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Rapporto Cia su Khashoggi inchioda Bin Salman, Pd incalza Renzi: “Chiarisca rapporti con Riad”

Il silenzio di Matteo Renzi non è più accettabile, all’indomani della diffusione del rapporto della Cia, che ha evidenziato come il principe ereditario, Mbs, abbia “approvato un’operazione a Istanbul, in Turchia, per catturare o uccidere il giornalista saudita Jamal Khashoggi”. Il Pd lo attacca: “Renzi ci dica anche se è ancora convinto che in Arabia Saudita sia in atto un nuovo Rinascimento”.
A cura di Annalisa Cangemi
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Monta la protesta contro il senatore Matteo Renzi, dopo la pubblicazione del rapporto della Cia sull'omicidio del giornalista Jamal Khashoggi. Al leader di Italia viva viene chiesto di spiegare la natura delle sue relazioni con il principe ereditario dell'Arabia Saudita Mohammed Bin Salman e troncare la collaborazione con la Future Investment Iniziative, fondazione controllata dalla famiglia reale saudita. Attualmente Renzi è infatti membro del comitato consultivo dello FII Institute, da cui riceve fino a 80mila dollari l’anno, come hanno raccontato il ‘Domani' e il ‘Fatto Quotidiano'.

Per questo in piena crisi di governo il senatore di Rignano era volato a Riad per una conferenza, durante la quale, in un colloquio registrato con il principe ereditario aveva detto: "È un grande piacere e un grande onore essere qui con il grande principe Mohammad bin Salman. Per me è un privilegio poter parlare con te di Rinascimento". Per poi aggiungere: "Credo che l'Arabia Saudita possa essere il luogo per un nuovo Rinascimento", dicendosi anche "invidioso" della situazione occupazionale del Paese che lo ospitava, per il costo del lavoro così basso rispetto a quello italiano.

Ora quelle dichiarazioni si sono fatte ancora più scottanti, dopo il report diffuso dall'amministrazione Biden. "Il principe saudita Muhammad bin Salman approvò l'operazione di Istanbul, in Turchia, per catturare o uccidere il giornalista saudita Jamal Khashoggi". È questo il passaggio chiave dell'intelligence Usa, desecretato e divulgato ieri, dopo che l'ex presidente Donald Trump aveva preferito tenerlo riservato per non compromettere l'alleanza strategica con Riad.

A chiedere a Renzi di fornire delle spiegazioni sui suoi affari a Riad, come aveva promesso durante la crisi di governo, è soprattutto il Pd. Quello che esponenti politici di tutte le forze politiche stanno osservando in queste ore è il silenzio del parlamentare toscano, perché Renzi non è appunto un privato cittadino, ma siede in Senato e ha un ruolo pubblico.  "L'amministrazione americana del nuovo presidente Biden ha reso pubblico il rapporto della Cia sull'omicidio del giornalista Jamal Khashoggi. Le conclusioni addebitano al principe ereditario saudita, Mohammed bin Salman, la responsabilità in qualità di mandante dell'assassinio", ha scritto su Facebook Gianni Cuperlo. "Il principe ereditario è la persona che il Senatore della Repubblica Italiana, Matteo Renzi, ha intrattenuto in una conversazione omaggiando il suo operato come simbolo del Rinascimento saudita – prosegue il presidente della Fondazione del Pd-. Il senatore Renzi aveva annunciato che, una volta archiviata la crisi di governo, avrebbe offerto le motivazioni di quella sua iniziativa. È opportuno che lo faccia. Se possibile presto".

"Alla luce del rapporto della Cia sulle responsabilità del principe saudita Bin Salman nell'omicidio Khashoggi, penso sia arrivato il momento che Renzi chiarisca fino in fondo la natura dei suoi rapporti con l'Arabia Saudita e con il principe ereditario. D'altronde è stato lo stesso Renzi, dopo aver partecipato a quella conferenza, a dire che avrebbe fatto chiarezza", ha ricordato Michele Bordo, vicepresidente del gruppo Pd alla Camera. "Renzi ci dica anche se è ancora convinto che in Arabia Saudita sia in atto un nuovo Rinascimento e che il principe sia addirittura l'interprete di questo Rinascimento. Da quello che emerge in queste ore – rimarca il deputato dem – non mi pare proprio sia questo il caso…".

