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Giulio Regeni massacrato a morte, fatale un colpo alla testa

I risultati dell’autopsia confermano che il ragazzo è stato barbaramente picchiato. Dal Cairo ancora nessuna novità dalle indagini al Cairo: smentita la notizia dei due arresti, si trattava di due persone sospettate, ma subito rilasciate.
A cura di Redazione
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L'hanno massacrato di botte, ma il colpo fatale è stato al capo. I primi risultati dell'autopsia sul corpo di Giulio, eseguita da Vittorio Fineschi all'Istituto di medicina legale dell'università La Sapienza, sembrano confermare quanto emerso nei giorni scorsi. La sua equipe di medici legali ha riscontrato sul giovane i segni di un violento pestaggio e numerose abrasioni e lesioni, tuttora oggetto di analisi, così come la ferita per il colpo alla testa che avrebbe provocato il decesso. Il cadavere è stato sottoposto a una tac, un esame tossicologico e alcune radiografie.

La salma del giovane ricercatore friulano è atterrata oggi pomeriggio a Fiumicino dal Cairo insieme ai coniugi Regeni e davanti all'ambasciata italiana del Cairo si è riunita una folla commossa per ricordare il 28enne studente a Cambridge. Dall'Egitto è arrivata la smentita della notizia dei due arresti circolata ieri. Ci sarebbero state solo due persone sospettate, poi rilasciate per mancanza di prove.

Il ministro Orlando: "Chiediamo trasparenza all'Egitto". A Fiumicino, ad attendere il feretro di Giulio Regeni e i suoi genitori, il ministro della Giustizia, Andrea Orlando: "Sono qui per manifestare il più profondo cordoglio del governo e la vicinanza alla famiglia. Ma sono qui anche per affermare la volontà del governo affinché sia raggiunta al più presto la verità e sia fatta giustizia. Per questo chiediamo piena collaborazione alle autorità egiziane e chiediamo loro di agire con determinazione trasparenza e con rapidità. Da parte nostra abbiamo assicurato da subito la piena disponibilità alla cooperazione, lo hanno fatto le nostre forze dell'ordine che sono presenti al Cairo e lo hanno fatto le nostre autorità giudiziarie impegnate per competenza alla ricerca della verità nell'ambito dell'ordinamento italiano".

In un susseguirsi di anticipazioni e smentite (alcuni organi di stampa riportano che il ricercatore friulano sarebbe stato portato via dalla polizia, altri che sarebbe stato torturato perché rivelasse le sue fonti), arriva forse la dichiarazione che si avvicina di più alla realtà. Ed è quella del ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni: "Siamo lontani dal dire che questi arresti abbiano risolto o chiarito cosa sia successo. Siamo lontani dalla verità. Il lavoro congiunto tra investigatori italiani ed egiziani sta incominciando in questo momento".

La pista più accreditata: torturato perché rivelasse le sue fonti. Ucciso perché rivelasse le fonti delle sue inchieste sul regime egiziano. È questa la pista che nelle ultime ore sembra farsi strada tra gli investigatori che cercano di far emergere la verità sulla morte di Giulio Regeni, lo studente friulano travato morto tre giorni fa nei pressi dell'autostrada che dal Cairo conduce ad Alessandria. L'ipotesi che sembra essere più concreta è che il giovane sia stato torturato e ucciso perché rivelasse informazioni sulla sua rete di contatti nelle fila dell'opposizione egiziana: negli ultimi tempi infatti Regeni aveva avviato delle ricerche sulle condizioni dei lavoratori egiziani e si stava preparando ad intervistare alcuni sindacalisti. In passato aveva seguito gli scioperi di Giza e i movimenti che contestavano la deposizione di Morsi, il primo presidente democraticamente eletto del paese. Aveva raccontato l'Egitto delle rivolte represse con il sangue e si era apertamente schierato contro quello che giudicava un regime militare spietato. Più volte aveva pubblicato i suoi pezzi sul Manifesto e Nena News firmandosi con uno pseudonimo: sapeva infatti di essere un soggetto "sensibile" ed aveva anche espresso i suoi timori.

La notte tra il 2 e il 3 febbraio – quella in cui è cominciata a circolare la notizia del ritrovamento del suo cadavere – l'ambasciatore italiano al Cairo Maurizio Massari si è recato all'obitorio. Intervistato dal Corriere il diplomatico ha raccontato: "Vederlo per me è stato devastante. Presentava evidenti segni di percosse e torture. Ho notato ferite, ecchimosi e bruciature. Non c'è alcun dubbio che il ragazzo sia stato duramente picchiato e seviziato". Ciò nonostante, il Ministero degli Interni egiziano ha dichiarato che Regeni è morto in seguito a un incidente stradale: con il passare dei giorni è apparso però sempre più chiaro che si tratta di un'ipotesi poco credibile e che qualcuno al Cairo starebbe tentando di depistare le indagini. Un primo esame autoptico infatti conferma che il giovane è deceduto dopo una lunga agonia molto probabilmente provocata dalle ferite inflitte da qualcuno: l'ipotesi è che sia stato duramente interrogato perché rivelasse le fonti dei suoi articoli. Giulio avrebbe rifiutato di fare nomi e cognomi e per questo sarebbe stato ucciso.

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