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Perché la riforma del sistema delle adozioni è necessaria

Il Partito Democratico ha annunciato una riforma delle adozioni in Italia, puntando su un’apertura a tutti: coppie etero, omosessuali e single. Il sistema, in effetti, ha molte falle, e necessita di una modifica sostanziale. Nonostante le rassicurazioni, però, la strada per la riforma non sarà affatto semplice, e rischia di aprire un nuovo fronte di battaglia e nuove delusioni.
A cura di Claudia Torrisi
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Meno adozioni a causa di iter lunghi e costosi

Il giorno prima del voto di fiducia sul maxi emendamento al ddl unioni civili che stralciava l'articolo contenente la stepchild adoption, il capogruppo del Partito Democratico al Senato Luigi Zanda ha annunciato – un po' giustificando la mediazione del Pd – che questa sarà introdotta con un apposito ddl sulle adozioni che dovrà avere "una corsia preferenziale" ed essere approvato alla Camera e al Senato "entro la fine di questa legislatura". L'intenzione è stata poi confermata anche da Monica Cirinnà – prima firmataria del ddl unioni civili – che ha dichiarato che il disegno di legge sulle adozioni omosessuali sarebbe "quasi pronto". Il ministro per le riforme Maria Elena Boschi ha poi precisato che si tratta di "una legge molto complessa che non riguarda solo le adozioni per le coppie gay. C'è da mettere mano all'intero impianto delle adozioni, aggiornarlo, rivederlo, semplificarlo, porsi il problema delle adozioni per i single".

Il Corriere della Sera scrive che la commissione Giustizia presieduta da Donatella Ferranti (Pd) avvierà a breve un'indagine conoscitiva sullo stato di attuazione della legge sulle adozioni in Italia, la numero 184 del 1983, modificata nel 2001, per poi procedere all'incardinamento del nuovo ddl che potrebbe garantire se non l'adozione piena – cosiddetta "legittimante" – una "mite", che prevede il mantenimento di un legame affettivo tra minore e la famiglia di origine. L'indagine è

finalizzata non solo a verificare l'attuazione della legge "nella parte relativa alla semplificazione del procedimento di adozione, ma anche nella parte in cui sono disciplinati i requisiti richiesti per adottare". A tale proposito, c’è scritto nel documento, "si ricorda che la legge del 1983 prevede che possono adottare unicamente i coniugi uniti in matrimonio da almeno tre anni…". Inoltre, "l’articolo 44 (cui si appiglia la stepchild adoption per le unioni civili, ndr) prevede i casi di adozione particolare per i quali l’adozione è consentita anche a chi non sia coniugato". Infine, "va ricordato che proprio sul tema della legittimazione ad adottare si è sviluppato, in occasione dell’esame della legge sulle unioni civili, un serrato confronto tra diverse opinioni, non solo al Senato".

Il sistema adozioni in Italia

Il sistema adozioni in Italia non sta benissimo. Nel nostro paese la questione è regolata dalla legge 184 del 1983, secondo cui l'adozione di un minore in stato di abbandono è consentita "a coniugi uniti in matrimonio da almeno tre anni" – tra i quali non deve esserci stata nell'ultimo triennio una separazione – o a coniugi che "abbiano convissuto in modo stabile e continuativo prima del matrimonio per un periodo di tre anni". Per legge, tra l'altro, i coniugi devono essere "affettivamente idonei e capaci di educare, istruire e mantenere i minori che intendano adottare". Tutte queste circostanze devono essere accertate e valutate dal Tribunale per i minorenni, che ha l'ultima parola sull'adozione. Un potere che esiste solo nel nostro paese e che rende il sistema farraginoso, tanto che praticamente una coppia su dieci riesce a completare l'iter per l'adozione. Si tratta di un percorso in cui le potenziali famiglie vengono valutate più e più volte – anche se le associazioni denunciano eccessiva discrezionalità lasciata ai Tribunali, così in sostanza ogni giudice fa come vuole.

A fronte di circa 35 mila bambini presenti negli orfanotrofi italiani – cosiddetti "minori fuori famiglia" – e 400 neonati abbandonati alla nascita, le adozioni nazionali si aggirano sulle 1.000 e le 1.300 l'anno. I numeri potrebbero aumentare se esistesse una banca dati dei minori adottabili. Nel 2001 la legge numero 49 l'aveva istituita, ma della questione non si è più parlato fino a quando nel 2012 l'associazione Amici dei bambini – Ai.bi – ha vinto il ricorso al Tar che aveva presentato per denunciare la mancanza della banca dati. L'anno dopo il ministero della Giustizia ha annunciato che il software era pronto. Ma a distanza di due anni, la stessa associazione denuncia la persistenze mancanza del database.

La questione è ancora peggiore in caso di adozioni internazionali – che dal 2010 ad oggi nel nostro paese si sono dimezzate: da 4.130ad appena 1.700. Su questo punto l'Ai.bi denuncia che, a differenza di quanto accade all'estero, la Commissione Adozioni Internazionali non pubblica i dati dal 2013 e non si riunisce da due anni. Cioè, come sostiene il presidente dell'Ai.bi. Marco Griffini, da quando il governo Renzi "ha messo alla presidenza della Cai il magistrato Silvia Della Monica. In due anni non ha mai riunito la commissione, né ha fatto un incontro con le delegazioni straniere". E poi c'è la questione costi: il paese meno caro risulta l'Albania, dove tra viaggio, soggiorno, spese legali e tecniche e compenso per l'ente si va dai 10 ai 15 mila euro. Insomma, tra procedure per niente semplici, trafile lunghissime e difficile accesso è indubbio che il sistema adozioni abbia necessità di essere rivisto.

