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Quirinale, Berlusconi punta al Colle, Salvini lo sostiene: oggi vertice Cdx. Ma Pd e M5s fanno muro

Oggi il vertice del centrodestra a Villa Grande proverà a sciogliere il nodo della candidatura di Silvio Belrusconi. Segnali di apertura da Pd e M5s per un dialogo, purché si trovi un nome condiviso.
A cura di Annalisa Cangemi
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La corsa per il Colle arriva oggi a una svolta cruciale, con il vertice del centrodestra a Villa Grande che dovrà sciogliere il nodo della candidatura del leader di Forza Italia Silvio Berlusconi per il Quirinale. Il rebus non è di semplice soluzione, sebbene Vittorio Sgarbi stia svolgendo meticolosamente il suo ruolo di "centralinista", come lui stesso si è definito, offrendosi di aiutare il Cavaliere nella caccia ai voti negli altri partiti, telefonando, uno ad uno, a tutti i parlamentari.

All'interno della coalizione serpeggiano timori e sospetti, dopo che due giorni fa il capogruppo della Lega alla Camera Roberto Molinari aveva detto che il Carroccio valuta anche un'alternativa: "Dobbiamo capire se Berlusconi è davvero in campo. Dobbiamo però prepararci a un piano B, trovare un'altra figura di centrodestra che sia condivisibile anche dal centrosinistra". Matteo Salvini ieri ha provato a correggere il tiro, rassicurando l'alleato: "Il centrodestra compatto e convinto nel sostegno a Berlusconi, non si accettano veti ideologici da parte della sinistra". Ma era stato lo stesso Salvini il giorno prima ad annunciare che la Lega non avrebbe intenzione di uscire dal governo se Draghi venisse eletto al Colle, ipotesi che invece dà per certa Forza Italia.

Le elezioni anticipate spaventano praticamente tutte le forze in campo, soprattutto dopo il monito di Silvio Berlusconi, che le tentativo di dissuadere eventuali ‘franchi tiratori' tra i suoi ha dichiarato che gli azzurri non sosterranno alcun governo guidato da un'altra figura. Anche tra i parlamentari Cinque Stelle è forte la convinzione che le urne si avvicinerebbero con l'elezione di Draghi al Quirinale, e lo scenario per i pentastellati sarebbe tra i più tetri, stando agli ultimi sondaggi. Le urne anticipate non sembrano un problema solo per Fratelli d'Italia, come ha spiegato pochi giorni fa il senatore Lucio Malan a Fanpage.it: "Noi di Fdi auspichiamo elezioni a priori, sia nel caso in cui al Colle salisse Draghi sia se venisse votata un'altra figura, perché questo governo ha collezionato un'impressionante serie di fallimenti, a partire dal Covid, e non è espressione della volontà degli italiani. Credo che la gran parte dei partiti dell'attuale maggioranza siano a priori decisi ad andare avanti, ma è piuttosto probabile che con Draghi al Quirinale si vada al voto in tempi brevi".

Chi è contro la candidatura di Berlusconi per il Quirinale

Qualche segnale di apertura per un dialogo con il centrodestra è comunque arrivato dal Pd. "Noi vogliamo dialogare, siamo assolutamente disponibili a farlo e vogliamo farlo. Ma abbiamo già detto che il dialogo deve avvenire su un nome condiviso, una personalità istituzionale e non un capo di partito. Lo abbiamo sempre detto molto chiaramente e mi sembra anche una cosa di buonsenso", ha detto il segretario dem Enrico Letta.

Quel che è certo, almeno questa è linea ufficiale del Movimento, è che i pentastellati non voteranno per l'ex premier. Lo ha spiegato oggi a Il Fatto Quotidiano Stefano Buffagni, responsabile del Comitato per l'Economia del M5S: "Berlusconi è uno che non molla mai, e sta facendo la sua partita. Ma quello del M5S è un no secco. È un candidato non adeguato al Paese: se salisse al Colle non ci sarebbe più la maggioranza di governo e si andrebbe al voto".

Secondo Buffagni "Serve un accordo con tutti, compresa Giorgia Meloni, per un accordo non solo sul Capo dello Stato ma anche sulla continuità della legislatura e su una nuova legge elettorale, proporzionale. È necessaria una figura che unisca e ben rappresenti la nazione". Per quanto riguarda le sorti di Draghi, che potrebbe restare a Palazzo Chigi o diventare il prossimo Capo dello Stato, Buffagni ha aggiunto: "Il Parlamento è sovrano e non deve farsi guidare delle banche d'affari. Dopodiché un Paese vincolato a un solo uomo, per quanto capace, è un Paese finito".

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