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Elezioni politiche 2022

Quanto costa realizzare il programma elettorale del Partito Democratico

Continua l’analisi del think tank Tortuga, in collaborazione con Fanpage.it, dei programmi elettorali dei partiti politici. Vediamo quanto costa realizzare il programma del Pd di Enrico Letta.
A cura di Tortuga
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Il think tank Tortuga in collaborazione con Fanpage.it ha lanciato una serie di articoli per rispondere a una delle domande più pressanti di questa campagna elettorale: ma quanto costerebbe implementare i programmi dei principali schieramenti politici?

Questo esercizio ha non solo l’obiettivo di verificare in linea di massima la fattibilità economica e politica di tali misure, ma soprattutto quello di capire i diversi livelli di priorità che sono attribuiti dalle forze politiche a differenti aree di interesse.

Occorre precisare però che la vaghezza di alcune proposte pone dei forti limiti alla capacità di stima. Ciononostante, parlare anche di costi, seppur formulati su ipotesi, è un esercizio che riteniamo essenziale al dibattito democratico.

Proseguiamo la serie con la coalizione del centrosinistra, dopo aver analizzato quello del Terzo polo e del Movimento 5 Stelle. Poiché questa coalizione non ha presentato un programma comune, analizziamo le componenti del programma della lista principale, ossia il Partito Democratico.

Introduzione

Molte delle proposte contenute nel programma del Partito Democratico non sono presentate in maniera tale da permettere una stima dei costi di ogni singola proposta; più che un insieme di proposte analitiche, infatti, il programma dei Pd consiste in una serie di indirizzi politici per la prossima legislatura. È, comunque, possibile categorizzare le proposte in quattro gruppi: “aumento di spesa”, “riduzione di tasse”, “riduzione di spesa pubblica” e “aumento di tasse”. Boeri e Perotti hanno svolto questo esercizio su Repubblica ed emerge come l’82% delle proposte del Pd riguardino degli aumenti di spesa ed il 18% una riduzione delle tasse; non c’è nessuna proposta di riduzione di spesa e solo 4 proposte che riguardino un aumento delle tasse. È anche possibile vedere la frequenza con cui vengono usate nel programma alcune parole chiave. Tasse, tassazione e imposte compaiono infatti nelle 37 pagine di programma solo 10 volte. Più sorprendente è che il Pnrr sia menzionato nel programma solo 15 volte.

Giovani

Una parte del programma è dedicata proprio ai giovani e alle donne, che “devono essere i protagonisti del rilancio del Paese” ed il primo passo in questa direzione è l’estensione a tutti i contratti pubblici della clausola di premialità per l’occupazione giovanile e femminile inserita nel Pnrr.

La proposta più nota è forse “Dote Giovani”, ossia 10.000 euro erogati al compimento dei 18 anni sulla base dell’Isee familiare, per coprire le spese relative alla casa, all’istruzione e all’avvio di un’attività lavorativa. I costi di questa misura sono impossibili da stimare poiché non è stabilita la soglia Isee; tuttavia l’On. Gribaudo nel presentare la proposta fa riferimento ad una platea di 280 mila diciottenni, per un costo di circa 2,8 miliardi che dovrebbe essere prevalentemente coperto dagli introiti aggiuntivi derivanti dall’aumento delle imposte sulle successioni superiori ai 5 milioni.

Per quanto riguarda l’inserimento nel mondo del lavoro, il Pd vuole valorizzare l’apprendistato e disincentivare l’uso improprio del tirocinio, attraverso l’introduzione dell’obbligo di retribuzione per gli stage curriculari e l’abolizione degli stage extracurriculari, salvo quelli attivati nei 12 mesi successivi alla conclusione di un percorso di studi.

Sul costo del lavoro, il Pd propone l’azzeramento dei contributi per le assunzioni a tempo indeterminato dei giovani fino ai 35 anni. Tuttavia, non è chiaro se la proposta valga solo per le nuove assunzioni o per tutti coloro che hanno un contratto a tempo indeterminato, e se interessi i contributi a carico del lavoratore o del datore di lavoro. In un nostro report, abbiamo sostenuto come il taglio dei contributi sia il mezzo corretto per abbassare il costo del lavoro ed incentivare l’occupazione tramite forme contrattuali più canoniche e stabili. Secondo il nostro studio, azzerare i contributi previdenziali per tutti i lavoratori dipendenti con meno di 30 anni – a tempo indeterminato e determinato – costerebbe quasi 15 miliardi di euro. Va tuttavia considerato come questa sia una approssimazione, poiché da una parte considera anche il lavoro a tempo determinato e dall’altra considera una platea più ristretta, ossi quella degli under 30 anziché under 35.

