. Successivamente, soprattutto negli ultimi mesi, “i magistrati egiziani hanno soddisfatto, pur se in maniera parziale, le richieste di rogatorie”. Secondo Alfano, il governo deve ottenere “una verità vera e non di comodo, che identifichi i responsabili”. Un nuovo incontro tra le due procure è previsto per il mese di settembre.

Alfano ha annunciato la richiesta di intitolare a Giulio Regeni l’università italo-egiziana: “Giulio non verrà dimenticata. Contro l’oblio vorremmo fosse intitolata l’università italo-egiziana la cui istituzione è un progetto che auspico troverà nuova linfa con l’invio dell’ambasciatore Cantini”. Il titolare della Farnesina ha parlato anche dell’intitolazione a Regeni dell’auditorio dell’istituto di cultura italiana al Cairo “e saranno organizzate cerimonie commemorative nella data della sua morte nelle sedi di tutte le istituzioni italiane in Egitto”.

M5s, Si e Mdp attaccano Alfano: audizione deludente

Subito dopo l'intervento di Alfano non sono mancati i commenti alle frasi del ministro degli Esteri. Alessandro Di Battista, del Movimento Cinque Stelle, ha definito quello di Alfano come il "discorso più ipocrita che ho sentito da quando sono parlamentare". Secondo Di Battista, è una "vergogna" che il ministro abbia riferito in Parlamento solo dopo due settimane dalla pubblicazione dell'articolo del New York Times e non prima. "Questa commissione doveva essere convocato il 23 sera", ha detto il deputato pentastellato, aggiungendo: "Pensate che l'intitolazione di aule universitarie a Regeni possa risolvere qualcosa?". Critiche sull'intervento di Alfano sono arrivate anche dal capogruppo dei deputati di Sinistra Italiana-Possibile, Giulio Marcon: "Alfano sta intervenendo ora sul caso Regeni: parole vacue. Nessun impegno serio per la ricerca della verità. Dal ministro degli esteri realpolitik sul caso Regeni: parole consolatorie per la famiglia di Giulio e di giustificazione per il governo egiziano. Inaccettabile". Arturo Scotto (Mdp), parla di "deludente audizione sul caso Regeni", definendo le motivazioni per il rientro dell'ambasciatore in Egitto "deboli e lacunose" e chiedendo l'istituzione di una commissione d'inchiesta.

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