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Per Marattin (Iv) il web è diventato una fogna

Il deputato di Italia Viva, Luigi Marattin, lancia una proposta che renderebbe obbligatorio l’utilizzo del documento d’identità per iscriversi ai social network. E lo fa con una frase destinata a suscitare polemiche: “Come si arrabbiano eh, quando annunci di voler far qualcosa per impedire che il web rimanga la fogna che è diventato (una fogna che sta distorcendo le democrazie, invece che allargarle e rafforzarle)”.
A cura di Stefano Rizzuti
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La proposta del deputato di Italia Viva, Luigi Marattin, è destinata a suscitare polemiche: obbligare chi si iscrive sui social network a farlo fornendo un documento d’identità. E ancora più polemiche rischia di suscitare una sua frase utilizzata per spiegare perché pensa che sia necessario regolamentare l’accesso ai social network. Su Twitter il deputato di Italia Viva parla del web come una “fogna che sta distorcendo le democrazie, invece che allargarle e rafforzarle”. Così, dopo aver subito ricevuto critiche per la proposta di legge che vorrebbe introdurre attacca: “Come si arrabbiano eh, quando annunci di voler far qualcosa per impedire che il web rimanga la fogna che è diventato. Si mettano l’animo in pace. Il limite è stato superato, ed è ora di agire”.

La proposta di legge per l'accesso ai social network

Marattin ha annunciato la sua proposta sempre attraverso Twitter: “Da oggi al lavoro per una legge che obblighi chiunque apra un profilo social a farlo con un valido documento d’identità. Poi prendi il nickname che vuoi (perché è giusto preservare quella scelta) ma il profilo lo apri solo così”. Da qui nasce poi la frase sul web come fogna che susciterà polemiche e critiche. Una proposta di legge che su Facebook viene spiegata in maniera più approfondita dal deputato di Iv: “Troppo a lungo abbiamo scambiato la (sacrosanta) libertà di espressione con qualcosa di estremamente diverso. Ed estremamente pericoloso. Ora basta”.

Marattin spiega: web può essere grande occasione

Marattin precisa ancora la sua posizione, in riferimento soprattutto alla proposta di legge che sta studiando e alle conseguenti frasi pubblicate su Twitter riguardanti il web. “La mia proposta – spiega – parte da un dato di fatto. Il web poteva (e può) essere una grande occasione per allargare e rafforzare le nostre democrazie. Sta finendo, invece, per deteriorarle. Sono già diversi, infatti, i casi di grandi consultazioni popolari (in primis il referendum sulla Brexit) che sono state distorte e manipolate dalla disinformazione sistematica sul web. A fronte di questo, cominciano a reagire”.

Da qui nasce la proposta: “Ma se già adesso, sui media tradizionali, il diritto all’anonimato è garantito solo se la redazione conosce la vera identità, perché una cosa simile non dovrebbe essere fatta sul web? Noi vogliamo che chiunque apra un profilo social sia perfettamente e immediatamente identificabile (cioè che lo possa aprire solo all’atto della consegna di un valido documento d’identità). Poi sulla rete può assumere il nickname che vuole. Ma non si capisce perché se scrivo ad un quotidiano col desiderio di rimanere anonimo debba comunque comunicare la mia identità, mentre sul web chiunque possa dire qualsiasi cosa senza mai prendermene la responsabilità. Se questa la chiamate democrazia, è ora di dirvi che io ne ho un concetto molto diverso”.

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