Per sostenere l’autonomia abitativa giovanile il Pd offre due proposte. La prima è quella di potenziare il Fondo di garanzia mutui per la prima casa (ma senza specificare come). La seconda proposta è quella di introdurre un contributo affitti di 2.000 € per studenti e lavoratori under 35 in base al reddito. Anche qui la fascia Isee non è specificata, ma secondo le stime di Taddei per LaVoce.info il costo della misura si aggirerebbe intorno ai 5.3 miliardi (restringendo la platea dei beneficiari a chi ha un Isee inferiore ai 20 mila euro).

Costo totale: almeno 17.8 miliardi

Fisco

Per quanto riguarda la parte del programma sul fisco, il Pd indica varie proposte volte a rendere il carico di imposte e contributi più leggero per i lavoratori. Ne è un esempio “l’introduzione progressiva di una franchigia da 1000 euro sui contributi Inps, a invarianza di computo ai fini pensionistici” per i soli lavoratori dipendenti, da finanziare tramite il recupero dell’evasione fiscale previsto dal Pnrr. Recenti stime di LaVoce.info, basate su dati 2020, indicano un costo totale della misura di almeno 17 miliardi di euro, considerando un numero di lavoratori dipendenti in quell’anno pari a 17,5 milioni. Considerando però che secondo i dati Istat 2022 il totale dei lavoratori dipendenti in Italia ammonta attualmente a 18,2 milioni di individui, il costo totale della misura è probabilmente superiore a 17.5 miliardi. Inoltre, guardando al finanziamento della misura, le riforme del Pnrr sull’evasione fiscale si pongono come obiettivo una riduzione del tax gap dal 18,5% al 15,8% entro il 2024, pari a circa 12 miliardi di euro nel triennio. Assumendo che gli obiettivi del PNRR siano portati a termine, mancherebbero comunque almeno 5 miliardi di coperture.

Una seconda proposta riguarda il superamento progressivo dell’Irap, ma senza impattare sulla spesa sanitaria a cui questa imposta, in parte, contribuisce. I dati del Mef indicano un gettito totale derivante dall’Irap pari a 24 miliardi per l’anno 2021, di cui 13 miliardi da soggetti privati e circa 10 dalle amministrazioni pubbliche. Il programma del Pd non fornisce dettagli su cosa intenda per “superamento progressivo” né l’arco di tempo su cui intende effettuarlo, rendendo la stima puntuale complicata.

Successivamente, il Pd propone “la proroga, il potenziamento e la razionalizzazione” della fiscalità di vantaggio per il Sud. Come dettagliato nell’analisi dei programmi di M5S e Terzo Polo, la misura attualmente in vigore prevede una riduzione contributiva del 30% per una vasta platea di beneficiari. L’Inps riporta che il costo per il 2021 è stato di circa 3 miliardi per un coinvolgimento di circa il 36,5% dei possibili beneficiari, che può essere considerato come un ammontare minimo.

Costo totale: almeno 19 miliardi, assumendo piena riuscita del recupero evasione secondo PNRR.

Energia e ambiente

Il Pd indica come riferimento per lo sviluppo sostenibile il pacchetto europeo FitFor55 che si pone l’obbiettivo di ridurre le emissioni nette di gas a effetto serra del 55% entro il 2030 (obiettivo estremamente ambizioso dato che negli ultimi 30 anni le emissioni nell’Unione europea si sono ridotte del 20%) e di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050.

Si propone l’introduzione di una legge quadro sul clima, già adottata in molti paesi europei, con l’obiettivo di armonizzare e guidare tutti i provvedimenti legislativi. Il Pd si pone in contrasto a qualsiasi forma di energia nucleare, mentre considera i rigassificatori come una soluzione necessaria ma temporanea. Propone dunque l’istituzione di un “Fondo Nazionale Compensativo Anti-Nimby" finalizzato alle politiche di compensazione dei territori e parzialmente alimentato da un versamento da parte delle imprese che operano nella costruzione di queste infrastrutture.

