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Perché i dati del ministero non ci dicono tutto quello che c’è da sapere sulle terapie intensive

Nei bollettini pubblicati ogni giorno dal ministero della Salute viene riportato il numero di pazienti ricoverati nelle terapie intensive. Confrontando i dati con quelli precedenti si potrà conoscere il saldo tra ingressi e uscite, ma non quanti nuovi pazienti effettivamente arrivino ogni giorno nei reparti intensivi. Un numero che sarebbe però fondamentale per provare a prevedere la curva e capire quando le terapie intensive rischierebbero di arrivare al tracollo.
A cura di Annalisa Girardi
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Si fa sempre più critica l'emergenza coronavirus nel nostro Paese. Su tutto il territorio nazionale ormai il livello di rischio è elevato e in alcune Regioni è particolarmente elevato il livello di allerta: il ministero della Salute e l'Istituto superiore di sanità stanno monitorando una serie di indicatori, per cui queste Regioni potrebbero presto passare dalla zona gialla alla zona arancione, in cui sono in vigore restrizioni più severe per provare a fermare i contagi. Due di questi indicatori riguardano la capacità degli ospedali di sostenere il carico di pazienti, sempre in aumento, e la disponibilità di posti letto in terapia intensiva. Ma proprio per le terapie intensive è difficile analizzare i dati ufficiali e ancor di più capire il quadro che questi descrivono, dal momento che questi riportano solo parzialmente quanto sta accadendo. Capiamo perché.

Nei bollettini comunicati quotidianamente dal ministero della Salute, ogni giorno si riporta il numero dei pazienti ricoverati negli ospedali e quelli presenti nelle terapie intensive. Confrontando i dati attuali con quelli del giorno precedente si potrà conoscere il saldo tra ingressi e uscite, ma questo numero non ci dice realmente quanti nuovi pazienti arrivano ogni giorno nelle terapie intensive a questo punto dell'emergenza Covid.

Cosa ci dicono i dati sulle terapie intensive

Ecco un esempio concreto. Confrontiamo i dati dell'ultimo bollettino disponibile, quello di mercoledì 11 novembre, con quelli del giorno precedente. I pazienti ricoverati sono passati da 28.633 a 29.444: quindi 811 pazienti in più in un solo giorno. Per le terapie intensive invece si va dalle 2.971 persone di martedì alle 3.081 di mercoledì: 110 in più in sole ventiquattro ore.

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Perché è importante conoscere il numero effettivo di nuovi ingressi nelle TI

Ma gli effettivi ingressi potrebbero essere in realtà molti di più. Alcuni pazienti già ricoverati in terapia intensiva potrebbero essere infatti purtroppo deceduti nel frattempo. Oppure la loro condizione di salute potrebbe essere migliorata e i medici potrebbero aver deciso di trasferirli in altri reparti negli ospedali. Il saldo, se analizzato in sé stesso, non ci dà davvero un'idea di quante persone effettivamente entrano ogni giorno nelle terapie intensive. Che a questo punto potrebbero essere molte di più di quante non ne emergano dai bollettini del ministero.

Gli esperti, per rilevare il livello di rischio in ogni Regione fanno riferimento al tasso di posti letto occupati da pazienti Covid nelle terapie intensive e individuano delle soglie di rischio. Anche se il saldo e il numero attuale di pazienti affetti da coronavirus nelle terapie intensive in ogni Regione è utile per individuare il collocamento dei singoli territori rispetto a questa soglia, conoscere il dato sul reale incremento giornaliero è altrettanto fondamentale per provare a prevedere la curva e capire in questo modo quando le terapie intensive rischierebbero di arrivare al tracollo. Agendo poi di conseguenza sulle norme anti-Covid introdotte.

La soglia critica nelle terapie intensive

Altri dati messi a disposizione dal governo e consultabili da tutti sono quelli pubblicati da Agenas, l'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali. Che evidenziano come da diversi giorni si sia ormai superata la soglia critica individuata dall'Iss, sia per quanto riguarda le terapie intensive che per gli altri reparti. Nel primo caso, in riferimento alle terapie intensive, il dato nazionale aggiornato a ieri, 11 novembre, indicava la percentuale di posti letto occupata da pazienti Covid al 34%. La soglia critica è al 30%. Sul sito è poi possibile consultare il dato relativo ad ogni singola Regione: in Lombardia vediamo come nelle terapie intensive la percentuale sia già arrivata al 50%. Un paziente su due al momento in terapia intensiva è quindi affetto da coronavirus. E se guardiamo all'andamento nel tempo, vediamo come queste percentuali siano in continuo aumento.

Fonte: Agenas
Fonte: Agenas
Fonte: Agenas
Fonte: Agenas

La situazione negli ospedali

Ancora più critica è la situazione negli altri reparti degli ospedali. Per questi l'Iss ha elevato la soglia critica al 40%. Ma i dati ci dicono che anche in questo caso sia stata ampiamente oltrepassata. La percentuale di posti letto negli ospedali occupata da pazienti Covid all'11 novembre è del 53% nel territorio nazionale. Un dato che arriva al 75% in una Regione come la Lombardia, la più colpita dall'emergenza coronavirus. E anche in questo caso la tendenza è in aumento.

Fonte: Agenas
Fonte: Agenas
Fonte: Agenas
Fonte: Agenas

Su quali dati il governo decide le chiusure?

Quasi tutte le Regioni, comunque hanno superato la soglia critica. Questi dati aiutano ad avere un quadro più chiaro della gravità della situazione sanitaria nel nostro Paese, ma anche in questo caso non ci dicono tutto. Infatti, viene solo indicata la percentuale dei posti letto occupati da pazienti infetti dal coronavirus, ma non indicano quanti posti letto effettivamente ci siano, sia nelle terapie intensive che negli altri reparti. Un numero che sarebbe di fondamentale importanza per evitare il tracollo dei servizi sanitari, che già ora si vedono costretti a sospendere altre prestazioni mediche e posticipare altre cure a causa dei numeri dell'emergenza Covid. E infine, avendo a disposizione (tra bollettini del ministero e report di Agenas) solo il totale dei pazienti Covid ricoverati nei vari reparti e nelle terapie intensive e le percentuali di questi rispetto al resto delle persone ospedalizzate, non è chiaro in che modo e su che numeri il governo prenda le decisioni in merito alle chiusure e alle restrizioni da adottare.

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