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Perché il referendum contro l’abolizione dell’articolo 18 potrebbe saltare

La Consulta deciderà sull’ammissibilità dei quesiti della Cgil il prossimo 11 gennaio e al momento i giudici sembrano orientati alla promozione dei referendum su voucher e responsabilità dell’appaltante, mentre l’incognita “articolo 18” rischia invece la bocciatura.
A cura di Charlotte Matteini
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L'undici gennaio, tra meno di due settimane, la Corte Costituzionale è chiamata a decidere sull'ammissibilità di tre referendum contro la riforma del lavoro approvata durante il governo Renzi, il cosiddetto Jobs Act, promossi dalla Cgil e dichiarati legittimi lo scorso dicembre dalla Corte di Cassazione. I quesiti riguardano tre aspetti ben precisi della legge: la normativa che regola i voucher, utilizzati per retribuire il lavoro accessorio, l'abrogazione dell'abolizione dell'articolo 18 e il ritorno della responsabilità in solido di appaltante e appaltatore in caso di violazioni nei confronti del lavoratore. Tra i tre quesiti, però, sebbene quelli relativi ai voucher e alla responsabilità in solido è quasi certo verranno dichiarati ammissibili, rimane l'incognita "articolo 18". Difficilmente, sostengono indiscrezioni, il quesito potrà essere ammesso dalla Consulta per essere sottoposto alla volontà degli elettori in un'ipotetica tornata referendaria che potrebbe svolgersi, secondo termini di legge, tra il 15 aprile e il 15 giugno 2017.

Il quesito presentato dalla Cgil e ritenuto legittimo dalla Corte di Cassazione non prevede solamente l'abrogazione della norma che ha di fatto abolito l'articolo 18 dello statuto dei lavoratori, ma punta all'estensione della norma a tutte le imprese con più di 5 dipendenti, dai 15 previsti dalla legge del 1970. L'abrogazione dell'abolizione dell'articolo 18, che riguarda nella fattispecie il reintegro del lavoratore in caso di licenziamento illegittimo, non solo provocherebbe lo smantellamento dell'impianto del Jobs Act, ma anche l'allargamento della platea interessata dalla copertura dell'articolo 18 a circa 3 milioni di lavoratori in più. Più che un referendum abrogativo, l'unico previsto dalla Costituzione italiana, il quesito proposto dalla Cgil potrebbe essere considerato dalla Consulta come propositivo, a causa del cambio proposto, e quindi di fatto rigettato. Al momento però solo ipotesi e indiscrezioni, ma in queste due settimane gli equilibri potrebbero ancora cambiare e non si avrà certezza della decisione della Consulta fino a comunicazione formale.

I sondaggi effettuati nelle ultime settimane rilevano una netta maggioranza del Sì in caso di referendum sull'articolo 18, ovvero praticamente una vittoria certa che porterebbe la maggioranza di governo all'ennesima bruciante sconfitta dopo la batosta referendaria dello scorso 4 dicembre, che ha portato alle dimissioni dell'ex presidente del Consiglio Matteo Renzi.

Il ripristino dell'articolo 18, con le modifiche proposte dalla Cgil, in un Paese che molto spesso ha sofferto del cosiddetto "nanismo d'impresa" proprio a causa del limite imposto dallo statuto dei lavoratori, provocando il nascere di micro imprese ben lontane dal limite dei 15 dipendenti per evitare il vincolo dell'articolo 18, che potrebbe portare a conseguenze deleterie per l'economia e la crescita del Paese, sostengono in molti.

Nel caso in cui la Corte dovesse dichiarare inammissibile il quesito sull'articolo 18 e mantenere in vita gli altri due, il governo potrebbe decidere di fare una contromossa, e un piano già esisterebbe stando a indiscrezioni, ovvero modificare prima del referendum le due norme oggetto della consultazione, di fatto neutralizzando l'azione della Cgil. Negli ultimi giorni si rincorrono le interviste di esponenti dell'esecutivo, ultimo in ordine cronologico il ministro Martina che si dice favorevole al ritocco della normativa sui voucher ma non alla loro totale abolizione, che sostengono la necessità di prendere delle contromisure per evitare che il voucher da strumento per facilitare l'emersione del lavoro nero possa trasformarsi in un vero e proprio mezzo per abusare dei diritti dei lavoratori.

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