"Verificheremo se è il caso di assumere una iniziativa parlamentare: per quanto ci riguarda c'è la necessità di chiarire questa vicenda. Si tratta di un tema di sicurezza nazionale ed è utile che un senatore della Repubblica, che ha avuto un ruolo importante nella nascita di questo governo, chiarisca realmente i suoi rapporti. Dopo quanto è emerso da indagini americane è ancor di più necessario questo chiarimento", insiste Bordo. "Noi abbiamo posto il tema già quando c'è stata la conferenza, adesso non è più rinviabile. È nell'interesse del leader di Iv chiarire, ma soprattutto è nell'interesse del nostro Paese. Renzi non è un libero cittadino che può fare e dire ciò che crede, è un senatore, rappresenta il Paese", aggiunge l'esponente Pd.

Anche Nicola Fratoianni (Si) attacca il leader di Iv: "Quindi il principe saudita a cui Matteo Renzi è rivolto parlando di Nuovo Rinascimento, dimostrando la sua invidia per il basso costo del lavoro in Arabia Saudita, è un personaggio assai oscuro, come dimostra anche l'ultimo rapporto del governo Usa sull'omicidio del giornalista Khashoggi".

"Mohammed Bin Salman è il ministro della difesa di quel Paese, e Renzi – prosegue Fratoianni – è un senatore della commissione difesa del nostro Paese. Aveva promesso di rispondere sui suoi rapporti con quel regime. Bene credo che sia arrivato quel momento".

"Non penso che sia normale e minimamente accettabile che, di fronte al report dell'intelligence USA reso pubblico dal Presidente Joe Biden, che indica il principe saudita Mohamed Bin Salman come il mandante del barbaro omicidio del giornalista e dissidente Jamal Khashoggi, il senatore Renzi non abbia sentito il dovere di rispondere a chi gli ha chiesto di dimettersi dal board di Future Investment Iniziative, presieduta dallo stesso principe saudita e da cui percepisce 80mila dollari l'anno", ha dichiarato il coordinatore nazionale dei Verdi Angelo Bonelli che aggiunge: "Il documento dell'intelligence Usa riporta accuse gravissime contro il principe saudita Salman che vedeva Khashoggi come una minaccia al regno al tal punto da approvare il piano per il suo omicidio, fatto a pezzi nell'ambasciata saudita di Istanbul: come può il senatore Renzi non fornire una risposta a chi gli chiede di prendere le distanze dal regime saudita dimettendosi dalla fondazione?".

Il portavoce di Amnesty International, Riccardo Noury, intervistato dall'Adnkronos, punta il dito contro i governi italiani, che per anni hanno avuto rapporti stretti con l'Aarabia Saudita: "Certamente è inopportuno essere invitati in forum internazionali che sono emanazione diretta della monarchia saudita e tacere sul sistema di violazioni dei diritti umani". Se è da condannare la partecipazione a questo tipo di eventi, prosegue Noury, va capito se "su una scala di gravità" è ancora più censurabile il comportamento dei "governi italiani che hanno intrattenuto rapporti politici ufficiali con l'Arabia Saudita, inviato armi fino al 2019 a un paese in guerra con lo Yemen, partecipato al G20 virtuale" oppure l'organizzazione di partite di calcio come la Supercoppa italiana. In Italia, evidenzia il portavoce di Amnesty, "è stato fatto a gara a chi blandiva di più l'Arabia Saudita, dimenticando i blogger frustati in piazza, gli attivisti per i diritti umani in carcere, i difensori per i diritti delle donne ed i giornalisti sotto attacco".

Cosa dice il documento della Cia

La pubblicazione del rapporto segna senza dubbio un cambio di passo nelle relazioni tra Washington e Riad. Il documento della Cia nasce a seguito un'approfondita indagine sulla morte del giornalista Khashoggi, oppositore di bin Salman e editorialista del Washington Post, ucciso il 2 ottobre 2018 nel consolato saudita a Istanbul.

La diffusione del rapporto della Cia è stata preceduta da una telefonata dello stesso Biden all'85enne re Salman e non a suo figlio Mbs, che era stato l'interlocutore privilegiato della Casa Bianca. È stato chiarito infatti dall'amministrazione Usa che Salman è "l'unica controparte del presidente americano", sebbene l'anziano sovrano non si occupi più direttamente della gestione quotidiana del regno. Il governo saudita, attraverso il ministero degli Esteri, si è difeso respingendo "categoricamente" le accuse contenute nel rapporto dei servizi segreti americani.

Il Segretario di Stato americano, Antony Blinken, ha detto che l'amministrazione Biden vuole "ricalibrare" le relazioni con l'Arabia Saudita ma non vuole una "rottura". Blinken spiega cosi' l'assenza di sanzioni contro il principe ereditario saudita.

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