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Quali sono i settori più colpiti dai dazi di Trump secondo l’ultimo rapporto dell’Upb

Secondo l’ultimo rapporto dell’Ufficio parlamentare di bilancio, i settori maggiormente colpiti dai dazi di Trump sono l’industria farmaceutica, l’attività estrattiva e la produzione di autoveicoli.
A cura di Annalisa Cangemi
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Nell'ultimo rapporto dell'Ufficio parlamentare di Bilancio, diffuso oggi, si affronta anche il tema dei dazi. I settori più colpiti dalle tariffe imposte da Trump sarebbero l'industria farmaceutica, l'attività estrattiva e la produzione di autoveicoli. In base agli scenari elaborati nell'analisi, si ipotizza un impatto negativo sul Pil dell’Italia dai dazi pari a due decimi di punto nel 2026 e un decimo di punto nel 2027.

Il rapporto sottolinea che il contesto internazionale, "già fragile, si è rapidamente deteriorato" proprio a causa della guerra commerciale innescata da Trump. Anche se, si precisa, la quantificazione dell'impatto economico delle nuove barriere commerciali, "è fortemente aleatoria, anche in virtù delle ripetute smentite da parte dell'Amministrazione degli Stati Uniti, rispetto agli annunci". Le stime prevalenti, sottolinea il testo, "indicano impatti avversi, sebbene con ordini di grandezza molto variabili e notevolmente differenziati tra paesi e settori". La trasmissione degli impatti delle barriere tariffarie "dipenderà in modo cruciale da diversi fattori, quali la durata dei dazi, le ritorsioni di altri paesi e le reazioni degli altri operatori coinvolti: i mercati, le imprese, le famiglie e, non meno importanti, le banche centrali".

"Il mio auspicio, e di tutto il governo, è che si arrivi a un accordo sui dazi zero per zero, ma in ogni caso un accordo di compromesso appare di gran lunga preferibile a questa situazione di annunci frequenti, e a volte contraddittori, che produce effetti destabilizzanti sugli operatori economici", ha ricordato oggi il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti intervenendo alla presentazione del Rapporto sulla politica di bilancio dell'UPB.

Farmaceutica e auto tra i settori più colpiti dai dazi

"Secondo stime dell'UPB i settori dell'economia italiana più colpiti dai dazi negli Stati Uniti sarebbero l'industria farmaceutica, l'attività estrattiva e la produzione di autoveicoli", si legge nel Rapporto sulla politica di Bilancio presentato dalla presidente UPB Lilia Cavallari.

Dal punto di vista occupazionale, aggiunge l'UPB, "le perdite più significative si concentrerebbero in comparti che più attivano l'input di lavoro, quali la fabbricazione dei prodotti in metallo, di macchinari e il settore tessile. L'attività estrattiva subirebbe una forte perdita di valore aggiunto, nonostante la quota di esportazioni vero gli Stati Uniti e l'aliquota tariffaria non elevate, in quanto è fortemente interconnessa con gli altri settori".

Si stimano anche effetti rilevanti "su alcuni settori dei servizi non direttamente colpiti dai dazi, come le attività professionali (studi di architettura, ingegneria, legali, contabilità e gestione), la pubblicità e i servizi di ricerca e fornitura di personale. I risultati derivano da un esercizio di statica comparata, realizzato con le tavole intersettoriali, che quindi non incorpora le dinamiche temporali o le reazioni strategiche degli operatori economici", spiega l'UPB.

Le variabili esogene del Documento di finanza pubblica "hanno in gran parte recepito il deterioramento del contesto internazionale, che si è realizzato tra l'autunno e la primavera scorsa", si sottolinea nell'ultimo rapporto sulla politica di bilancio elaborato dall'UPB.

"Gli scambi mondiali – ricorda l'UPB – avevano segnato un recupero moderato tra lo scorcio finale del 2024 e l'avvio del 2025, ma nei mesi scorsi le attese sono peggiorate radicalmente, a causa dell'acuirsi delle politiche protezionistiche. I mercati delle materie prime energetiche continuano a registrare una notevole volatilità, influenzata da fattori geopolitici e dalle dinamiche di domanda e offerta. La politica monetaria delle banche centrali reagisce alla maggiore incertezza globale con un orientamento più cauto, così come le scelte di consumo delle famiglie e di investimento delle imprese".

"La Bce ha recentemente effettuato un ulteriore taglio dei tassi d'interesse ufficiali, ma rimane prudente sui prossimi sviluppi e le attese sui tassi d'interesse di lungo termine sono in aumento. La forte incertezza nei mesi scorsi ha inciso sui mercati valutari diversamente rispetto al passato; il dollaro si è fortemente deprezzato dopo gli annunci sulla guerra commerciale della nuova Amministrazione degli Stati Uniti, mentre storicamente è stato una divisa rifugio che si rafforzava nei frangenti caratterizzati da instabilità", si rileva.

Economia italiana in espansione, ma esposta a rischi: guerre, frenata Pnrr e dazi

Dal rapporto emerge poi una fase di moderata espansione dell’economia italiana quest'anno, lievemente superiore negli anni seguenti: le previsioni dell'Upb risultano sostanzialmente uguali a quelle del Mef per il 2025 ma lievemente più caute per gli anni successivi. L’attività economica sarebbe sostenuta dal rientro delle pressioni inflazionistiche, dalla tenuta dell’occupazione oltre che, fino al 2026, dalla spinta proveniente dal Pnrr.

L’Upb sottolinea però come il quadro dell’economia italiana sia esposto a "diversi rischi, prevalentemente orientati al ribasso": le previsioni sono esposte a shock esogeni ed esterni, quali le guerre, le tensioni geopolitiche e i dazi.

Sul fronte interno ci sono forti incertezze sull’evoluzione del Pnrr. L'Ufficio parlamentare di Bilancio ha elaborato nel rapporto degli scenari alternativi alla previsione presentate ad aprile scorso, in particolare rispetto al deterioramento della domanda estera a causa dei dazi e al possibile differimento del Pnrr: come dicevamo, nello scenario alternativo sui maggiori dazi, la frenata della domanda estera comporta una minore crescita del Pil dell’Italia per due decimi di punto percentuale nel 2026 e un decimo nel 2027. Di contro il differimento di una quota della spesa del Pnrr al 2027 produce un calo di tre decimi di punto sulla crescita del PIL nel 2026, un balzo nel 2027 di otto decimi e una nuova riduzione nel 2028.

Per quanto riguarda il 2024, il Pil italiano è cresciuto dello 0,7 per cento, per la prima volta dal 2021 al di sotto dell'area dell'euro (0,9 per cento). I consumi delle famiglie hanno registrato un aumento modesto (0,4 per cento) in quanto si è acuita la propensione al risparmio. L’anno scorso le previsioni macroeconomiche del Governo sono state pressoché stabili e le attese del Piano strutturale di bilancio di medio termine 2025-29 (PSB) sul Pil del 2024, al netto delle revisioni dei dati trimestrali, sono risultate accurate.

"Il difficile contesto internazionale, esposto a forti tensioni geopolitiche e accresciuta incertezza, ha visto drasticamente ridimensionate le attese sul commercio mondiale e le previsioni di crescita, per l'economia globale come per l'Italia. La complessità del quadro internazionale rende essenziale rafforzare il ruolo economico e politico dell'Europa", ha detto la presidente UPB Lilia Cavallari nella Relazione al Rapporto sulla politica di Bilancio. "Come per l'Italia, anche per l'Europa la chiave di volta è la capacità di innovare, per colmare il divario tecnologico con i principali partner commerciali e accelerare la trasformazione del suo modello produttivo".

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