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Omicidio Regeni, il NYT: “Ucciso dai servizi segreti egiziani. Il governo Renzi lo sapeva”

In un articolo il New York Times lancia pesanti accuse sostenendo che a uccidere il giovane italiano fossero stati i servizi segreti egiziani. Tali informazioni vennero comunicate “al governo Renzi su raccomandazione del Dipartimento di Stato e della Casa Bianca”.
A cura di Davide Falcioni
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Il governo statunitense "era in possesso di prove incontrovertibili delle responsabilità egiziane" sulla morte del giovane ricercatore italiano Giulio Regeni. Tali informazioni furono comunicate "al governo Renzi su raccomandazione del Dipartimento di Stato e della Casa Bianca" ma "per evitare di svelare l’identità della fonte non furono passate le prove così come erano, né fu detto quale degli apparati di sicurezza egiziani si riteneva fosse dietro l’omicidio". E' uno dei passaggi di un articolo del New York Times che rivela come all'esecutivo italiano nel 2016 venne comunicato dai servizi segreti americano il coinvolgimento delle autorità egiziane nel rapimento, nella tortura e nell'uccisione di Giulio Regeni. Secondo l'autorevole quotidiano l’Amministrazione Obama era in possesso di "prove esplosive" sulle responsabilità di alcuni "alti papaveri" egiziani nella morte dello studente, e questo portò ad un più che burrascoso colloquio tra l’allora segretario di Stato John Kerry e l’omologo egiziano Sameh Shoukry.

NYT: "La Casa Bianca volle informare il governo italiano sulle responsabilità egiziane nel caso Regeni"

Secondo il New York Times, in un articolo intitolato "Gli strani garbugli nel caso della scomparsa al Cairo di Giulio Regeni", "nelle settimane successive alla morte" del giovane "gli Stati Uniti vennero in possesso dall’Egitto di prove di intelligence esplosive, prove che dimostravano come Regeni fosse stato rapito, torturato e ucciso da elementi della sicurezza egiziana". Tali informazioni vennero condivise, su volontà diretta della Casa Bianca, con il governo guidato da Matteo Renzi. "Non è chiaro chi avesse dato l’ordine di rapire e, presumibilmente, quello di uccidere" Regeni, ma "quello che gli americani sapevano per certo, e fu detto agli italiani, è che la leadership egiziana era pienamente a conoscenza delle circostanze dell’uccisione" del ricercatore. Di più: "Non abbiamo dubbi di sorta sul fatto che questo fosse conosciuto anche dai massimi livelli. Insomma, non sapevamo se fosse loro la responsabilità, ma sapevano, sapevano".

Intanto i sette magistrati italiani inviati al Cairo per svolgere le indagini "venivano depistati ad ogni pié sospinto" mentre l'ambasciatore italiano Massari "presto smise di usare le email e il telefono per le comunicazioni delicate, ricorrendo ad una vecchia macchina che scriveva su carta sulla base di un codice criptato", dal momento che "si temeva che gli egiziani impiegati presso la sede diplomatica italiana passassero informazioni alle agenzie di sicurezza egiziane".

Palazzo Chigi: "Mai trasmessi elementi di fatto sulle responsabilità dei servizi segreti egiziani"

Nella serata di ieri, fonti di Palazzo Chigi sottolineano come nei contatti tra amministrazione USA e governo italiano avvenuti nei mesi successivi all’omicidio di Regeni non furono mai trasmessi elementi di fatto, come ricorda tra l’altro lo stesso giornalista del New York Times, né tantomeno "prove esplosive".

Una dichiarazione che, unita alla decisione italiana di rispedire l'ambasciatore al Cairo, ha profondamente turbato la famiglia di Giulio Regeni, che si è detta "sempre più in lutto".

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