Molte proposte su questo tema sono generiche: incentivi per famiglie e imprese per la rigenerazione energetica e sismica degli edifici, un piano nazionale per il risparmio energetico e interventi finalizzati ad aumentare drasticamente la quota di rinnovabili prodotte in Italia (+85 GW entro il 2030). Inoltre, c’è l’intenzione di introdurre un sistema di premialità fiscale per le imprese ad elevato rating ESG (ambientale, sociale, governance), di disegnare una legge sul consumo di suolo e un piano nazionale per l’acqua, la siccità e il dissesto idrogeologico.

Una proposta più specifica è invece quella di incentivare l’installazione di almeno 100 mila colonnine elettriche e di 30 mila punti di ricarica rapida entro il 2027 per favorire la mobilità sostenibile e l’introduzione di un nuovo contratto “luce sociale” per le famiglie con redditi medi e bassi che fornirà energia elettrica a costo zero fino ad un massimo di 1350 KWh/anno per famiglia (pari al 50% del consumo medio).

Costo totale: le proposte sono troppo vaghe per fare una stima

Welfare

Per quanto riguarda la questione abitativa si propone di intervenire attraverso la costruzione di 500.000 alloggi popolari in 10 anni. Per avere un’idea dell’entità di questo proposito possiamo guardare al Programma innovativo nazionale per la qualità dell’abitare che è stato finanziato con 2,8 miliardi di cui la maggior parte provenienti dal Pnrr e che permetterà la realizzazione di 16,5 mila unità abitative, e all’incirca altrettanti metri quadri con finalità educativa e sociale.

Passando, invece, al tema del lavoro si propone di applicare il salario minimo come previsto dalla Direttiva Europea. Affianco al salario minimo, proseguiranno gli investimenti in politiche attive per il lavoro previsti nel Pnrr, che ammontano a circa 6,01 miliardi (ci riferiamo alle riforme e agli investimenti in materia di politiche attive del lavoro e sostegno all’occupazione della Missione 1 Componente 1). Si propone anche di aumentare i salari netti fino a una mensilità in più attraverso la fiscalizzazione progressiva di circa €1000 dei contributi Inps a carico dei lavoratori. L’entità di questa misura dipende dalla platea coinvolta, i lavoratori dipendenti nel 2020 sono stati 20 milioni e 230 mila, e dalla specifica formulazione.

Costo totale: le proposte non permettono una stima puntuale.

Istruzione

Fra le proposte relative all’istruzione troviamo un sostegno per l’acquisto di un computer a tutti gli studenti di reddito medio e basso a partire dalle scuole medie. Questa misura assieme a incentivi per il passaggio delle famiglie a reti a banda ultralarga sarebbe coperta attraverso risparmi del Pnrr (dichiarati in 1,2 miliardi di euro) e introiti di nuove gare sulle frequenze 5G. Inoltre, si prevede un piano da 10 miliardi per l’aumento degli stipendi agli insegnanti (secondo Andrea Gavosto servirebbero 2,35 miliardi l’anno per l’allineamento con la media europea), l’edilizia scolastica sostenibile, la fornitura gratuita dei libri di testo in base all’Isee e la gratuità dei trasporti pubblici per gli studenti. Si propone anche di introdurre un fondo, di cui non si definisce la consistenza, per i viaggi-studio, le gite scolastiche, il doposcuola e l’acquisto di attrezzature sportive e musicali.

Le proposte si estendono anche alla fascia 0-3 anni, con la progressiva gratuità dei servizi educativi per le famiglie a reddito basso. Secondo uno studio Ocse del 2021, il 19% della spesa negli istituti scolastici per questa fascia di popolazione proviene da fondi privati contro una media internazionale del 17%.

Per quanto riguarda l’università si parla di un innalzamento della no tax area e di interventi di edilizia universitaria, tuttavia non è dato sapere l’entità economica di questi interventi.

Costo totale: almeno 11,2 miliardi

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Tortuga è un think-tank di studenti, ricercatori e professionisti del mondo dell'economia e delle scienze sociali, nato nel 2015. Attualmente conta 56 membri, sparsi tra Europa e il resto del mondo. Scriviamo articoli su temi economici e politici, e offriamo alle istituzioni, associazioni e aziende un supporto professionale alle attività di ricerca o policy-making. Nel 2020 è uscito il libro "Ci pensiamo noi".
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