Una riforma che parte in salita

Chiusa – perlomeno in Aula – la polemica sulle unioni civili, quindi, il Partito Democratico pare puntare a una riforma complessiva del sistema adozioni in Italia, in cui dovrebbero rientrare anche quelle per i single e per le coppie omosessuali. Considerato il turbolento epilogo dell'articolo 5 del ddl Cirinnà – quello sulla stepchild adoption, che avrebbe disciplinato solo il caso particolare di adozione del partner  – il dibattito si è subito riacceso. Il ministro dell'Interno Angelino Alfano ha detto che "il patto" con il Pd "è chiaro: mai avremmo votato la legge se ci fosse stato detto che lo stralcio della stepchild era provvisorio", sostenendo quindi che quello delle adozioni è un "capitolo chiuso". Sulla stessa linea anche il capogruppo centrista alla Camera Maurizio Lupi, che ha ammonito il Pd a non cercare di "far rientrare dalla finestra quello che è uscito dalla porta"; il neo ministro alla Famiglia Enrico Costa (Ncd), secondo cui, dopo il voto di fiducia, "nessuno si illuda di piantare bandierine sfruttando le criticità della legge sulle adozioni"; e gli organizzatori del Family Day, che si dicono pronti a "tornare in piazza". Così l'annunciata riforma ha già davanti a sé una strada più che in salita, ancora prima di partire.

Inevitabilmente, in questo contesto si innesta anche la notizia della paternità di Nichi Vendola e del suo compagno (dopo l'annuncio del figlio nato ieri negli Stati Uniti con maternità surrogata) che ha scatenato polemiche e commenti. Per una parte della politica italiana, consentire la stepchild adoption legittima l'utero in affitto, e quindi un ddl che la preveda è da considerarsi inammissibile. Argomento su cui Fanpage.it più volte ha tentato di fare chiarezza.

Al di là della stepchild, quella che sembra proporsi il Pd come linea della riforma sulle adozioni è una semplificazione e un'apertura a tutti: coppie eterosessuali, single e omosessuali. Un percorso che – nonostante le continue rassicurazioni sui "numeri alla Camera" e la velocità del provvedimento – non si preannuncia per nulla semplice. La senatrice Pd Valeria Fedeli ha proposto qualche giorno fa un ordine del giorno in cui si prevede adozione "legittimante" (quindi non solo stepchild) per coppie omosessuali, per i conviventi stabili e per i single. Da questo odg potrebbe partire la riforma. Per la senatrice "l'adozione piena per le coppie dello stesso sesso è l’unico reale strumento di contrasto alla pratica della maternità surrogata, che in Italia è punita e alla quale però, va ricordato, ricorrono per la maggior parte coppie eterosessuali sterili". Sulla stessa lunghezza d'onda anche una proposta di Sinistra italiana per velocizzare le adozioni e aprirle a gay e single. "Oggi i tempi per adottare un bimbo, fuori dai confini italiani, sono lunghissimi, estenuanti – ha spiegato in un'intervista l'onorevole  Serena Pellegrino – Fino a cinque anni. Ecco perché molte coppie, eterosessuali od omosessuali, decidono di avvalersi della maternità surrogata. Noi con questa norma che vorremmo introdurre, taglieremmo di molto i tempi per l’adottabilità". Il punto è: se non volete che le coppie omosessuali ricorrano alla gestazione per altri, lasciategli adottare un bambino.

Per la verità qualche mese fa c'era stato un timido tentativo di aprire all'adozione dei single. L'occasione era stata l'approvazione della legge 173 del 2015, che modificava la normativa del 1983 introducendo nuove regole sugli affidi familiari. "Discutevamo la legge sulla continuità degli affetti, con la quale – consentendo alle famiglie affidatarie di poter adottare il bambino che avevano avuto in affido – abbiamo introdotto un principio fondamentale per orientare i tribunali e garantire il superiore interesse del minore", ha raccontato all'Espresso Francesca Puglisi, autrice della legge. "In Aula – ha aggiunto – avevamo tentato di far passare, in base a questo stesso principio, la possibilità che anche i single, che ad oggi possono avere bimbi in affido, accedessero all’adozione". Il proposito però è naufragato: "Il senatore Giovanardi, e altri, iniziarono a urlare che dietro quei single poteva celarsi un gay: il fantasma delle adozioni omosessuali si manifestò anche allora, come ha fatto in questi giorni". Ecco, considerato come si sono concluse le vicende di riforme più miti come estensione della stepchild e adozione per i single, l'impressione è che, nonostante le ripetute rassicurazioni, si aprirà un nuovo fronte di battaglia ideologica e propagandistica e nuove delusioni. E a farne le spese potrebbero essere, ancora una volta, i diritti di tutti.

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