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Giulio Regeni, la mamma: “Ho il cuore spezzato”. Due arresti al Cairo

Roma chiede al governo egiziano di fare piena luce sulla morte di Giulio Regeni, ricercatore italiano 28enne ritrovato senza vita al Cairo. Un team di investigatori italiani seguirà le indagini.
A cura di Susanna Picone
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A due giorni dal ritrovamento del corpo di Giulio Regeni, il ricercatore italiano 28enne scomparso al Cairo – dove si trovava per motivi di studio – il 25 gennaio scorso e ritrovato mercoledì senza vita, seminudo, lungo una strada che conduce ad Alessandria le ricostruzioni di quanto accaduto sono ancora confuse e contraddittorie. Per fare piena luce sulla morte del giovane di Fiumicello (Udine) dall’Italia una squadra interforze (Polizia, Carabinieri e Interpol) è arrivata in Egitto. Da subito il Governo italiano ha chiesto indagini congiunte: “Vogliamo che emerga la verità fino in fondo”, ha detto il capo della Farnesina, Paolo Gentiloni. Il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha sentito nel pomeriggio di ieri il presidente egiziano, al Sisi, al quale ha rappresentato l'esigenza che il corpo di  Regeni sia presto restituito alla famiglia e che sia dato “pieno accesso” agli investigatori italiani. Sul caso è intervenuto anche il Capo dello Stato Sergio Mattarella. Il Presidente auspica che, attraverso la piena collaborazione delle autorità egiziane, sia fatta rapidamente piena luce sulla preoccupante dinamica degli avvenimenti, consentendo di assicurare alla giustizia i responsabili di un crimine che non può rimanere impunito.

Due arresti. La polizia egiziana ha arrestato due persone sospettate di aver avuto un ruolo nell'uccisione di Giulio Regeni. Lo hanno riferito fonti della sicurezza egiziana all'agenzia Dpa, senza chiarire se i due arrestati siano egiziani o stranieri. "Le agenzie di sicurezza – hanno spiegato le fonti, a condizione di anonimato – hanno raccolto indizi importanti sul caso, i quali dimostrano che si è trattato di un atto criminale non collegato al terrorismo". "I dettagli su questi indizi saranno resi noti entro alcune ore", hanno aggiunto le fonti.

"Ti dico grazie, con il cuore spezzato". Così, questa mattina la mamma di Giulio Regeni, Paola Deffendi che si trova ancora a Il Cairo con il marito, ha risposto a un messaggio di condoglianze arrivato da amico della Bassa Friulana. In Friuli, intanto, si moltiplicano le attestazioni di vicinanza con la famiglia.

Salma a Roma. Arriverà domani alle 13 nello scalo aeroportuale di Fiumicino, proveniente dal Cairo, la salma di Giulio Regeni, il ricercatore universitario trovato morto in Egitto due giorni fa. Il corpo sara' poi trasferito nell'istituto di medicina legale La Sapienza dove sara' eseguita l'autopsia, disposta dalla procura di Roma che indaga per omicidio volontario.

Le diverse ricostruzioni arrivate dall’Egitto – Atto criminale, incidente stradale, segni di tortura, bruciature: diverse le ricostruzioni che stanno arrivando in queste ore dal Cairo riguardo la tragica morte del ricercatore italiano. L'ambasciatore egiziano a Roma, Amr Mostafa Kamal Helmy, convocato alla Farnesina ha parlato di un “atto criminale” senza precisarne la natura. Il direttore dell'Amministrazione generale delle indagini di Giza, generale Khaled Shalabi, ha sostenuto che “non c'è alcun sospetto crimine dietro la morte di Regeni” e “che le indagini preliminari parlano di un incidente stradale”. Il generale di polizia ha smentito che il ragazzo “sia stato raggiunto da colpi di arma da fuoco o sia stato accoltellato”. Il procuratore del Cairo ha detto che sul corpo di Regeni ci sono segni di bruciature di sigaretta, torture, ferite da coltello e segni di una “morte lenta”. Altre fonti parlano anche di “contusioni accanto agli occhi, come fossero il risultato di un pugno”. Le prime indiscrezioni dell’autopsia riferiscono di mutilazioni al naso e all'orecchio, bruciature di sigaretta e segni di coltellate all'altezza della spalla. Intanto, la procura di Roma ha aperto un fascicolo per il reato di omicidio.

Il Manifesto pubblica l’ultimo articolo di Regeni nonostante la diffida della famiglia – Giulio Regeni scriveva per il Manifesto storie del movimento sindacale egiziano e lo faceva sotto pseudonimo: “Aveva preferito non firmare gli articoli perché aveva paura per la sua incolumità”, ha detto ieri ai microfoni di Radio Popolare Giuseppe Acconcia, collaboratore del quotidiano. Oggi il quotidiano ha deciso di pubblicare il suo ultimo articolo, che non aveva fatto in tempo a mandare in stampa nei giorni scorsi. “In Egitto, la seconda vita dei sindacati indipendenti”, è il titolo del pezzo del 28enne. La famiglia di Regeni aveva diffidato il quotidiano dalla pubblicazione. Una nota del quotidiano spiega che “abbiamo deciso di offrirlo ai nostri lettori come testimonianza”.

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